50 anni Cantina Solopaca, poi il ricordo dell'alluvione. Mons. Battaglia ascolta i racconti di chi fu sfollato

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Mons. Battaglia tra la gente Mons. Battaglia tra la gente

Doppio appuntamento oggi alla Cantina di Solopaca che ricordava il primo anniversario della terribile esondazione del fiume Calore e festeggiava il suo cinquantesimo anno di vita.

Centotrenta mila quintali d’uva, questo il peso di produzione della Cantina di Solopaca – un calo del 3% dopo l’alluvione lo si è avuto spiegava a IlQuaderno il presidente Coletta – che oggi ha promosso l’evento “Ad un anno dal fango, a cinquant’anni dalla storia.” Un momento, per celebrare due eventi: il ricordo dell’alluvione, ed il “cinquantesimo compleanno della Cantina”, fondata il 24 settembre del 1966.

Una cerimonia semplice, scandita dalla testimonianza di alcuni soci che il 15 ottobre di un anno fa persero vigneti e raccolto. Non solo, Solopaca fu teatro di smottamenti e di allagamenti devastanti. Uno nella zona della Stazione case e Oleificio Soia praticamente sommersi, l’altro nella parte alta, al Rione Capriglia. Li a distruggere ogni cosa fu il Torrente Saucolo.

Presente anche il primo cittadino, Pompilio Forgione. “Quest’oggi, purtroppo, ricordiamo anche un avvenimento drammatico. Solopaca è tra i comuni più colpiti ma i benefici di legge per la ricostruzione fanno riferimento a tutti i comuni del beneventano. Per questo – ha aggiunto – si fa fatica a seguire tutte le pratiche. Ecco, quel poco che si è potuto fare però, è stato fatto. Il Torrente Saucolo è di competenza del Genio Civile, il comune non può fare nulla. Per questo ho scritto anche alla Procura della Repubblica. Talvolta siamo impossibilitati ad agire e quando lo facciamo veniamo anche puniti. Quel giorno – ricorda – siamo stati tutti messi alla prova, ma ci siamo rialzati, la gente ha voluto riprendersi. Qui si vive di agricoltura e quando un’annata va male i sorrisi scompaiono dalle labbra. quello che mi compete e che potrò fare in materia di prevenzione verrà fatto, il territorio è ancora vulnerabile dovesse succedere i risultati sarebbero gli stessi. è un impegno che prendo pubblicamente”.

A rompere il protocollo è stato il nuovo vescovo della diocesi di Cerreto Sannita – Telese e Sant’Agata de’Goti, mons. Domenico Battaglia, don Mimmo per tutti. Prima di prendere parte alla cerimonia il nuovo pastore della diocesi telesina ha voluto incontrare chi di quei giorni è rimasto vittima.

“Ho voluto ascoltare le testimonianze della mia gente, il racconto di chi ha vissuto la drammaticità di quei momenti - ha detto don Mimmo – l’ho fatto anche per rivolgere loro un messaggio di speranza. Il pianto non dovrà mai prevalere sulla speranza. È il bene che vince sul male, la forza nascosta che sprigiona il coraggio. Lo stesso coraggio che abbiamo avuto per rialzarci e andare avanti. Dobbiamo camminare insieme – ha aggiunto – essere strumento di cambiamento. Se sapremo fare questo, l’acqua potrà essere anche torbida ma non potrà mai intaccare il nostro pezzo di cielo”.



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