All’Auser-Uselte per parlare di Longobardia beneventana

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Incontro Auser Uselte (foto di archivio)Incontro Auser Uselte (foto di archivio)

Grande affluenza nella sera di giovedì 23 ottobre presso la Sede dell’associazione Auser-Uselte (Università Sannita dell’Età libera e della Terza Età) di Benevento per ascoltare Elio Galasso, già direttore del Museo del Sannio, su un tema che non cessa di affascinare ‘Ori e colori della Longobardia beneventana’. Una breve introduzione si è resa necessaria per precisare ancora una volta la specificità della Longobardia (meglio sarebbe dire Langobardia) minor.
Nonostante i Longobardi avessero un'organizzazione sociale elementare, se rapportata a quella romana, essi furono in grado di dare vita ad un regno che abbracciò quasi tutta l’Italia e che durò fino al 774, quando Carlo Magno sconfisse Desiderio, ultimo re longobardo. Anche quando il regno longobardo fu soppresso nel 774 da Carlo Magno, il Ducato continuò ad essere amministrato per altri tre secoli dai Longobardi perché Carlo non riuscì mai a conquistarlo e sottometterlo, come invece riuscì a fare con quello di Spoleto. Sempre nel 774, prima della soppressione del regno longobardo, re Desiderio concesse ad Arechi II, che aveva ambizioni regali, l’avanzamento a Principato. Il Ducato di Benevento, invece, durò circa cinque secoli, fino al 1077 quando, alla morte di Landolfo VI, esso passò sotto il dominio pontificio e, tra alti e bassi, vi rimase otto secoli.
Una serie di slide ha poi mostrato alcuni reperti dell’arte longobarda, di cui alcune straordinarie testimonianze pittoriche che si trovano in alcuni monasteri della Langobardia Minor. Queste testimonianze risalgono soprattutto tra la fine dell'VIII e il IX secolo. Tra i centri monastici più importanti vi furono il santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano, la potente abbazia di Montecassino e quello di San Vincenzo al Volturno (fondato alla fine dell'VIII secolo). E’ stato ricordato che nella cripta di San Vincenzo si è conservato un ciclo di pitture del tempo dell'abate Epifanio con uno stile legato alla coeva scuola di miniatura beneventana, con colori luminosi e ricchi di lumeggiature. I resti più importanti si trovano nella chiesa di Santa Sofia a Benevento, fondata nel 760 da Arechi II. Caratterizzata da una pianta centrale, con un'originale struttura con nicchie stellari, possiede tre absidi e notevoli resti di affreschi sulle pareti. Ancora ben visibile è nell’abside di destra l’Annuncio a Zaccaria, affresco della fine dell'VIII-inizio IX secolo.
Sono seguiti poi un insieme di manufatti aurei interessanti che offrono uno spaccato dell’immaginario figurativo altomedievale e delle credenze a esso sottese, come ha chiaramente spiegato Galasso. Si tratta di gioielli, monete, fibule, croci ecc. conservati in musei anche stranieri, oltre che nel Museo del Sannio e in qualche collezione privata. Interessanti alcune testimonianze di scrittura beneventana a corredo dei dipinti agilmente lette da Galasso. Infine ha destato curiosità un elenco di termini di ascendenza longobarda di uso comune, alcuni dei quali diventati cognomi ancora presenti nella nostra città tipo Grimaldi, Guerra, Mainolfi, Zeppa. L’appuntamento è per il prossimo giovedì 30 ottobre, alle 17,30, data l’introduzione dell’ora solare. Mario Pedicini, già Provveditore agli Studi di Benevento, ci intratterrà sul tema “La libertà di stampa dallo Statuto Albertino fino ai nostri giorni”.



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