Alla Casa Circondariale di Benevento va in scena "Sante Donne"

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Casa circondariale di BeneventoCasa circondariale di Benevento

Si terrà domani 25 novembre, alle ore 10:00 la prova aperta dello spettacolo "Sante Donne" presso la Casa Circondariale di Benevento. La messinscena nasce dal Laboratorio di Teatro che l'associazione Exit Strategy svolge con le detenute della sezione femminile.

La pièce, raccoglie storie e testimonianze di sante da un punto di vista di genere, la storia delle sante è una storia di genere, dove la totale mancanza di diritti e l’impossibilità di trasgredire al ruolo imposto da un tutore maschio: padre, marito, fratello, vescovo, era all’ordine del giorno. Chi sono allora queste Sante? Sono volti di donne che hanno scelto la non rassegnazione, che hanno provato a seguire una loro vocazione. Donne spesso ricche e colte. Come Santa Monica, Madre di Sant’Agostino.

La religione era dunque una via di fuga o una via per l’indipendenza spirituale? Di certo per alcune, come Caterina da Siena, le esperienze mistiche furono la strada per acquisire autorevolezza e prestigio. Per altre furono fonte di sofferenze. Le spose infelici diventavano addirittura martiri. Le “malmaritate” venivano punite anche strappando loro i figli.

Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe; venerata dalle donne sterili per diventare mamme, era figlia di un uomo molto duro e irascibile, che era solito maltrattare i figli e la moglie. Quando all'età di 16 anni la promise sposa a un ricco giovane, la ragazza si ribellò e soffrì punizioni severe dal genitore che non accettava il desiderio della figlia di consacrarsi a Dio. Più tardi, la giovane riuscì nel suo intento e continuò a vivere nella casa paterna, dove veniva maltrattata.

La Chiesa ha portato avanti contro le donne un sistematico ridimensionamento, perchè per secoli si era ritenuto che fossero prede più facili per il diavolo. Caterina da Siena ad esempio dovette affrontare l’accusa di simulazione per alcune “stravaganze” ritenute scandalose dalla Chiesa, come quella di bere il sangue dalle ferite dei malati con la convinzione di bere così il sangue di Cristo. La più sfortunata delle visionarie resta comunque Giovanna d’Arco, bruciata sul rogo come eretica e riabilitata dalla Chiesa solo cinque secoli dopo.

Laddove non risultava possibile la riduzione al silenzio, la revisione permetteva alla Chiesa di impadronirsi di alcuni validi contributi provenienti dall’intelletto delle donne. L’importante era che le donne non partecipassero attivamente alla costruzione del pensiero come soggetti autonomi, pertanto, venne inaugurata dottrinalmente da Bernardo da Chiaravalle la mistica sponsale, rendendo di nuovo così le donne delle spose, le spose di Dio, con un ruolo subalterno.

Tuttavia, anche questa nuova scappatoia presentò presto dei problemi. Le innamorate di Dio erano un po’ troppo innamorate, mostravano troppo ardore e, questo amore era troppo simile all’amore romantico ed erotico. Una sola si salvò dalla censura, Teresa d’Avila, che sosteneva che attraverso la preghiera gli individui potessero aprire una via d’accesso immediata per arrivare a Dio: una tesi pericolosamente simile a quelle della Riforma.

Questa breve panoramica mostra come la Chiesa abbia sempre avuto nei confronti delle sue sante un atteggiamento ambiguo. L’esaltazione della loro figura avveniva sempre dopo la morte. Alle donne che esprimevano punti di vista troppo sovversivi la Chiesa rispondeva sempre allo stesso modo: occupatevi dei poveri, dei malati, e anche lì non eccedete troppo. Questo atteggiamento già ci sembra sufficiente per renderle Sante Donne!

Il nostro sguardo verso queste Donne Sante è affettuoso, rispettoso delle loro scelte e sofferenze,ma anche allegro e divertente, perché siamo convinte che un sorriso apre i cuori e lancia un segno di speranza! La pièce è a cura di Alda Parrella, Linda Ocone e Valentina Leone dell’associazione Exit Strategy.



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