Alluvione, un mese dopo. Il viaggio del Quaderno nei paesi in ginocchio

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Nubifragio nel Sannio - PaupisiNubifragio nel Sannio - Paupisi

Ad un mese esatto dagli eventi alluvionali che hanno messo in ginocchio il Sannio, IlQuaderno, ha affrontato un viaggio a più riprese all’interno dei paesi più colpiti dalla tracimazione del Calore.

Pantano, Ponte Valentino, Ponticelli, Casalduni, Circello, Paupisi Castelfranco in Miscano, Solopaca, San Marco dei Cavoti, Dugenta. Questi i luoghi protagonisti, la prima parte, del viaggio che IlQuaderno ha svolto all’interno di un Sannio devastato dall’esondazione del Calore del Tammarecchia, ma anche del dissesto idrogeologico che ancora fa segnare punte di allerta e di pericolo soprattutto a Paupisi, Solopaca e San Marco dei Cavoti.

La notte tra il 14 ed 15 ottobre scorso, all’alba, il Calore tracimò portando via tutto quello che incontrava sulla propria strada: auto, aziende, case, vigneti. La situazione é apparsa sin da subito drammatica, non solo in città. Infatti la prima vittima, Anna De Ieso, si è registrata a Pago Veiano. La 70enne, uscita in cerca di aiuto per il marito ammalato, è stata invece trasportata via da un’onda di fango e detriti, a cui, purtroppo, ne sono seguite altre.

A Ponte Valentino, la zona industriale di Benevento, si trova l’Agrisemi Minicozzi e da 30 giorni si spala ancora fango. “Non abbiamo risolto ancora nessun problema – ci dice con la voce rotta dalla commozione uno dei fratelli Minicozzi – abbiamo perso tutto, muletti, macchinari, prodotto. Abbiamo – continua – problemi a smaltire tutto quello che è penetrato nell’azienda e forse senza voler speculare potremmo definirci l’azienda più colpita”.

A Ponticelli, qualche esercizio commerciale ha riaperto ma c’è chi invece dovrà ancora aspettare perchè l’acqua ed il fango hanno reso inutilizzabili i macchinari. Luigi è il gestore di un bar e dice, “Ponticelli, è così come è stata lasciata e qui oltre la Caritas ed i volontari non è che abbiamo avuto poi così tanto supporto, nemmeno morale. Vorrebbero installare delle luci per Natale, ma questo non risolve assolutamente nulla”.

Pantano, molte abitazioni sono vuote, in alcune l’onda ha raggiunto i 4 metri e le pareti sono segnate in maniera indelebile (ne parleremo nel prossimo articolo).

Lasciata Benevento, ci si sposta a Paupisi, uno dei paesi più colpiti, 1600 abitanti o poco più. In prima linea per l’emergenza c’è il sindaco Antonio Coletta che mette subito le cose in chiaro. “Il pericolo maggiore, superata la fase emergenziale, sono i residui che si trovano in montagna, così come diagnosticato anche da Arcadis e molti tecnici". 93 le famiglie fatte da sgomberare da Coletta, molte delle quali sono già rientrate nelle proprie abitazioni che a livello strutturale non hanno subito lesioni, ma i danni ci sono. Per l’emergenza, tramite la somma urgenza, Paupisi ha speso circa 400mila euro, "una gestione oculata dunque nonostante le tante impellenze”.

Coletta però non esulta, per i fondi stanziati dal governo, 38 milioni la cifra più alta mai apposta. “Io spero solo che la gestione dei fondi sia oculata, chiederò di controllare sul campo i danni, e mi auguro che non prevalga il vecchio modo di fare politica”. Il primo cittadino paupisano, attendeva con ansia anche la nomina del commissario, che è giunta proprio ieri sera. A nominare commissario per l’emergenza alluvione, l’architetto Giuseppe Grimaldi, vicario del segretario generale dell’Autorità di Bacino regionale di Campania Sud ed Interregionale per il bacino idrografico del Sele è stato lo stesso governatore De Luca.

Sul piano della viabilità a Paupisi ci sono ancora grossi problemi, “le strade – dice Coletta – sono state aggiustate alla meglio, alcune sono ancora chiuse, ma vanno ripristinate tutte e la spesa si aggira intorno ai 3 milioni di euro. Vanno messi in sicurezza i valloni, altrimenti ponendo sempre l’occhio ai comunicati della Protezione Civile, non ci metterò molto a sgomberare nuovamente le famiglie in caso di pioggia forte”.

Quello che interessa e preoccupa ulteriormente Coletta è la messa a produzione dei terreni agricoli e dei vigneti, “sono molti i giovani che sono tornati per lavorare e produrre vini di qualità e l’alluvione ha letteralmente invaso i terreni con fango e detriti. C'è chi l’anno prossimo si ritroverà con 2mila quintali di uva in meno e ci sarà chi invece non ne produrrà affatto, sarebbe necessaria a questo punto la riapertura dei PoR, altrimenti con quali soldi si rinnoveranno i vigneti?”.

Poco distante da Paupisi vi è Solopaca, uno dei centri vitivinicoli più importanti della provincia, dove subito dopo l’alluvione erano circa 200 gli sfollati, 60 nuclei familiari e 6 attività produttive. Qui a seguire la vicenda è il sindaco Antonio Santonastaso. "La fase emergenziale- dice - è quasi conclusa, mentre le ordinanze di sgombero sono ancora in atto, aspetto i controlli prima di far rientrare le persone nelle abitazioni; sono ancora in corso, inoltre, gli interventi di pulizia di luoghi e caseggiati. I danni maggiori – continua – si sono avuti in due luoghi la zona del Calore e la parte alta, a Capriglia. Ma a destare ora la maggiore preoccupazione è il Saucolo (il torrente che nasce dal Taburno che sovrasta il centro, e che ha spazzato via una parte del Rione Capriglia, ndr). L’alveo – precisa Il sindaco di Solopaca Santonastaso – non c’è più, è completamente ricoperto di macigni, alberi, briglie divelte, ed a monte il restringimento naturale è completamente occluso, ma va liberato anche con l’ausilio di micro cariche. Sono in stresso contatto con il Genio Civile e l’intervento è stimato in circa 5 milioni di euro”.

Anche il comparto economico più importante del paese, quello vitivinicolo, ha subito danni ingentissimi tra cui la Cantina Sociale che è poi ripartita anche alla campagna #sporchemabuone e l'Oleificio Soia. “Le aziende agricole sono messe male – dice Santonastaso – e molti terreni sono ricoperti di fango e pietre, le strade rurali sono ancora impraticabili e aspettiamo lo stato di calamità per aiutare anche loro”. 


Va meglio però a Telese, dove i danni si sono limitati alle immediate vicinanze del Calore. “Il CoC è stato chiuso proprio 12 novembre – racconta il primo cittadino del centro termale, Pasquale Carofano – le ordinanze di evacuazione sono state tutte ritirate e le 20 famiglie sono rientrate in casa l’ultima solo qualche giorno fa, anche se hanno subito danni. Da sistemare – prosegue – ci sono ancora alcune strade mentre danni sono stati subiti anche e soprattutto dai piccoli coltivatori e allevatori con qualcuno che ha visto il proprio gregge scomparire nell’ondata del fiume”.

Anche a Dugenta, il sindaco Ada Renzi, ha ritirato le ordinanze di evacuazione anche se “i danni ci sono e le abitazioni sono state rimesse in sesto dai proprietari e nell’immediato una mano l’hanno data anche i migranti accolti nella nostra comunità. Il comune ha eseguito dei lavori lungo il San Giorgio (il torrente che attraversa il centro e che è esondato, ndr) le strade sono state riparate ma vanno ripristinate”.

Una delle situazioni più critiche è vissuta al momento a Casalduni, 1400 abitanti, dove spiega il sindaco Iacovella, “ci sono ancora 600 persone isolate che per raggiungere il centro del paese devono percorrere percorsi alternativi anche di 20 km facendo il giro o per Ponte o Pontelandolfo. Ad essere messa in ginocchio a Casalduni – continua – è proprio la viabilità ma la Provincia ed il presidente Ricci si sono impegnati ad intervenire in tempi rapidi magari creando vicino ad uno dei cantieri una passerella che permetta il passaggio a coloro che abitano nella zona isolata. A risentire di tutto ciò, sono anche i commercianti che si sono visti dimezzate le vendite”.

A Circello, il primo cittadino Gianclaudio Golia, ci dice che “la fotografia in realtà è la stessa di un mese fa. I commercianti sono esasperati, l’acqua arriva grazie ad un bypass volante sulla rete idrica, 6 ponti su 8 sono crollati e due sono inagibili, 5 famiglie vivono in alloggi di fortuna mentre Cese Alta, ieri è stata ripristinata la linea telefonica e l’energia elettrica arriva grazie a dei generatori perchè la linea è completamente da rifare. Per l’emergenza e la somma urgenza il comune di Circello ha speso circa 80mila euro ma si attendono opere provvisionali dalla Provincia e c’è da sistemare il discorso viario, sono i 180 km strade comunali presenti e molte arterie non riescono a sostenere anche con l’arrivo dell’inverno tutto lo spostamento veicolare. Pensi – conclude – che sul trasporto scolastico abbiamo ritardi di oltre 1 ora con lo scuolabus che deve fare il giro per Colle Sannita”.

Golia nei giorni e nelle settimane scorse aveva anche più volte sollecitato l’intervento dell’esercito e lunedì sarà ospite della nota trasmissione Mediaset, Quinta Colonna.

A Castelfranco in Miscano, ci dice il sindaco Pio Morcone, che, “la fase emergenziale è conclusa anche se una frana blocca ancora la variante, ora è iniziata la fase della rendicontazione e danni ingenti si registrano alla viabilità ed alle infrastrutture”. Poi spiega l’altergo che lo ha visto al centro delle polemiche dopo la frase “lo Stato ci ha lasciati soli: io intendevo dire che ci aspettavamo risposte giuridiche su cosa potesse rientrare nelle somme urgenze. Spero solo che ora non si inneschi una guerra tra poveri per accaparrarsi risorse, anche perché le si toglie a chi ha subito inevitabilmente più danni”.

A San Marco dei Cavoti, il sindaco Rossi ci spiega che “la comunità é stata fortemente interessata dalle due alluvioni del 15 e 19 ottobre. Non abbiamo abbiamo fatto ordinanze di sgombero per famiglie ma per un opificio una laboratorio di lavorazione marmi che non potrà più tornare nella sede perché ubicato proprio sul torrente nella parte interessata dalla frana. Abbiamo avuto – continua – danni in diverse contrade con crolli di ponti su torrenti e strade quasi completamente cancellate. Le criticità maggiori – sottolinea – sono localizzate in prossimità del torrente Tammarecchia dove tuttora persiste un preoccupante movimento franoso per il quale abbiamo interessato Genio Civile e Autorità di Bacino, Protezione Civile, Provincia e sul quale abbiamo fatto intervento di somma urgenza ,ma è indispensabile un intervento degli Enti preposti per una messa in sicurezza dell'alveo . Alta criticità – riprende – rimane nella piana di Calise dove si è verificato una esondazione con danni enormi soprattutto per l’agricoltura . Anche qui è stato effettuato un intervento di somma urgenza per ripristinare il ponte sul Tammarecchia, il rinforzo degli argini e riportare l’alveo sul percorso originale. Il tutto – conclude – è stato fatto con l’ausilio di ditte locali senza intervento di altri Enti e con sopralluogo del Genio Civile e Autorità di Bacino. I danni all'agricoltura sono moltissimi ed alcuni agricoltori dovranno ripartire da zero".

Michele Palmieri



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