Arrestati avvocati e direttore di banca di Benevento: truffa per 2,2 milioni di euro, falso e riciclaggio a danno di disabili

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Quattro arresti e un provvedimento restrittivo con obbligo di firma. Questo l’esito della "Operazione Camaleonte" condotta dalle Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, con l’ausilio della Guardia di Finanza, della Tenenza di Sant’Angelo dei Lombardi e del Nucleo di Polizia Tributaria di Benevento. All’alba di stamane è stato dato corso alla fase finale di una complessa indagine, con la notifica di avvisi di garanzia nei confronti di altri quattro indagati per truffa, falso e riciclaggio.

Nel dettaglio, le persone destinatarie dei provvedimenti restrittivi sono: Giuseppe Lamparelli (ordinanza di custodia cautelare in carcere), responsabile della filiale di un importante Istituto di Credito locale; Mariantonietta Calligaro (arresti domiciliari), 50 anni, residente in San Giorgio del Sannio, avvocato del Foro di Benevento; Vincenzo Lamusta (arresti domiciliari) 36enne di Roma: Massimiliano Zuppardo, 43 anni pure romano. Per Tullia Bartolini, pure di Benevento, 45 anni, funzionario presso la filiale di un importante Istituto di Credito della Città, avvocato del Foro di Benevento, il più blando provvedimento restrittivo della libertà personale consistente nell’obbligo di firma.

L’indagine è nata da una denuncia presentata in Sant’Angelo dei Lombardi per il mancato incasso di un assegno: il titolo bancario, infatti, risultava già riscosso da identità accertata essere falsa. Stando a quanto reso noto dalla Procura, i meticolosi accertamenti sviluppati dalle Fiamme Gialle hanno permesso di rilevare come, sul conto intestato, all’identità fasulla vi fossero non solo i mille euro oggetto della prima asserita truffa, ma anche tracce di movimentazioni di ingenti capitali, un flusso di denaro da e per altri conti, anch’essi intestati a soggetti fittizi, per un volume superiore ai 2 milioni di euro.

Per gli inquirenti, la particolarità era costituita dal fatto che tutte le causali dei versamenti derivavano da procedure esecutive contro la Regione Campania, avviate in nome di aventi diritto al credito riconosciuto dall’articolo 26 della legge regionale n. 11 del 15 marzo 1984. Detto tipo di credito equivale a un contributo economico corrisposto nei confronti delle famiglie che provvedono direttamente all'assistenza di soggetti non autosufficienti portatori di handicap psico-fisici gravissimi, incapaci di provvedere ai propri bisogni primari e per i quali è necessaria un'assistenza intensa e continuativa. Pertanto, gli obiettivi che la legge si prefigge di raggiungere sono, tra gli altri, l’alleviamento delle condizioni di vita della famiglia dell'handicappato, la predisposizione di un ambiente idoneo alla vita dell'handicappato e la copertura di spese particolari e documentate per le quali non sono previsti altri tipi di provvidenze.

Approfondendo il filone investigativo, sostiene la Procura beneventana, gli uomini della Tenenza di Sant’Angelo dei Lombardi hanno potuto appurare che un avvocato beneventano, con false procure e notizie mendaci agli assistiti, attraverso l’ausilio di altri soggetti senza scrupoli, si sostituiva ai reali aventi diritto. In sintesi, le indagini permettevano di evidenziare come, dopo l’ottenimento di una pronuncia favorevole da parte del Tar, con la quale veniva accertato il credito nei confronti della Regione Campania, l’avvocato proponeva uno specifico ricorso per decreto ingiuntivo, ottenendo l’ingiunzione di pagamento e l’atto di precetto che venivano notificati in forma esecutiva alla Regione Campania.

Successivamente, una volta ottenuto l’atto di pignoramento presso terzi, il Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Napoli emetteva le ordinanze di assegnazione delle somme spettanti a soddisfacimento del credito che veniva notificato al San Paolo Banco di Napoli Spa (Tesoriere della Regione Campania). Detto Istituto di credito emetteva per ogni ricorrente due assegni circolari di cui uno intestato direttamente all’avente diritto e uno all’avvocato per l’onorario. Il tutto all’insaputa dei familiari dei portatori di handicap.

A questo punto, mediante falsi documenti, anche grossolanamente alterati e a volte la compiacenza di alcuni dipendenti bancari, come nel caso della filiale di un importante Istituto di Credito in Benevento, venivano incassati i titoli di credito che, come si era scoperto fin dall’inizio, divenivano un flusso di capitale. Esso, attraverso varie identità false, finiva per confluire nelle tasche del sodalizio criminale.

La Guardia di Finanza, convocati gli interessati, ha avuto modo di evidenziare come i componenti del sodalizio, per lo più avvocati beneventani, tenesserogli assistiti deliberatamente all’oscuro dell’andamento della causa nei confronti della Regione Campania. In alcuni casi addirittura ai legittimi destinatari delle somme veniva richiesto di sottoscrivere un accordo per un corrispettivo di molto inferiore rispetto a quello erogato, adducendo l’impossibilità di ottenere altro e applicando la clausola che non avrebbero più avuto null’altro a pretendere se la Regione in futuro avesse elargito ulteriori somme.

Un raggiro ai più deboli e bisognosi, dicono gli inquirenti, che ha coinvolto personaggi già benestanti ma senza scrupoli che non hanno esitato a infierire su famiglie già provate da un’esperienza difficile come quella di un handicap gravissimo, discorrendosi di poliomelite, paraplegia, meningite, sindrome di Down, sclerosi multipla, tetraparesi spatica, poliomelite, trisiomia 21, sindrome di Aicardi-igenesi parziale del corpo calloso, paresi spastica, epilessia.

In parallelo a questo tipo di attività, sviluppata nei confronti di 54 persone e per un valore totale di oltre 2,2 milioni di euro, secondo la Procura, ve ne è un’altra di identiche caratteristiche perpetrata nei confronti di altri 41 nuclei familiari: grazie all’intervento della Guardia di Finanza la truffa non è stata portata a termine, evitando così la sottrazione di ulteriori 2 milioni di euro.




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