Benevento, detenuto 39enne si suicida in carcere

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Casa circondariale di BeneventoCasa circondariale di Benevento

La denuncia giunge dal Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, il SAPPE.

Un detenuto ergastolano si è tolto la vita, la scorsa notte, all’interno della casa circondariale di contrada Capodimonte a Benevento. È il quarto suicidio in pochi giorni all’interno delle carceri italiane. La notizia è stata resa nota da Emilio Fattorello segretario regionale Campania del SAPPE, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria.

“Un detenuto ergastolano di 39 anni di origine napoletana – scrive il SAPPE – si è tolto la vita impiccandosi nella Casa Circondariale di Benevento. Il detenuto, ristretto nella articolazione di osservazione mentale, si è rinchiuso nel bagno e si è legato alle inferriate con il cordoncino di una tuta all’insaputa di altro compagno di detenzione presente nella cella. A nulla sono valsi i soccorsi prestati dal personale di polizia penitenziaria e dal sanitario, che ha riscontrato il decesso dello sventurato. Ancora una tragedia in carcere nell’indifferenza del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che hanno altro a cui pensare, evidentemente “.

“E’ allarmante la notizia di un quarto suicidio in carcere in pochi giorni – sottolinea Donato Capece, segretario generale del SAPPE – detenuti si sono ammazzati, in un arco brevissimo di tempo, a Roma Regina Coeli, Terni, Milano San Vittore ed ora anche a Benevento. E due poliziotti penitenziari si sono tolti la vita, a distanza di poche settimane, a Padova e a Tolmezzo. Questi sono i drammi umani che vivono le carceri, ma il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria pensano ad altro. Pensano a mortificare le professionalità acquisite dal personale di Polizia Penitenziaria, pensano al sesso in cella, pensano ad allargare la vigilanza dinamica che vuol dire dare le carceri in mano ai penitenziari a tutto discapito della sicurezza. E pensano ad aumentare dell’80% lo stipendio dei detenuti che lavorano senza pensare che la Polizia Penitenziaria ha un contratto di lavoro scaduto da 10 anni, donne e uomini che vivono i drammi del carcere in prima linea mentre Ministero della Giustizia e DAP pensano a come dare il colpo finale alla sicurezza tra le sbarre. Loro parlano e noi poliziotti, sempre meno e sempre più stanchi e stressati, dobbiamo reggere sulle nostre deboli spalle un sistema penitenziario allo sfascio per colpa della irresponsabilità di pochi colletti bianchi”.



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