Caso Bardonecchia, cresce la tensione con Parigi

Sale la tensione tra Roma e Parigi e si moltiplicano le proteste dei politici italiani dopo l’episodio avvenuto a Bardonecchia venerdì 30 marzo, quando agenti della polizia francese sono entrati in una sala gestita da una ong che assiste i migranti che cercano di attraversare il confine.

Gli agenti volevano effettuare un controllo su un passeggero di un Tgv, un cittadino nigeriano che hanno condotto all'interno del locale. Secondo i volontari dell'associazione, la torinese Rainbow for Africa , i poliziotti non hanno chiesto il permesso per entrare. Dopo l'immediata protesta dei volontari e del sindaco di Bardonecchia, Francesco Avato, sono arrivate le richieste di spiegazioni di molte personalità politiche e della Farnesina, che ha convocato l'ambasciatore francese in Italia. Secondo Parigi l'operazione era lecita in base ad accordi del 1990. Il ministero degli Esteri di Roma ha ribattuto che la polizia sapeva di non poter piu’ utilizzare quella stanza per i controlli. Richieste di spiegazioni e dure prese di posizione arrivano da tutto lo spettro politico. Cosa è successo.

Nella serata del 30 marzo agenti della polizia doganale francese sono entrati in una sala gestita dal comune, dove i volontari dell'ong torinese Rainbow for Africa assistono i numerosi migranti che cercano di attraversare il confine o che vengono respinti alla frontiera. I poliziotti hanno effettuato un test delle urine su un passeggero nigeriano del tgv Parigi-Milano. Secondo i volontari le forze dell'ordine erano armate e non hanno chiesto il permesso. Il passeggero è poi risultato in regola. La risposta di Parigi. La Francia si è difesa sostenendo che l’ingresso degli agenti è possibile in base ad accordi del 1990, e che inoltre i poliziotti hanno chiesto il permesso. In un comunicato firmato dal ministro per i Conti Pubblici Gérald Darmanin, si legge che venerdi sera "gli agenti che controllavano il TGV Parigi Milano hanno sospettato che un cittadino nigeriano residente in Italia trasportasse dei stupefacenti nel suo corpo.

Per questo, applicando l’articolo 60 bis del codice delle dogane, gli agenti hanno chiesto alla persona se acconsentiva a un test delle urine. Il consenso è stato dato per iscritto alle 19. 15", si legge nel testo. "Per realizzare il controllo nelle condizioni di rispetto per la persona, gli agenti hanno atteso l’arrivo del treno per utilizzare il locale vicino alla stazione di Bardonecchia, messo a disposizione della dogana francese" in applicazione di accordi del 1990. "Gli agenti hanno chiesto all’Ong di accedere ai bagni per effettuare dei controlli, il cui esito si è rivelato negativo", riporta il comunicato francese. La risposta di Roma. Dura la reazione della Farnesina , che ha convocato l’ambasciatore francese Christian Masset per esprimere la ferma protesta dell’Italia. Secondo Roma la polizia sapeva di non poter piu’ utilizzare quella stanza per i controlli. "Quanto avvenuto mette oggettivamente in discussione, con conseguenti e immediati effetti operativi, il concreto funzionamento della sinora eccellente collaborazione frontaliera", conclude il ministero degli Affari Esteri nel suo comunicato sui fatti di Bardonecchia. Fonti del Viminale fanno sapere che si valuta l'opportunità di sospendere le 'incursioni' all'interno di tutto il territorio italiano da parte del personale delle forze di polizia e dei doganieri francesi. Le voci politiche. Matteo Salvini chiede di "espellere i diplomatici francesi" aggiundendo che "i nostri confini ce li controlleremo noi".

Nel Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio chiede spiegazioni. Il reggente del Pd Maurizio Martina commenta su Twitter: "Non è certo così che si fa la nuova Europa". "Lo sconfinamento francese a Bardonecchia è il proseguimento di una grave situazione che ho denunciato già quattro giorni fa. La pressione dei migranti alla frontiera francese e il comportamento delle autorità transalpine rischiano di riprodurre sul confine alpino ciò che da tempo avviene a Ventimiglia o nella famigerata 'giungla' di Calais", afferma il senatore piemontese di FI Lucio Malan . "Di fronte all'inerzia del governo italiano, sia i migranti sia i francesi si fanno sempre più audaci e il rischio di gravi danni alla popolazione locale e alla stagione turistica alle porte aumenta. È indispensabile e urgente che il ministro dell'interno e degli esteri si facciano sentire concretamente sul territorio, con le autorità francesi e in Parlamento. Il fatto che il governo sia dimissionario non diminuisce le loro responsabilità", conclude.


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