Cives: "Capovolgere la piramide" per innovare il sociale

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Si è concluso il laboratorio al bene comune promosso dall’ufficio della Pastorale della Diocesi di Benevento.

La sensibilità dei cittadini di Benevento cresce rispetto alla res publica. Lo testimonia la grande affluenza alla manifestazione di chiusura del Cives presso la sala Leone XIII del palazzo arcivescovile.

L’impegno, ormai decennale, si concretizza nell’esposizione alla cittadinanza degli esiti di studio e di ricerca di un anno accademico di lavoro, condotti su un tema centrale per il territorio locale e di rilievo nel contesto nazionale. Quest’anno la ricerca di metodi e strumenti per l’innovazione sociale ha raccolto esperti del mondo socio-economico, docenti e studenti, cittadini che ambiscono alla svolta per “fare nuove tutte le cose”. “Il nuovo- sottolinea Ettore Rossi- non può essere inteso come una formula magica, che d’un tratto possa ribaltare ciò che non va nella società”.

L’invito è a un cambio di rotta nell’approccio culturale alle storture sociali; non la ricerca del profitto o del potere ma il benessere del singolo, che si riverbera nel sociale. Sua Eccellenza, l’arcivescovo Felice Accrocca, ha invitato a “rovesciare la piramide”. Sentimentalismo e assistenzialismo sociale hanno concluso il loro ciclo. Occorrono ora interventi di “promozione della coscienza, secondo gli insegnamenti, sempre attuali, di Don Milani”, dice. Gli fa eco il prof. Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica, che mette in guardia dall’idea semplicistica di innovazione sociale che scaturisca dallo sviluppo tecnologico o tecnocratico.

“L’innovazione sociale è opera delle persone” dichiara e sottolinea come anche il vituperato individualismo in realtà sia capace di generare innovazione, perché è nella natura umana una propensione alla socialità e all’inclusività. La trama delle relazioni sociali è possibile ma occorre una progettualità che sia concreta, cui ci rinvia la programmazione europea per l’innovazione sociale 2014-2020. Occorre individuare con esattezza i bisogni da soddisfare e le modalità operative; occorre guardare alle buone pratiche, da cui mutuare esperienze positive già poste in essere.

Come per ogni progettualità di sviluppo è necessario reperire risorse, finanziarie ed umane. Il territorio può essere la fonte da cui attingere per sponsorizzazioni da enti pubblici e privati. “Non tutto ciò cui si aspira per il bene comune è, però, cosa buona, lecita e corretta in assoluto”- precisa il dott. Anelli. L’innovazione implica conoscenza della realtà pregressa su cui si va ad intervenire e professionalità altamente qualificate per gli interventi da adottare perché, pur essendo animati da buone intenzioni, esiste il rischio concreto di incappare in fenomeni complessi di gestione e di regole da rispettare. Una buona progettualità per l’innovazione sociale deve avere il consenso sociale perché risulti sostenibile e riproducibile.

“A Singapore si può essere puniti a frustate se ci si libera di una cartaccia gettandola a terra”. Le nostre democrazie puntano, vivaddio, sul coinvolgimento sociale e non su metodi coercitivi. Insomma, occorre una sensibilità nuova che corrobori nuovi obiettivi condivisibili. “Papa Francesco ci ha indicato la via dell’equilibrio tra profitto e solidarietà”, conclude il cattedradico.

Cives, forte degli insegnamenti di insigni personalità ricevute nel corso dell’anno, ci ha provato ad innovare “tutte le cose” partendo dalla giuria popolare, che quest’anno si è soffermata sulle politiche del lavoro della Regione Campania. Molte le criticità rilevate nelle politiche nazionali, regionali e territoriali, soprattutto dai più giovani, che lamentano scarsa aderenza tra reali necessità e risposte. Le misure poste in atto, quali forme di decontribuzione, progetto Garanzia Giovani, Garanzia Over, operatività dei Nuovi Centri per l’impiego, tanto per citarne qualcuna, non incontrano il favore della collettività beneventana per numero e tempistica degli interventi. Ma, nella logica operativa del Cives, sono state lanciate proposte di ottimizzazione dei servizi ,un incentivo alle “soft skills”, che fanno parte delle competenze chiave di cittadinanza richieste dalla UE e il cui sviluppo si potrebbe porre in capo alle università sannite. Modelli di sviluppo replicabili sono attinti dalle buone pratiche sul territorio.

Due per tutte quelle portate ad esempio: l’azienda “Autore” e la cooperativa sociale “Bartolo Longo” . La scuola è individuata come motore di eccellenza per l’innovazione e dunque, dai giovani parte la richiesta di scuole sempre più aperte alle iniziative del territorio, alla divulgazione dei progetti promossi dall’interno e alla loro divulgazione a cura degli stessi studenti. L’adozione del Regolamento dell’Amministrazione condivisa ha già provato di essere sostenibile nei Comuni di Campolattaro e di S. Marco dei Cavoti. Si confida nella replicabilità in altre realtà territoriali. “Orti di quartiere, recupero di immobili abbandonati per iniziative di co-working e di inclusione sociale, l’ottimizzazione di una App di Benevento, con un sistema di notifiche per ottenere informazioni sui servizi sul territorio, sono le proposte per “fare nuove tutte le cose”.

Le idee sono nate. Il Cives attende richieste di adozioni da parte di Comuni desiderosi di intestarsi la genitorialità delle iniziative, cui non mancherà di affiancare, se richiesto, il know how e le risorse umane di cui dispone per il successo delle stesse.

Carmen Chiara Camarca



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