Clan Pagnozzi. Il boss caudino De Paola incapace di intendere e di volere

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N.S.  - Incapace di intendere e di volere. Con questa motivazione il boss Orazio De Paola, affiliato al clan Pagnozzi operante in valle Caudina, è stata assolto dalle accuse di detenzione e spaccio di droga. Una decisione che ha fatto rumore, quella adottata dal giudice del Tribunale di Avellino, Francesca Spella che ha assolto il boss da tutte le accuse a suo carico.

De Paola è considerato uno degli elementi di spicco del clan Pagnozzi: non è la prima volta che 'Razziell' (questo il suo soprannome) riesce ad incassare un'assoluzione. Lunga ed articolata la carriera del pluripregiudicato: quella decretata ieri ad Avellino dal giudice Spella, è collegata all'arresto di De Paola, nel marzo 2010 quando i carabinieri di Montesarchio trovarono nella sua abitazione di San Martino Valle Caudina una ingente quantità di cocaina ed hashish: in occasione della perquisizione, il boss era sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale ma, quando i Carabinieri di Montesarchio entrarono in casa non lo trovarono. Poi, l'arresto del luglio 2010, ad opera dei carabinieri di San Martino Valle Caudina: durante quell'occasione De Paola fu bloccato dai militari nel giorno del suo 58esimo compleanno, mentre si trovava alla guida di una moto senza patente: I carabinieri lo cercavano per notificargli un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Avellino a seguito delle sue ripetute inosservanze alle prescizioni, dall'ottobre 2007 al maggio 2010. Nel dicembre del 2011 fu sequestrata, su richiesta della Procura di Napoli e decreto del tribunale irpino, la palazzina su tre livelli, nel cuore di S.Martino Valle Caudina, intestata alla mamma del boss e ristrutturata e rifinita, secondo gli inquirenti, "con materiale di pregio". Una ristrutturazione che sarebbe stata eseguita con "denaro di provenienza illecita".

Infine, c'è il suo coinvolgimento attivo nel processo denominato 'La Montagna', un vero e proprio colpo al clan Pagnozzi messo a segno dall'allora procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, la Compagnia Carabinieri di Montesarchio e la Squadra Mobile di Benevento l Sezione che arrestarono, nel giugno del 2012, ben 24 persone in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli. In manette, oltre al solito De Paola, finirono anche Domenico e Paolo Pagnozzi. Associazione di tipo camorristico; estorsioni, detenzione e porto illegale di esplosivi e armi da sparo, tutti aggravati dal metodo mafioso; usura, tentato omicidio; traffico di sostanze stupefacenti; detenzione e cessione continuata di stupefacenti sono i reati per i quali erano stati condannati in primo grado i 12 imputati che chiesero di essere giudicati col rito abbreviato. Le pene applicate in primo grado dal Giudice dell’udienza preliminare di Napoli erano state severissime: da 18 anni di reclusione fino a 5 anni. In quel caso De Paola, difeso dall’avvocato Dario Vannetiello, dopo un'iniziale condanna in primo grado a dieci anni di reclusione, fu assolto, lo scorso luglio, da uno dei due reati di estorsione contestati (ai danni di un noto imprenditore) ed ha ottenuto anche una forte riduzione di pena inflitta per la partecipazione al clan Pagnozzi.

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