Comitato europeo dei diritti sociali: "Ricevibile il ricorso dei sindacati dell'ex Corpo Forestale"

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Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato (foto di archivio)Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato (foto di archivio)

Altra tegola sul Governo e sulla riforma Madia. La legittimità della soppressione del Corpo Forestale dello Stato (CFS) e l’assorbimento del suo personale nell’Arma dei Carabinieri, riforma voluta nel 2016 dal Governo in base alla legge delega Madia, sarà ora oggetto di valutazione anche da parte del Comitato europeo dei diritti sociali.

Dopo la Corte Costituzionale, anche l’organo del Consiglio d’Europa che sovraintende al rispetto dei diritti sociali e dei diritti dei lavoratori da parte degli Stati europei, vaglierà la legittimità della soppressione del CFS e della militarizzazione dei suoi membri trasferiti nell’Arma dei Carabinieri.
La decisione, adottata il 13 settembre 2017, coinvolge direttamente personale e sigle sindacali di Benevento dell’ex Corpo (UGL-CFS e SAPAF), difese dall'avvocato Egidio Lizza sia dinanzi alla Corte Costituzionale che dinanzi al Comitato europeo, al quale hanno deciso di rivolgersi per verificare se la riforma sia contraria al diritto europeo e, in particolare, alla Carta sociale europea.

“E’ un ulteriore importante passo in avanti nel percorso – spiega l’avvocato Lizza del foro di Roma, partner dello Studio Legale Romano – che, ci auguriamo, possa portare alla cancellazione di questa cattiva riforma. L’organismo europeo si occuperà di valutare, come avrà modo di fare anche la Corte Costituzionale italiana, se a tali dipendenti civili dello Stato sia stata, da un atto del Governo, cancellata la libertà di scegliere la propria professione, imponendogli il ruolo di militare, qual è quello proprio degli appartenenti all’Arma dei Carabinieri. Essendo altresì venute meno, in seguito alla riforma, tutte le tutele sindacali prima godute dai Forestali in modo analogo ad ogni altro dipendente dello Stato, il Comitato si preoccuperà di verificare se ciò sia incompatibile, come crediamo, con le regole europee ed internazionali in materia di lavoro pubblico”.

La decisione del Comitato di occuparsi della vicenda era stata osteggiata dal Governo italiano che aveva indicato all’organo europeo come, persa la rappresentatività sindacale in seguito alla riforma entrata in vigore il 1° gennaio 2017, nessun organismo collettivo avrebbe potuto tutelare, a livello europeo, i diritti degli ex Forestali.

L’argomentazione è stata, tuttavia, seccamente rigettata dal Comitato europeo che ora andrà oltre nella procedura, nel corso della quale potrà essere ascoltato anche il punto di vista di altri Stati europei ed organizzazioni internazionali. Si attenderanno, per adesso, le difese concernenti il merito della riforma da parte del Governo, cui replicherà il legale che assiste le sigle sindacali.

“All’esito di questa procedura – conclude l’avvocato Lizza – il Comitato europeo assumerà una decisione trasmettendola all’Assemblea parlamentare ed al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, deputato ad assumere le raccomandazioni vincolanti nei confronti degli Stati, nei casi di violazione dei diritti riconosciuti dalla Carta sociale europea”.

Gli ex rappresentanti sindacali del personale, Danilo Scipio, Marco Moroni e Maurizio Cattoi, auspicano che prosegua la strada intrapresa verso gli obiettivi che ripaghino lo sforzo, ad oggi inutilmente profuso, di far comprendere alle autorità governative italiane l’inutilità e l’ingiustizia di una riforma che sta arrecando gravi danni a cittadini ed operatori.

Il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa (ECSR) è istituito allo scopo di determinare se la normativa e la pratica degli Stati membri sia in conformità con le norme della Carta sociale europea e dei suoi Protocolli. La principale specificità della Carta sociale europea è che gli Stati si impegnano a considerarsi vincolati alle sue disposizioni. Possono essere presentati al Comitato reclami sulla violazione delle disposizioni contenute nella Carta da parte degli Stati. I reclami possono provenire non dai singoli cittadini ma da organizzazioni rappresentative, ONG iscritte ad una particolare categoria ed altri soggetti pubblici. Il Comitato esamina il reclamo e, all'esito di una procedura, prende una decisione sul merito del reclamo, che invia alle parti interessate e al Comitato dei Ministri in un rapporto, reso successivamente pubblico entro quattro mesi dall'invio. Il Comitato dei Ministri adotta quindi una risoluzione, in cui, se lo ritiene appropriato, può raccomandare allo Stato di prendere specifiche misure per portare la situazione in linea con la Carta sociale europea. 

 



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