DIA, bilancio dei risultati del primo semestre 2016. La mappa dei clan in Campania

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Pubblicata la relazione del ministro dell'Interno al Parlamento sull'attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre 2016.

«La camorra si conferma un’associazione criminale multiforme e complessa, fortemente radicata nell’intera Regione e difficile da inquadrare in una definizione unitaria». Ecco cosa scrive la DIA – Dipartimento Investigativo Antimafia – nella relazione semestrale che viene presentata dal ministro dell'Interno al Parlamento. Scende in Campania il numero dei denunciati al 416 bis, mentre la regione detiene il primato nel numero degli omicidi volontari commessi in Italia in ambito della criminalità organizzata (28).

Il traffico di stupefacenti si attesta tra le principali fonti di finanziamento e la camorra appare sempre più inserita nella gestione dei grandi flussi della droga di provenienza sudamericana e nordafricana. “Oltre alla Spagna – scrive la DIA - ed all’Olanda, tra i Paesi interessati al traffico internazionale di droga con la camorra figurano la Turchia, l’Ecuador, la Colombia e il Venezuela”. Altro importante settore in cui la camorra continua a manifestare interesse è quello dell’agroalimentare. “In questo comparto – per la DIA – le mafie tenderebbero a fare ‘cartello’, agendo sull’intera filiera: dall’accaparramento dei terreni.

Nei primi sei mesi dello scorso anno, Secondo la DIA a Benevento e provincia non si sono registrati “mutamenti sostanziali negli assetti delle organizzazioni criminali locali”. Secondo gli inquirenti, “i principali clan presenti sono Sparandeo, Iadanza-Panella, Pagnozzi, Nizza, Saturnino-Bisesto, Brillante-Tamburello, cui risultano collegati gruppi criminali minori”. A Benevento permane l’operatività del clan Sparandeo, mentre la famiglia Pagnozzi, originaria della Valle Caudina, estende la propria influenza criminale sul versante sannita e nell’area telesina, “avvalendosi a tale scopo dei gruppi Saturnino - Bisesto su Sant’Agata dei Goti e Iadanza/Panella sulla zona di Montesarchio, Bonea, Bucciano, Castelpoto, Campoli del Monte Taburno, Tocco Caudio, Cautano e Forchia”. 

Anche nel Lazio la DIA giudica, “la presenza dei sodalizi campani oramai consolidata, come testimoniano i diversi provvedimenti giudiziari che hanno riguardato clan originari delle province di Caserta, Napoli e Avellino”, il riferimento è alla famiglia Pagnozzi: “da anni trasferitasi a sud-est di Roma” e all’operazione ‘Tulipano’ che porto ad oltre 60 arresti e al processo ‘Camorra Capitale’.

Ovviamente la massima concentrazione la si ha nell’area metropolitana di Napoli, dove per la DIA, “si assiste, con cadenza quasi quotidiana, ad azioni violente, i gruppi sembrano infatti aver assunto una struttura ‘pulviscolare’ che ne accentua le conflittualità. Il denominatore comune di tali aggregazioni, specie di quelle operanti nell’area metropolitana di Napoli ‘la spregiudicatezza’ dell’operato criminale, che non di rado si manifesta con le cosiddette ‘stese’, ossia sparatorie non controllate a bordo di motociclette. La mancanza di prevedibilità nell’agire e l’assenza di una strategia comune rappresentano le caratteristiche essenziali del modus operandi di questi gruppi emergenti, la cui ‘sopravvivenza’ è spesso molto breve”.

Insomma, continui passaggi di potere, continue azioni di prevaricazione di gruppi giovanissimi. “A Napoli, in particolare, si contrappongono sodalizi formati da giovanissimi ma con un curriculum criminale di tutto rispetto, che iniziano a delinquere dalla prima adolescenza, concludendo spesso la loro parabola criminale poco più che maggiorenni, a seguito di azioni sanguinarie”. Sottolineata, “la facilità con la quale i clan riescono a rigenerarsi dopo l’esecuzione di provvedimenti cautelari, personali e reali, va ricondotta a diversi fattori: la possibilità di reclutare nuova manovalanza in un contesto territoriale depresso”.

Nel casertano, “Le attuali dinamiche della criminalità organizzata casertana ed in particolare del clan dei Casalesi fotografano una situazione di graduale depotenziamento dei sodalizi criminali, dovuto alla costante azione repressiva della Magistratura e delle Forze di polizia. Sono stati numerosi, infatti - anche nel primo semestre del 2016 – gli arresti eseguiti, i sequestri e le confische portate a termine nei confronti dei gruppi dell’area”. Secondo la DIA, “si è delineata, infatti, nel tempo, un’area grigia, momento di incontro tra soggetti apparentemente insospettabili della Pubblica Amministrazione ed esponenti della criminalità organizzata, funzionale innanzitutto ad infiltrare gli appalti pubblici. È rilevante, infatti, la sequenza di investigazioni concluse nel semestre304 che hanno investito il capoluogo e diversi comuni casertani, coinvolgendo amministratori in carica ed ex amministratori, nonché funzionari comunali, tutti espressione di una classe dirigente accomunata, nei casi oggetto d’indagine, da obiettivi di arricchimento personale e disponibile, per questo, ad intrecciare rapporti con la criminalità organizzata(…). Lo spaccato che ne emerge è quello di un vero e proprio sistema che si è perpetuato nel tempo e che avrebbe determinato un fortissimo danno all’economia locale. In altri casi lo sviamento dalle funzioni pubbliche, sebbene non immediatamente riconducibile a contesti di criminalità organizzata, è andato ad intaccare settori particolarmente esposti agli interessi mafiosi, come quello dei rifiuti”. Ma non solo, perché persistono interessi come il riciclaggio, l’usura, le estorsioni, la gestione delle puntate e delle scommesse d’azzardo on line e il traffico di stupefacenti.

Il contesto criminale salernitano, nel tempo è stato depotenziato. Colpiti i clan della Piana del Sele e dell’Agro Nocerino-Sarnese, ora secondo la DIA, il territorio “appare caratterizzato dalla coesistenza di molteplici gruppi - non sempre di chiara matrice camorristica - con equilibri interni precari ma comunque dediti alle attività tipiche delle associazioni mafiose, quali il traffico di stupefacenti, le estorsioni, l’usura e la detenzione di armi. All’interno di questi nuovi gruppi sarebbero stati inclusi, come promotori, soggetti affiliati a storici sodalizi. Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, in prevalenza provenienti dall’area napoletana, continuano a rappresentare le attività delinquenziali maggiormente diffuse e remunerative. A queste si affiancano l’usura e l’esercizio abusivo del credito, risultati funzionali, tra l’altro, al riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti. Sul piano generale, nel corso del semestre gli assetti criminali della provincia appaiono sostanzialmente immutati rispetto all’analogo periodo precedente. A Salerno, infatti, continua a registrarsi la presenza del clan D’Agostino e di gruppi minori, colpiti all’inizio dell’anno dall’attività delle Forze di polizia proprio per delitti in materia di stupefacenti, mentre nella Valle dell’Irno si segnala il gruppo Genovese”.

Ad Avellino invece, “le aree del territorio provinciale che sembrano maggiormente risentire della pressione della camorra sono il Vallo di Lauro, il Baianese, la Valle Caudina, l’Alta Irpinia, il comprensorio Montorese-Solofrano e la zona di Ariano. Si confermano, quali gruppi più strutturati, i clan Cava e Graziano di Quindici e quello dei Pagnozz iI, sodalizio che, sarebbe attivo anche su parte del territorio di Benevento e sulla provincia di Caserta, oltre ad estendere i propri interessi economici a Roma. Il traffico di stupefacenti e le estorsioni rappresentano anche per i gruppi locali le primarie fonti di finanziamento. Da segnalare, ancora, come lo stato di detenzione di alcuni esponenti di rilievo della famiglia Cava abbia inciso sugli equilibri interni dell’organizzazione. Ciononostante, i Cava continuerebbero ad esercitare il controllo sulle attività criminali di Avellino325, mantenendo forti interessi nell’agro nolano e vesuviano, area dove sarebbe operativo, attraverso una propaggine, il clan Sangermano, retto dai nipoti del capostipite dei Cava. Il contrapposto gruppo Graziano, oltre ad operare nel Vallo di Lauro, è presente anche nell’agro nocerino-sarnese, e può contare sulla guida di affiliati di spessore, presenti sul territorio”.



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