Direttiva Bolkestein. A Roma in sciopero anche gli ambulanti sanniti

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Si è svolta ieri a Benevento un’assemblea nella sede ConfImpresa Italia in vista dello sciopero nazionale degli ambulanti che si svolgerà a Roma il 28 settembre prossimo.

Il consiglio direttivo degli ambulanti iscritti all’associazione a ConfImpresa Italia Benevento si è riunito ieri nella sede provinciale per dare avvio alla macchina organizzativa in vista dello sciopero nazionale degli ambulanti che si svolgerà a Roma il 28 settembre prossimo. Il presidente Rino De Girolamo, non ha usato mezzi termini affermando che “la Direttiva Bolkestein è un disastro assoluto sotto ogni aspetto” ed ha fatto sapere che invierà una proposta al presidente della Giunta Regionale della Campania, ed al competente assessore al Commercio regionale.

“Con l’approvazione di questo importante documento – ha proseguito De Girolamo – il Consiglio provinciale di ConfImpresa Italia, unitamente a quello degli operatori su aree Pubbliche, sollecitano la Giunta della Regione Campania ad attivarsi affinché il Governo nazionale escluda il commercio ambulante dall’applicazione della Bolkestein, cioè che non siano applicate le disposizioni che prevedono il limite alla durata delle autorizzazioni e l’espletamento di procedure selettive per il rilascio delle licenze. Il tutto al fine di scongiurare il rischio di ripercussioni negative sulla natura, sulla tradizione e sulla qualità del commercio ambulante”.

Il segretario generale Carlos Sorrentino, ha tenuto a sottolineare, che “è l’immagine di un’Europa che si fa grande con i piccoli e piccola con i grandi. È la ragione per la quale abbiamo da subito condiviso l’ iniziativa di adesione a questa giornata di mobilitazione nazionale degli ambulanti. Ritengo – ha poi aggiunto Sorrentino – onesto e leale ringraziare il presidente degli ambulanti per l’abnegazione ed il lavoro di informazione che stanno effettuando sul territorio, La mozione di ConfImpresa Italia del Sannio è scritta da centinaia di mani perché tanti sono gli ambulanti sanniti che sollecitano una chiara presa di posizione, sul loro futuro”. 

La Direttiva Bolkestein

La direttiva dell'Unione Europea 2006/123/CE, conosciuta come direttiva Bolkestein, è una direttiva dell'Unione Europea relativa ai servizi nel mercato europeo comune, presentata dalla Commissione europea nel febbraio 2004, ed approvata ed emanata nel 2006.

La direttiva Bolkestein intende semplificare le procedure amministrative, eliminare l'eccesso di burocrazia e soprattutto evitare le discriminazioni basate sulla nazionalità o per coloro che intendono stabilirsi in un altro paese europeo per prestare dei servizi.

Per raggiungere questi obiettivi propone la creazione di sportelli unici dove i prestatori di servizi possano portare a termine tutte le formalità necessarie, la possibilità di espletare queste procedure via internet, l'eliminazione di requisiti burocratici "inutili", autorizzazioni discriminatorie e discriminazioni basate sulla nazionalità.

La libera circolazione dei servizi si differenzia dallo stabilimento perché riguarda i casi di chi si sposta temporaneamente da un paese all'altro con l'obiettivo di fornire un servizio limitatamente nel tempo. In questi casi non sono necessarie le registrazioni che si compiono nel caso dello stabilimento, ma si deve decidere a quale legge risponde chi attraversa le frontiere con questo scopo.

La direttiva adotta il principio del paese di origine, secondo il quale un prestatore di servizi che si sposta in un altro paese europeo deve rispettare la legge del proprio paese di origine. Questo per incoraggiare i prestatori di servizi a spostarsi senza doversi informare su 25 diverse legislazioni nazionali. Il principio del paese d'origine è stato totalmente abbandonato nella versione definitiva della direttiva.
 Il principio del paese d'origine riguarda principalmente aspetti legali quali diplomi, regolamenti, necessità di autorizzazioni particolari.

La direttiva è stata oggetto da subito di critiche. Il principio del paese di origine, ad esempio, è stato molto contestato e ha destato vive preoccupazioni: i suoi oppositori sostengono che possa causare del dumping sociale, ovvero stimolare una corsa al ribasso per quanto riguarda le tutele sociali, i diritti dei lavoratori e il livello delle retribuzioni. 



Articolo di Sindacati / Commenti