Dirty Soccer. Parla per la prima volta il portiere sannita Melillo. "Io estraneo, voglio tornare a giocare"

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Il portiere Vincenzo Melillo con la casacca della Pro PatriaIl portiere Vincenzo Melillo con la casacca della Pro Patria

Il 19 maggio scorso la maxi retata della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, in collaborazione con l’SCO di Roma, il Servizio Centrale Operativo della Polizia, con un nuovo scandalo si abbatté sul mondo del calcio. Le operazioni, dell’inchiesta Dirty Soccer, si svolsero in 10 regioni su tutto il territorio nazionale e portarono al fermo anche del sannita Vincenzo Melillo, ex portiere della Pro Patria.

Dopo mesi, parla il pipelet sannita, Vincenzo Melillo ex calciatore della Pro Patria, balzato agli onori della cronaca nello scorso maggio, dopo essere finito nell’inchiesta Dirty Soccer della DDA di Catanzaro sul calcioscommesse.

“Finalmente trovo la forza e la voglia di parlare dopo mesi trascorsi in un incubo. Mi sono trovato coinvolto, mio malgrado, nella vicenda del calcio scommesse denominata ‘dirty soccer’che come un uragano ha investito squadre, calciatori, dirigenti e addetti ai lavori. Sto cercando di venirne fuori con l’aiuto della mia famiglia soprattutto, dei mie amici, dei miei legali che stanno facendo di tutto per essermi vicino e darmi una mano a uscire fuori da un brutto incubo”. Queste le prime parole di Vincenzo Melillo che parla per la prima volta dopo mesi.

“Certamente – continua Melillo – voglio raccontare la mia verità sui fatti accaduti. La scorsa stagione agonistica ho giocato nella storica Pro Patria, ora Aurora Pro Patria 1919, sono stato titolare dal giorno del mio ingaggio fino a quel famoso 19 maggio, quando all’alba ho sentito bussare alla porta della mia abitazione di Busto Arsizio e, una volta aperto, mi son visto davanti la polizia che eseguiva un mandato di arresto nei miei confronti”.

“Mi è caduto il mondo addosso – spiega – e da qui sono iniziati giorni difficilissimi per me sfociati nella detenzione prima e poi negli arresti domiciliari con accuse infamanti. Mai avrei immaginato di essere sottoposto a misure cautelari, dal momento che mi sono sempre comportato da professionista esemplare risultando in particolare nella stagione sportiva appena trascorsa il calciatore più votato dalla tifoseria secondo una particolare classifica da loro stessi stilata. Mi definisco un ragazzo amante del calcio e del mio lavoro e non ho mai tradito i colori delle squadre per cui ho giocato, tantomeno della gloriosa Pro Patria per la quale non sono riuscito a difendere la porta nel momento topico della stagione, ovvero quello dei play out”.

“Vorrei che nulla fosse successo – dice il pipelet beneventano – soprattutto perché non c’entro niente con questa brutta storia, ma piano piano sto ricominciando a vivere e a prepararmi a difendermi, mio malgrado, sia in sede penale, sia in sede sportiva con l’aiuto dei miei legali Bianco per l’aspetto penale e Zuzzolo per quello sportivo”.

“Si può ben immaginare il mio stato d’animo – racconta – anche perché vorrei ritornare a giocare, considerato che al momento non è arrivato nessun deferimento da parte della procura federale. Una prima battaglia è stata già vinta innanzi il Collegio Arbitrale Lega Pro di Firenze e questo mi sembra già un buon segnale. Non voglio dilungarmi oltre, vorrei solo, per il momento un po’ di tranquillità visto il polverone sollevato da quest’ultima inchiesta sul calcio scommesse”.

“Attendo fiducioso giustizia – conclude – e sono sicuro di riuscire a dimostrare la mia innocenza. Spero di tornare presto in campo per continuare nella mia passione preferita e nel mio lavoro”. 



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