Don Ciotti incontra i giovani a Cerreto: "Vivete, non lasciatevi vivere" - FOTO

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Don Ciotti a Cerreto Don Ciotti a Cerreto

Il sacerdote antimafia ha spiegato che il Vangelo segue una linea politica ben precisa ed ha poi subito puntato dritto al tema, quello del disagio che molto spesso viene nascosto per “timore”, “dignità”, o perché si è incapaci di riconoscerlo.

“Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi, oggi la malattia terribile che viviamo è quella della delega. Pensiamo che tocca sempre ad altri fare quale cosa”. È questo uno dei messaggi che don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del Gruppo Abele ha lanciato agli oltre 400 giovani studenti dell’IIS Carafa – Giustiniani, IIS Teles@, dell’IIS Lombardi, IIS Galilei – Vetrone, IIS Faicchio – Castelvenere, del Luigi Sodo e dell’IIS De’ Liguori che stamani si sono ritrovati a Cerreto Sannita per l’evento promosso dalla Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti e dal titolo “fa strada ai poveri, senza farti strada”.

Il sacerdote antimafia ha spiegato che il Vangelo segue una linea politica ben precisa ed ha poi subito puntato dritto al tema, quello del disagio che molto spesso viene nascosto per “timore”, “dignità”, o perché si è incapaci di riconoscerlo. “Essere responsabili – ha detto – significa essere liberi, la povertà non rende liberi perché tutto ciò che porta ad essere dipendenti da qualcosa o da qualcuno significa essere privi di libertà. La libertà è la massima espressione chiara dell’umana dignità”.

Una mattinata iniziata prestissimo con la marcia per la “Pace e la Legalità” che attraversato corso Carafa e raggiunto prima piazza San Martino e poi l’omonima Chiesa, gremita in ogni ordine di posto. Un momento intenso, intriso di significato che probabilmente ha scosso e non poco le coscienze degli studenti che hanno poi dialogato con Don Ciotti.

Don Luigi ha parlato a lungo di “corresponsabilità”, di “non rimanere prigionieri della realtà”, espresso ai giovani quello che è il suo sogno: “una città educativa” e ha poi ricordato: “ogni contesto può e deve essere educativo, ma attenzione: educare è una parola di una responsabilità enorme”

Proprio sul tema dell’educazione don Ciotti non ha voluto trovare alibi alcuno e ha rintuzzato: “La conoscenza è un dovere, la conoscenza è fondamentale per essere poi cittadini responsabili, troppo spesso siamo seppelliti da conoscenze di seconda mano e non scendiamo in profondità”.

“I valori – ha ricordato poi il fondatore di Libera e del Gruppo Abele – non si trasmettono, ma si testimoniano”. I giovani hanno poi sommerso di domande don Ciotti: dalla libertà, al riconoscere gli errori della società, al riconoscere se stessi: “Accogliere gli altri - ha detto - vuol dire saper accogliere sé stessi. Non basta accorgersi degli altri, ma dobbiamo sentirli dentro di noi”.

Non solo parole “focolaio” quelle del prete piemontese, con forza ha anche invitato i giovani a diffidare dai “naviganti solitari”, ovvero: “quelli che sanno tutto, salutateli ma cambiate strada”. Ovviamente l’invito finale è quello a non mollare: “Se l'obiettivo che avete è bello e positivo, non fermatevi alla prima difficoltà, ma andate avanti. Non aggirate gli ostacoli, ma affrontateli”.

Oltre a don Ciotti, sono poi intervenuti Mirella Maturo presidente di iCare Cooperativa Sociale di Comunità che raccontato come si stiano generando “segni”. "La Chiesa diocesana – ha detto – sta vivendo e vuole vivere sulla strada, on the road, con voi giovani, con i più fragili, con i più indifesi, con tutti coloro che vivono delle difficoltà". Ad aprire la giornata anche l’intervento di Aldo Policastro, procuratore capo di Benevento, che ha ricordato così come don Ciotti che “c’è Vangelo nella Costituzione”e spesso l’articolo 3 della Carta Costituzionale è tornato nei discorsi degli intervenuti. A chiudere è stato mons. Battaglia che ha ringraziato don Ciotti e le scuole dicendo: “coraggio, bisogna andare avanti insieme, un noi che dona senso al nostro cammino, recuperiamo quella dimensione del noi e diamo continuità a questi momenti con responsabilità e credibilità”. 

Michele Palmieri



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