Ex Parco Risorgimento di Via Marmorale, pro e contro: parlano Coletta, Miceli e Zotti
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Nostro servizio - Appare più definito il profilo degli edifici che stanno sorgendo in Via Marmorale a Benevento. Si tratta dei palazzi del complesso ex Parco Risorgimento. Alcuni appaiono in fase di ultimazione, altri ancora con lavori in corso da parte della Sice srl del Gruppo Marinelli di Avellino. Sulla questione non poche le polemiche sollevate in merito alla congestione cui sarà sottoposta la zona, con traffico, difficoltà di parcheggio e mancanza di spazi dedicati alle attività di socializzazione. Questo il parere del consigliere comunale Giovanni Zarro e del Comitato di quartiere Zona Alta.
Ma si è fatto ricorso anche alla giustizia, al Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) per chiedere l’annullamento di cinque permessi a costruire rilasciati dal Comune sannita dal 2007 al 2009. L’ordinanza è stata resa nota il 2 luglio: rigettata la richiesta di sospensiva dei lavori, visto il loro avanzato stato. Per discutere del merito ci sarà un’udienza pubblica il 9 febbraio 2011.
L’iniziativa è portata avanti da 6 residenti in Via Marmorale, assistiti dall’avvocato Luca Coletta. Proprio quest’ultimo ha spiegato al Quaderno le ragioni dei ricorrenti. Così come il Quaderno ha chiesto ampie delucidazini all’assessore all’Urbanistica del Comune, Angelo Miceli, e al dirigente del medesimo settore, Salvatore Zotti.
Se i contrari lamentano aumento del volume rispetto al piano orignario, presenza di documenti relativi a un condono per uno solo degli edifici rilasciato nel 2007, e numero di parcheggi insufficiente, Miceli e Zotti spiegano, punto per punto, perchè le rimostranze sollevate siano a loro giudizio infondate.
“La licenza a costruire – ha spiegato Coletta - è stata concessa nel 1962 ma la zona oggi è ai limiti della vivibilità. La realizzazione di altri 5 palazzi con appartamenti e locali commerciali graverà moltissimo sull’attuale situazione, vista la già cospicua presenza di edifici pubblici, scuole, chiese ed edilizia residenziale. C’è preoccupazione per una scelta che, al di là degli aspetti legali, oggettivamente lascia perplessi. Nel ricorso abbiamo individuato una serie di elementi più evidenti su cui c’è il dubbio di illegittimità”.
Questi i punti della contestazione: aumento del volume rispetto al piano originario; presenza di documenti relativi a un condono per uno solo degli edifici rilasciato nel 2007 e numero di parcheggi insufficiente.
“Per il volume – ha aggiunto l’avvocato - rispetto al progetto originario, ogni palazzo prevede in più un piano mansardato. Secondo i costruttori tale copertura solo in parte sarebbe destinata a residenza e l’aumento creato corrisponderebbe a quello tolto aprendo dei terrazzi ai lati. Noi, invece, sosteniamo che le mansarde sono una funzione accessoria alla residenza e, quindi, perfettamente computabili all’interno del calcolo delle volumetrie. I terrazzi, inoltre, sono chiusi ai due lati, coperti e incastrati all’interno dell’edificio e, in più, è stata aumentata anche l’altezza”.
“Questi edifici – ha proseguito Coletta, passando al secondo punto del ricorso - erano in contrasto addirittura con la stessa licenza originaria poiché prevedevano un’altezza maggiore. Dai documenti in nostro possesso abbiamo notato che c’è un condono rilasciato nel 2007 in riferimento all’uso di una sola struttura, mentre sono presenti richieste anche per gli altri palazzi”.
Ultimo aspetto, di grande importanza per i cittadini che vivono o lavorano nella zona alta della città, è la questione parcheggi. I ricorrenti chiedono che siano calcolati in base alla legge Tognoli (24 marzo 1989, n. 122) che prescrive standard di un metro quadrato ogni dieci metri cubi di costruzione e non ogni 20 secondo quanto stabilito da una normativa in vigore nel 1967 e applicata dal Comune.
L’avvocato, comunque, non si è detto preoccupato per l’ordinanza del Tar: “La partita è aperta e si giocherà a febbraio, in tempi molto brevi. Va bene così. Il rammarico è che se il ricorso fosse stato presentato qualche mese fa con probabilità avremmo avuto la sospensiva”. La costruzione dei palazzi è stata autorizzata con licenza edilizia 135/62. La proprietà, successivamente, passò a Vincenzo Sagliocco che, negli anni 1994-95, ne iniziò il completamento, ma non lo ultimò. Nel 2007 gli stabili vennero acquistati dalla Sice Srl.
Di avviso opposto Miceli e Zotti.
"La questione è nata negli anni ’60 – ha spiegato Zotti -, la struttura fu costruita in poco tempo, alcuni appartamenti sono stati anche abitati. Poiché già esistenti, gli strumenti urbanistici successivi ne tennero conto, per volume, altezza e parcheggi”. Sono proprio questi 3 punti a essere alla base del ricorso al Tribunale Amministrativo.
“L’impresa attuale, la Sice srl – ha aggiunto il dirigente -, ha messo in campo un’opera di consolidamento strutturale notevolissimo. Quando fu realizzato il fabbricato, infatti, il cemento armato aveva caratteristiche molto diverse dalle attuali, tanto più che la nostra è una zona sismica. Per 40 anni gli edifici non sono stati ristrutturati perché non hanno trovato un acquirente in quanto non collaudati e non collaudabili, in base alla nuova normativa. L’impresa oggi, quindi, ha anche deciso per una diversa suddivisione degli spazi interni. Alcuni vani agli angoli sono stati ‘svuotati’ e creati dei terrazzini”.
Per Zotti e Miceli ciò avrebbe permesso di ‘guadagnare’ volume, poi utilizzato per creare un piano mansardato e l’operazione non avrebbe comportato alcun aumento dello spazio. Altro aspetto è quello dei condoni. I ricorrenti sostengono di avere a disposizione i documenti del 2007 per uno solo degli edifici. “Esistono per tutti i palazzi – è la risposta all’unisono dell’assessore e del dirigente -. Ne possediamo una copia anche se, nel 2004, andarono persi i documenti relativi ai fabbricati”.
Ultima, ma non per importanza, la questione parcheggi. “In materia – ha dichiarato Zotti – non c’era nessun obbligo poiché nel ’63, quando fu concessa la licenza per costruire, non vigevano norme sull’argomento. Ho, però, deciso di pretendere la verifica dei parcheggi per tutti (anche se ho firmato i permessi solo degli ultimi 2), sulla base della legge del 1968 che prescrive standard di un metro quadrato ogni 20 metri cubi di costruzione. La legge Tognoli è ancora successiva (1989) e, dunque, non può essere chiamata in causa”.
“Credo sia stata una buona prassi amministrativa – ha aggiunto Miceli - quella di aver richiesto l’adempimento della prima normativa in materia. La ditta, peraltro, ha tutto l’interesse a realizzare posti auto. Ne sono previsti di esterni ed è al vaglio della Commissione Edilizia la possibilità di costruire un parcheggio interrato di 99 posti, mentre gli appartamenti sarebbero 80”.
Ci sono poi gli oneri di urbanizzazione su cui si è soffermato Zotti: “Per i primi 3 fabbricati essi furono calcolati in 7-8mila euro a edificio. Quelli rilasciati da me, invece, si aggirano sui 60mila euro. Prima si riteneva che per gli interventi di ristrutturazione non si dovessero pagare. Chiederemo che il versamento sia integrato prima del rilascio dell’agibilità”.
“Avere un onere differenziato – ha specificato Miceli - è stata vista come una legittimazione all’idea che non si trattasse di ristrutturazione, ma di nuova costruzione. Non è così. Negli interventi di riqualificazione urbana messi in campo speriamo sempre ci sia un adeguato contorno di vivibilità. Siamo per una crescita della città e il Parco Risorgimento da trent’anni in quelle condizioni non era certo una bella cartolina di presentazione”. Il Tar, con un’ordinanza del 2 luglio, non ha concesso la sospensiva ai lavori perché già in stato avanzato, ma ha fissato l’udienza di merito per il 9 febbraio 2011. “Siamo curiosi di conoscerne l’esito – ha concluso l’assessore - che ci darà anche la misura del nostro agire”. E’ quasi certo per Zotti: “Non concedere la sospensiva è significativo. Se ci fosse stato il minimo dubbio si sarebbe potuta dare anche quella parziale”. Intanto sarà delegato un tecnico dell’Assessorato ai Lavori Pubblici della Regione che, in contraddittorio tra le parti, accerterà la tipologia dell’intervento.
Grazia Palmieri