Via Leopardi, Fuorigrotta, le 20.14 del 24 settembre, il sovrintendente della sezione antiracket della squadra mobile Nicola Barbato e il collega che, insieme a lui, sta effettuando un servizio di osservazione presso un negozio che ha ricevuto una richiesta estorsiva sono appena entrati nell’auto civetta.
Alle 20.14 minuti e 38 secondi sopraggiunge, a piedi, un uomo che nel giro di tre secondi si infila nella vettura aprendo lo sportello posteriore. Si chiama Raffaele Rende. E’ armato. In meno di dieci secondi, l’esattore del racket è già fuori dall’auto. Ha appena ferito gravemente a colpi di pistola il sovrintendente Barbato. Pochi secondi dopo esce anche l’altro poliziotto. In strada, l’uomo a bordo di uno scooter che ha visto la scena resta impietrito, sposta lo scooter e guarda l’agente che cerca contemporaneamente di soccorrere il collega e chiamare aiuto, sbracciandosi a lungo invano, mentre il traffico scorre frenetico, ignaro e anche indifferente di fronte alla tragedia.
Per un paio di interminabili minuti, l’agente resta di fatto solo a gestire una situazione drammatica. Poi, lentamente, cominciano ad avvicinarsi i curiosi e sopraggiungono le volanti. Il filmato, realizzato da un impianto di videosorveglianza, è stato depositato agli atti dell’inchiesta che vede Rende (difeso dall’avvocato Antonella Regine) in cella con le accuse di tentato omicidio e tentato omicidio aggravati dalla finalità mafiosa.
di Dario Del Porto