Giornalisti minacciati e il diritto-dovere di informare: Capacchione, Migliaccio e Capezzuto raccontano la loro esperienza

16:12:26 3226 stampa questo articolo

Nostro servizio - La libertà di informare e di essere informati correttamente esiste? Come fare per tutelarla? Alcune delle domande a cui si è tentato di rispondere durante un interessante convegno svoltosi questa mattina presso il Liceo Classico ‘Pietro Giannone’ di Benevento. ‘Giornalisti minacciati. La professione sotto attacco’: questo il titolo della manifestazione organizzata dall’associazione Sanniopress Onlus e dal Sindacato Giornalisti della Campania con il patrocinio della Provincia di Benevento e dell’Ordine dei Giornalisti della Campania. Ampia la partecipazione sia di studenti che di rappresentanti delle istituzioni.

In particolare sono intervenuti il direttore di ‘Ossigeno per l’informazione’, Alberto Spampinato, il presidente della Fnsi, Roberto Natale, il presidente dell’Assostampa Campania, Vincenzo Colimoro, il vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Mimmo Falco e il presidente dell’Assostampa Sannita, Giovanni Fuccio. Molto apprezzate le testimonianze dei giornalisti ‘minacciati’ Rosaria Capacchione, Arnaldo Capezzuto e Alessandro Migliaccio.

Un saluto ai presenti è stato rivolto dall’assessore alla Cultura del Comune di Benevento, Raffaele Del Vecchio: “Quella della libertà di informazione è una tematica che va anche oltre la stessa professione del giornalista. Dove nascono problemi di questo tipo in una società che si immagina evoluta? Fenomeni del genere stanno purtroppo giungendo anche a Benevento dimostrando che non è più un’isola felice, come alcuni credono. Ne è un esempio quanto accaduto a Danila De Lucia, direttore di ‘Messaggio d’oggi’ che da mesi ormai subisce minacce telefoniche ed epistolari”.

E’ stata poi la ‘padrona di casa’, la dirigente del Liceo Classico, Maria Felicia Crisci a prendere la parola sottolineando l’importanza di un “percorso relativo ai Cantieri di Gratuità. Abbiamo costruito una testata giornalistica, ‘Il Giannoniano’ e sono qui presenti i giovani che faranno parte della redazione. A loro è dedicato l’incontro di oggi affinchè comprendano che la parola è libertà”.

A moderare il dibattito è stato il giornalista Billy Nuzzolillo, presidente dell’associazione Sanniopress Onlus. A lui il compito di introdurre gli ospiti della giornata.

Un lungo intervento è stato quello del direttore di ‘Ossigeno per l’informazione’. Spampinato si è soffermato in particolare sulla vicenda della morte del fratello, Giovanni Spampinato, corrispondente del Giornale di Palermo, ucciso nel 1972, a soli 25 anni perché stava svolgendo con dedizione il proprio mestiere di giornalista. “Quando tiri fuori una notizia scomoda – ha affermato Spampinato – la cosa più brutta non sono solo le minacce di cui si può diventare oggetto, ma l’isolamento totale in cui ci si ritrova, l’abbandono da parte di tutti, anche dei propri colleghi. E’ questo un meccanismo che purtroppo funziona ancora e noi dobbiamo rompere l’ingranaggio, iniziando a parlarne”.

“Devono essere – ha aggiunto il direttore – gli stessi cittadini a difendere i giornalisti minacciati perché in tal modo non fanno altro che difendere anche un loro diritto, quello di essere informati correttamente e in modo qualitativamente elevato. E’ un diritto sancito in tutte le Carte fondamentali. E’ come pretendere di respirare aria pulita o di vivere in un ambiente sano”.
Spampinato ha poi evidenziato come “l’Italia sia l’unico caso in Europa per minacce con cui viene limitata la libertà di informare. Anche la legislazione spesso è confusa in materia”.

“Questo convegno segna la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra”: è così che ha commentato l’evento Fuccio. “Purtoppo – ha continuato – il clima avvelenato che c’è a livello nazionale e internazionale è giunto anche nella nostra provincia e città. Noi abbiamo il compito di andare in fondo al problema ed è dalla scuola che bisogna ripartire. Non c’è bisogno di aspettare nuove leggi. L’importante è far entrare nella coscienza dei cittadini quelle che già ci sono”.

La libertà in quanto tale non può avere condizionamenti. Questo in sintesi quanto spiegato da Falco: “Noi dobbiamo chiedere con la schiena diritta ciò che gli altri chiedono in ginocchio. La libertà è la capacità di comunicare essendo protagonisti del nostro tempo”. Falco infine ha parlato della mancanza di una vera editoria del meridione, definita ‘stracciona’.

E’ stata poi la volta di Colimoro. “Il giornalismo – ha detto – deve riappropriarsi del suo spazio di critica perché in questi anni abbiamo assistito alla dequalificazione della professione. L’ordine deve occuparsi della deontologia dei propri iscritti perché se è vero che il giornalista deve essere libero di informare è anche vero che la libertà ha un limite. Non si possono pubblicare cose non veritiere o tutto ciò che passa per la testa. Un sostantivo che sta scomparendo sempre più è ‘qualità’. La qualità è chiaro che ha un costo. E’ la quantità ad abbatterlo ed è questo il motivo per cui spesso la si privilegia”.

A proseguire il discorso intrapreso da Colimoro sulla necessaria qualità dell’informazione è stato Natale. “Il caso di Avetrana – ha sostenuto – credo sia emblematico. Tali cronache parlano al lato morboso degli spettatori e fanno crescere l’auditel e le tirature dei giornali. E’ un modo di adulterare l’informazione. Perché non parlare della discarica di Terzigno con la stessa costanza o dell’inquinamento delle falde acquifere?”.
Infine un accenno alle minacce subite dai giornalisti in cui a essere messo in questione è “il diritto di sapere e non solo quello di parlare”.

Come detto durante l’appuntamento di questa mattina ci sono state anche le testimonianze di Capezzuto, Migliaccio e Capacchione. Dopo aver iniziato a condurre un’inchiesta per ‘Napoli più’ sulla morte di Annalisa Durante, vittima per caso di uno scontro di camorra, nel quartiere Forcella di Napoli, Capezzuto ha raccontato di aver avuto ben 5 minacce di morte. Una vicenda la sua che si è conclusa con il rinvio a giudizio e poi con una sentenza di condanna di due persone, dedicata da Capezzuto a Giancarlo Siani.

Migliaccio cronista di quotidiani locali nonchè collaboratore del programma di Italia 1, ‘Le Iene’, ha raccontato l’episodio che lo ha visto protagonista il 5 dicembre 2008 quando è stato aggredito fisicamente, con uno schiaffo, dal capo dei vigili di Napoli, Luigi Sementa (aggressione documentata da un video registrato grazie a una telecamera nascosta).

“Il secondo schiaffo – ha detto Migliaccio – l’ho ricevuto dai giornalisti che inizialmente hanno taciuto sulla vicenda. Ora il comandante è stato rinviato a giudizio per lesioni, mentre il pm non ha riconosciuto la sussistenza del reato di sequestro di persona (Migliaccio ha dichiarato di essere stato infatti trattenuto nella Caserma). Ciò che è paradossale è che mentre la minaccia da parte di un camorrista puoi aspettartela, non è lo stesso per le istituzioni che dovrebbero, invece, dare l’esempio”.

Capacchione si è soffermata sull’aspetto legislativo, delle poche tutele per i giornalisti soprattutto di testate minori che non dispongono di un ufficio legale: “A chi sporge querela contro un giornalista non accade nulla, mentre per chi la subisce è un danno in tutti i sensi, anche economico. Sarebbe giusto, dunque, che qualora la querela si dimostrasse infondata, chi l’ha presentata pagasse almeno le spese di giudizio se non anche un risarcimento. Pure la minaccia di querela o di richiesta di un risarcimento danni può essere una forma di repressione della libertà di informare”.

Infine anche De Lucia ha voluto ricordare che “questi episodi che sembrano lontani dalla nostra realtà in effetti non lo sono per nulla. Anche l’atteggiamento di essere messi ‘sott’occhio’ perché non allineati è una forma di camorra”.

Per ulteriori informazioni sul tema dei giornalisti sotto minaccia, è possibile consultare il sito www.cantieridilegalita.it.
Grazia Palmieri



Articolo di / Commenti