Giovani in fuga dalle Universita'. Dati desolanti anche nel Sannio

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Studenti universitari a lezioneStudenti universitari a lezione

Calano le iscrizioni negli atenei italiani. Negativi i dati pubblicati dall’anagrafe degli studenti del Ministero dell’Istruzione e studiati dall’Unione degli Universitari. Il Sannio segue il trand nazionale con un  -5,49%. Gli studenti iscritti sono 349 in meno, passando dai 6352 del 2013-2014 ai 6003 del 2014-2015.

Uno spopolamento continuo quello delle università italiane. A raccontarlo sono i dati forniti dal Miur sui laureati, le iscrizioni e le immatricolazioni negli atenei italiani per l’anno accademico 2014-15.

La maglia nera spetta al sud del nostro Paese dove laviene rilevato il maggior numero di giovani che decidono dopo la conclusione degli studi superiori di non proseguire il loro percorso formativo.

Nel Sannio, la differenza di iscritti tra l’anno 2013-2014 e 2014-2015 è di 349 ragazzi in meno, il 5,49% che assestano il numero a 6003 rispetto ai 6352 degli anni scorsi. Analizzando nel dettaglio i dati si scopre poi che gli immatricolati all’Unisannio nell’anno 2014-2015 sono stati  976 rispetto ai 1094 dell’anno precedente, 118 in meno, segnando in percentuale un -10,79%. 

Cala inesorabilmente anche il numero dei laureati. Nel Sannio si regiatra un -30,60%, passando dagli 843 del 2012-2013 ai 585 del 2013-2014, insomma: 258 unità in meno, con la media nazionale che si assesta a -12,72%. (visiona qui tutti i dati)

Secondo l’UDU – unione degli universitari – “si assiste ad una consistente migrazione di studenti dovuta allo squilibrio nelle politiche e nei finanziamenti per il diritto allo studio tra Sud e Centro e Nord Italia, con un forte propensione verso queste ultime a causa della maggiore certezza nel veder garantita l’erogazione di borse e servizi. Senza dimenticare il pesante incremento di numeri programmati a livello locale che ha colpito particolarmente gli atenei del Sud.”

“Il dato sugli iscritti complessivi (-71.784 in un solo anno pari ad un calo del 4,23%) – dichiara Gianluca Scuccimarra, Coordinatore Nazionale UdU - ci dice chiaramente che senza interventi immediati e strutturali l’università italiana rischia di morire definitivamente. Il crollo degli studenti non è dovuto solo al calo degli immatricolati o al numero di laureati, anch’essi per la prima volta in calo, ma deriva anche da un tasso di abbandono che continua ad aumentare in modo esponenziale dall’ultima riforma Gelmini ad oggi. Non è un caso infatti che si tratti del dato più alto in assoluto di un trend negativo iniziato proprio nel 2010 e che ha portato gli iscritti totali del nostro sistema universitario a passare da 1.787.752 del 2010-11 agli attuali 1.624.208. Un dato che, se confermato, riporterebbe l’Università italiana indietro di 10 anni.”

“Sono dati – scrive ancora l’UdU - ancora provvisori ma estremamente espliciti, cui va sommato il possibile calo dei laureati di 37.616 unità, secondo i dati attualmente presenti sull’anagrafe sarebbe addirittura il primo e consistente calo dal 2003-04. L’università italiana sta morendo e perde migliaia di studenti ogni mese. Di fronte a questo massacro pensare ad una ‘Buona Università’ nata nelle stanze di partito e senza contatto con il mondo universitario sarebbe follia. È ormai indispensabile affrontare le vere priorità dell’università, a partire dalle condizioni degli studenti: finanziamento reale del diritto allo studio da portare a livelli europei, riforma della tasse universitarie per ridurle e introdurre criteri uniformi di progressività ed equità a livello nazionale ed eliminazione dei numeri programmati per favorire l’iscrizione. Se questo non accadrà, se ancora una volta prevarranno slogan e visioni ideologiche, il ‘punto di non ritorno’ per l’Università pubblica si avvicinerà inesorabilmente”.

Michele Palmieri



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