Grandinata devastante, agricoltori e cantine pronti a ripartire. Istituzioni al lavoro, anche la Chiesa: "Non lasciateli soli"

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Danni GrandinataDanni Grandinata

Per alcuni agricoltori le perdite arrivano fino al 90% e la grandinata che ieri ha distrutto il comportato vitivinicolo potrà avere conseguenze anche nella prossima annata. 

Il Sannio produce la metà dei vini campani. Basta attraversarlo, per accorgersi di come i vigneti siano parte integrante di questo paesaggio – composto da colline tufacee – fin dai tempi dei sanniti. Un legame antico, che si è saldato alla cultura e alla saggezza popolare che viene ancora oggi tramandata. Il verde delle coltivazioni, si confonde con i boschi e la scia di DOC e IGT è infinita. Aglianico, Falanghina, Coda di Volpe e Barbera sono da secoli il fattore di traino dell’economia locale e fonte di reddito per centinaia di agricoltori. Oggi, i vini sanniti oggi sono apprezzati e riconosciuti in tutto il mondo e dietro questo risultato ci sono anni e anni di lavoro certosino, di valorizzazione e di ricerca per ottenere un prodotto qualitativo e di eccellenza.

Sono però bastati pochi, intensi, minuti di “tempesta” – pioggia, grandine e vento – per spazzare via quello che con fatica e sacrificio viene custodito e lavorato in queste valli. Un danno di circa 30 milioni di euro(fa sapere secondo una prima stima la Coldiretti Benevento). Ovviamente, non è stato colpito solo il comparto vitivinicolo ma l’intero sistema “agricolo” dagli ortaggi alla produzione di frutti come le ciliegie. Già nell’ottobre del 2015 molti di questi produttori avevano dovuto fare i conti con la furia dell’alluvione che aveva inondato i campi e ricoperto di fango cantine e vitigni. Nei due anni successivi, ci pensò il gelo a decimare i raccolti, la siccità e ieri, la grandine. Eventi, questi, che dovrebbero farci riflettere anche sui cambiamenti climatici, la devastazione continua alla quale si assiste – alle volte muti ed impotenti – e generare una riflessione franca, anche sul senso di corresponsabilità dell’uomo.

C’è chi però - perlopiù giovani, poco meno che trentenni – nonostante le difficoltà, sul territorio ha deciso di rimanere, di combattere e di investire. Uno di questi esempi è Giacomo Simone, che a Castelvenere – il paese più vitato d’Italia – ha fondato la sua cantina dotandola di pannelli fotovoltaici e di un sistema di raccolta di acqua piovana per ridurre i consumi idrici ed energetici e “generare un ciclo produttivo altamente rispettoso della qualità della materia prima e dell’ambiente”.

“I danni su tutta l'azienda li ho stimati tra il 70 e il 90% - racconta Giacomo a IlQuaderno.it – in zone come Bosco e Tore(località del luogo, ndr) il danno è massimo. Le pigne danneggiate mi auguro che riescano a portare avanti quei pochi fiori rimasti e che le viti emettano nuove foglie per poterli nutrire. Il danno maggiore è costituito dalla perdita di buoni tralci per la potatura dell'anno prossimo. Non solo, ma anche i vigneti che sono stati distrutti devono comunque essere trattati e lavorati per disinfettare le ferite ed evitare le malattie fungine. Le barbatelle che sono rimaste senza foglie avranno grosso problemi, dovranno essere bravi i contadini a curarle affinché possa non ricacciare nuovi getti da portare avanti. Io credo che un aiuto anche minimo serva soprattutto a questo, mantenere quello che centro rimasto di buono. Adesso servono trattamenti con rame e concimi fogliari costosi per cercare di sanare le ferite. Per due anni ho subito gelate nello stesso posto e la produzione è stata vicina allo zero perché dopo la gelata la peronospora ha fatto il resto compromettendo l'annata successiva”.

Quando a Giacomo chiedo cosa lo spinge a non mollare la risposta arriva senza tentennamenti: “È come se la terra stessa ti spingesse a non mollare, a darti ancora più da fare per aiutarla, più sta in pericolo e più non hai voglia di lasciarla. È un rapporto diretto con madre natura che tanto ti toglie, ma credimi: le soddisfazioni sono sempre di più. E poi quali potrebbero essere le alternative? Usiamo i laboratori e le serre? No grazie”.

Già ieri, l’amministrazione comunale di Sant’Agata de’ Goti era subito intervenuta per provare a tamponare l’emergenza, quantificare i danni ed inviare una richiesta di calamità naturale, così come il Comune di Castelvenere che ha avviato tutte le procedure necessarie. Sulla vicenda erano intervenute anche le associazioni di categoria come Coldiretti e CIA che definivano “ingenti” i danni e chiedevano risposte certe per gli agricoltori. In queste ore anche la Provincia di Benevento ha predisposto un provvedimento per chiedere interventi concreti alla Regione Campania.

Anche Floriano Panza, sindaco di Guardia Sanframondi uno dei paesi maggiormente conosciuti sul territorio nazionale per la produzione vitivinicola, è intervenuto sulla vicenda: “La grandinata – ha detto il primo cittadino – ha danneggiato seriamente il raccolto delle uve di quest’anno e la conseguente vendemmia. Alcune migliaia di imprenditori agricoli guardiesi, castelveneresi, solopachesi, telesini e cerretesi non avranno alcun reddito e dovranno continuare a sostenere altri costi per evitare di estirpare le viti..Danni incalcolabili per tutte le attività indotte nella valle. La coscienza ci impone di reagire, ciascuno per il ruolo che ricopre. La Giunta comunale di Guardia Sanframondi e’ convocata di urgenza per valutare insieme ad esperti le decisioni da adottare per non lasciare solo chi oggi soffre”.

Parole che sembrano anticipare quelle di mons. Domenico Battaglia vescovo della diocesi di Cerreto Sannita - Telese - Sant'Agata de' Goti, don Domenico Ruggiano direttore Caritas diocesana, don Giuseppe Campagnuolo direttore dell’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro e del Progetto Policoro della diocesi telesina. Una presa di posizione, non solo una nota di solidarietà, che sintetizza il percorso “in uscita” che la Chiesa sta intraprendendo. Una Chiesa che abita il territorio e si schiera. Una Chiesa che percepisce il grido dei deboli, che sia esso di speranza o di aiuto, che si sporca le mani che chiede risposte concrete e non parole: “La spaventosa grandinata che ha colpito il nostro territorio ha devastato campi e colture, annullando i tanti sforzi che gli agricoltori compiono ogni giorno. La perdita del raccolto – osservala diocesi – equivale alla perdita di un reddito e, dunque, molti potranno subire situazioni di disagio. Come Chiesa siamo vicini a queste persone per qualsiasi bisogno e necessità. Inoltre vogliamo rivolgere un appello forte alle istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali: non lasciate soli questi agricoltori, ma ogni sforzo sia compiuto per alleviare sofferenze e difficoltà”.

A rassicurare gli agricoltori anche il consigliere regionale e vicepresidente della Commissione Agricoltura della Campania, on.le Erasmo Mortaruolo: “La Regione Campania anche stavolta non lascerà soli i cittadini sanniti. È la rassicurazione che ho ricevuto dal Governatore della Campania, Vincenzo De Luca al quale ho voluto subito rappresentare le testimonianze e le immagini della improvvisa e surreale grandinata che si è abbattuta inclemente nell'area compresa tra le Valli Telesina e Caudina. Immagini devastanti che hanno colpito il Governatore che si è detto preoccupato per i danni che questa ondata di maltempo provocherà alle produzioni eccellenti campane oltretutto nell'area più vitata del Sud Italia”.

IlQuaderno.it ha anche provato a sentire le due realtà vitivinicole più importanti del territorio: la Cantina Sociale di Solopaca e la Guardiense.

“Stiamo elaborando con il Consorzio di Tutela Vini SannioDOP – riferisce il vicepresidente della Guardiense, Titina Pigna – un puntuale censimento delle superfici interessate dalla grandinata, distinte sia per vitigni coltivati che per intensità del danno subito. Questo ci permetterà di stimare con precisione il deficit di produzione e di ragionare con strategie diversificate sul da farsi sia dal punto di vista agronomico per sostenere i vigneti offesi che di quello relativo all'attivazione di strumenti tempestivi di sostegno al reddito dei viticoltori colpiti”.

Per quanto riguarda il possibile espianto la Pigna ha aggiunto: “Mi auguro di no, ma si potrà essere più precisi solo dopo una corretta stima del danno, non dobbiamo dare spazio all’emozione anche se è oggettivamente difficile ma dobbiamo farci guidare solo da ragionamenti scientifici”.

Sul come ripartire ed i possibili aiuti il messaggio è chiaro: “Facciamo innanzitutto leva sulla capacità di rialzarsi degli invincibili agricoltori sanniti, resilienti ad alluvioni, siccità e adesso a grandinate ma ci aspettiamo e stiamo lavorando in questo senso, senza tregua, sia con la Facoltà di Agraria di Portici per mettere a punto protocolli di produzione adeguati ai danni subiti dai vigneti, che con le organizzazioni di categoria, la regione e l’Unisannio per attivare tempestivi strumenti di difesa del reddito degli agricoltori. Strumenti, capaci di tutelarli sia rispetto ad eventi calamitosi che ad oscillazioni di mercato. Spero che si faccia un serio e definitivo lavoro a questo proposito.

Su quanto sia necessario ragionare sui cambiamenti climatici per Titina Pigna “è assolutamente necessario ragionare in maniera sistemica unendo saperi locali e saperi scientifici. Questa è la modalità che abbiamo scelto per presentare, come territorio, insieme all’Unisannio, al Dipartimento di Agraria della Federico II e a Società di ricerca di primissimo piano, uno specifico progetto di ricerca, utilizzando le opportunità offerte dalla Misura 16 del PSR 2014-2020 della regione Campania. Si tratta di una strategia obbligata, avente l’obiettivo di accrescere il valore e la reputazione dei nostri vini, e la loro capacità di penetrazione sui mercati. D’altronde il cambiamento climatico - la variazione con modalità difficilmente prevedibili con i mezzi a nostra disposizione, del regime termico e idrico - ha assunto intensità crescente proprio nell'ultimo quindicennio. Questo ci impone un grande investimento in conoscenza. L'esperienza di questi ultimi anni ci dice che la fenologia dei nostri vitigni sta cambiando, con riflessi potenzialmente rilevanti sulla qualità e noi, operatori del settore, siamo obbligati, non solo a conoscere ma anche a saper governare questi fattori di cambiamento”.

C’è chi tra gli agricoltori, come Nicola Venditti dell’Antica Masseria Venditti di Castelvenere, ha visto sgretolarsi il presente ed il futuro. “Abbiamo perso su alcuni vigneti anche il 90%. Ripercussioni gravissime sulla produzione, sulla qualità ancora non possiamo esprimerci, ma sulla quantità essa sarà minima. Nessun rischio di espiantare, però sarà problematico trovare i tralci giusti per la potatura dell'anno prossimo. Quindi sarà compromessa anche la prossima vendemmia. Riguardo agli aiuti esterni, sono decenni che gli aiuti all'agricoltura non arrivano con regolarità. Anche le gravi gelate degli anni scorsi, tutti ne hanno parlato, tutti affranti per la grave notizia, ma materialmente non è arrivato nulla. Soli a noi stessi. E così sarà anche stavolta e per le prossime”.

Netto anche il giudizio di Carmine Coletta, presidente della Cantina Sociale di Solopaca: “L’eccezionale grandinata di ieri ha messo in ginocchio tantissime aziende vitivinicole e non solo. Per quanto riguarda le aziende dei nostri soci, l’area colpita è abbastanza ampia e abbraccia diverse zone dei comuni della valle Telesina. Ci saranno sicuramente delle ripercussioni per quanto riguarda la quantità di produzione per la prossima vendemmia, il cui dato numerico è in via di valutazione. Ovviamente il danno non sarà circoscritto solo all’annata in corso, ma si ripercuoterà anche per quella futura, in quanto sono stati tranciati i tralci principali destinati alla potatura. Per quanto riguarda gli aiuti che ci aspettiamo, come ho avuto modo di dire anche in occasione dell’alluvione del 2015, sicuramente avere accanto le istituzioni ci fa molto piacere, ma dobbiamo rimboccarci le maniche sapendo di dover contare sulle nostre forze. Certo, dopo il continuo susseguirsi di annate eccezionali di grandine, gelo, siccità e alluvioni, forse arrivato il momento di interrogarsi seriamente su cosa sta succedendo al nostro clima e quali sono le cause di questi disastrosi cambiamenti. A partire dal basso, dalla coscienza di ognuno di noi, fino ad arrivare a chi è in alto, si deve prendere coscienza che bisogna porre seriamente l’attenzione sulla salvaguardia del territorio E affrontare immediatamente le problematiche ambientali”.

Insomma, il Sannio e gli agricoltori del territorio sono pronti a rialzarsi. Nelle parole è possibile leggere lo spirito indomito di questo popolo che di arrendersi non vuole saperne. Un popolo, che allo stesso tempo chiede comunque attenzione e apre al dialogo anche su temi scottanti come la difesa del territorio.

M.P. 

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