Il cratere di Assteas è tornato a S. Agata. Un allestimento sensoriale che aspira all’estasi

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“L’oggetto del desiderio non si scopre subito, ma ci si arriva per gradi ed il tempo e lo spazio servono a predisporre le persone. Una volta pulito il cervello è possibile avvicinarsi alla bellezza”. Non poteva trovare parole più appropriate la Soprintendente per i Beni Archeologici di Caserta e Benevento, Adele Campanelli, per descrivere il percorso allestito nella Chiesa di San Francesco a S. Agata de’ Goti, che accoglierà e custodirà fino al 17 maggio prossimo, il cratere di Assteas.
Entrare nella Chiesa vuol dire seguire un percorso prestabilito che prepara alla visione in purezza del vaso. Si comincia con la proiezione di un video su S. Agata, per poi fare un passo indietro verso Saticula e la sua necropoli che racchiudeva in se miti e forme che venivano dall’Antica Grecia. ”Attualmente S. Agata sembra emarginata dai luoghi in cui si fa cultura, ma oggi si trova al centro del mondo pronta a cogliere pensieri ed arte propri della capitale della cultura del passato, cioè Atene” – ha continuato la Campanelli.
Superato il primo step si entra nel centro della Chiesa che con il suo soffitto stellato fa da cuscinetto tra l’ingresso ed il cratere. Le luci sono soffuse e calde e l’aria ha un profumo nuovo. Questo passaggio, con il video che viene proiettato, rappresenta l’oggi, l’arrivo del cratere a S. Agata e dando l’occasione, sempre attraverso un filmato ed una voce narrante, di ripercorrere la storia del recupero del vaso. “Il video termina con delle immagini girate in località S. Bartolomeo a S. Agata meno di 15 giorni fa, quando ci siamo accorti che i ‘tombaroli’ avevano operato ancora. E’ per questo che il girato chiude con immagini forti e con una denuncia affinché terminino questi trafugamenti, anche con l’aiuto dei santagatesi” – ha commentato la funzionaria della Soprintendenza, Luigina Tomay.
Solo dopo questo secondo passaggio, la mente è pronta per accogliere la bellezza. Dietro l’altare della Chiesa si entra in un altro box buio, dove sul fondo campeggia il cratere in purezza. Ancora la voce narrante racconta del ceramografo Assteas, di quanto aveva rappresentato sui vasi prima del ‘Ratto di Europa’. Non sono solo i giochi di luce che rendono il vaso ancora più particolare, ma l’attivarsi di altri sensi e sensazioni, con il vento sulle gambe ed il profumo che si respira.
Per il paese caudino, la giornata di oggi rimarrà nella storia: quello che per alcuni può essere solo un vaso, invece rappresenta il senso di una civiltà ed ancor di può l’appartenenza ad un luogo. “Abbiamo per anni inseguito un sogno ed abbiamo lavorato affinché il sogno diventasse realtà. Finalmente il vaso di Assteas è tornato a S. Agata – ha commentato il primo cittadino Carmine Valentino - nella terra che per secoli l’ha custodito con amore e dalla quale con barbarie è stato strappato. Oggi S. Agata vive il suo riscatto e sono certo che l’amore dei santagatesi la preserverà da altre violenze future. Il sogno è diventato realtà anche grazie a tutte le organizzazioni, aziende, artigiani, privati cittadini che hanno, a vario titolo, con il loro sostegno, consentito che oggi, 18 dicembre 2014, a S. Agata venisse scritta una pagina di storia” – ha chiosato Valentino.
“Quella di oggi è la storia di successi, di legalità e del desiderio di correttezza. Oggi abbiamo vinto sulle barbarie e l’ignoranza” – ha commentato prima del taglio del nastro, in una sala ex Cinema gremita, la Soprintendente Campanelli. “Il vaso di Assteas sta a S. Agata, ma non è né di Saticula e né di S. Agata, ma del mondo intero perché appartiene a tutti e rappresenta la cultura e la storia nel senso più alto del termine. Oggi S. Agata non deve più solo conservare il cratere, ma imparare a custodirlo, prendendo quanto di buono viene dalla storia per miglioraci” – ha sottolineato la Campanelli.
La serata del ritorno di Assteas a S. Agata è cominciata con i saluti delle più alte cariche istituzionali del territorio. Il Prefetto Galeone ha raccontato, quasi fosse una favola, la storia del cratere e del ruolo che può avere oggi, “come simbolo della rinascita economica non solo di S. Agata, ma del Sannio intero”, passando poi il testimone al Presidente della Provincia Ricci che ha sottolineato come “il Sannio meriterebbe più spesso i riflettori di stasera per consentire una vera scossa di rinascita” ed ancora ad Andrea Cozzolino che ha letto la serata come “un maggior senso di Mediterraneo nel resto d’Europa”. Sono stati davvero tanti i sindaci della zona a presiedere la serata, a cominciare da quello di Montesarchio, Franco Damiano, che dopo l’allestimento santagatese ospiterà il cratere nel Museo cittadino, quello di Melizzano, ma anche il sindaco di Paestum ed il Direttore del Museo locale. Non poteva mancare, poi, il Comandante del Nucleo Tutela e Patrimonio dell’Arma dei Carabinieri, Elefante, che ha sottolineato come “per tanti anni il vaso di Assteas è stato il nostro oggetto del desiderio. Oggi chiediamo che i cittadini diventino le sentinelle del patrimonio culturale”.



Per la Campanelli “l'importanza dell'avvenimento per la città è come quando una persona importante va in un posto che non si conosce molto e dà lustro al posto. La città diventa il palcoscenico d'onore di un oggetto molto importante, molto noto e ha un grande appeal culturale, e speriamo anche turistico, in modo che le persone siano invitate a vedere questo luogo magico che è Sant'Agata dei Goti. La parola museo è da rifondare, perché si ha un'idea del museo come di conservazione passiva degli oggetti. I luoghi possono diventare espositori, mostre, musei diffusi per mostrare al pubblico ma soprattutto al territorio ed ai cittadini la valenza storica del luogo che li abita. Credo che la città sia pronta ad avere questo, un contenuto «altro» oltre a quello di qualità, di borgo accogliente, che è proprio questa indubbia connotazione culturale. La storia appartiene a tutti. Asteas appartiene al mondo, non appartiene né Saticula né a Caudium. Metaforicamente il viaggio di Europa è il viaggio verso l'amore e verso la vita”.

Nella Melenzio



Articolo di Beni Culturali / Commenti