Il Liceo Guacci di Benevento ospita il Lions Club di Benevento - FOTO

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Il principe di Sansevero, tra storia, scienza e mistero.

Sabato 27 maggio, nell’aula magna del Liceo Guacci si è parlato di Raimondo di Sangro, uno dei più affascinanti ed enigmatici personaggi dell’illuminismo napoletano del Settecento.Il convegno organizzato dal Lions Club di Benevento ha visto la partecipazione di diverse scuole, tra cui il Giannone e il Rummo, oltre al Guacci.

Raimondo di Sangro, il principe di Sansevero, nell’immaginario collettivo, è legato soprattutto alla famosa Cappella omonima e ai singolari capolavori che contiene. In bilico tra arte e scienza, il principe e le sue opere hanno sempre esercitato un misterioso fascino, per i tanti simbolismi, ma anche per le misteriose fatture al limite tra virtuosismo e illusionismo.

Dopo i saluti della prof. Giustina Mazza, dirigente del Liceo Guacci, e di Angelo Falde, presidente della sezione beneventana del Lions Club, il convegno è iniziato con Anna Maria Noto, docente dell’Università di Salerno, che ha relazionato su “Aristocrazia, cultura e potere nel Regno di Napoli”.Dopo aver ricordato che la storia della famosa cappella di famiglia ebbe inizio con Alessandro di Sangro, che fu anche arcivescovo di Benevento dal 1616 al 1633, la studiosa ha ampiamente illustrato la vita e l’opera multiforme del principe di Sansevero.

Gioacchino Scarano ha invece relazionato sulla cappella Sansevero e sulle famose opere che contiene, quali il famoso Cristo velato.Si è soffermato in particolare sulle cosiddette “macchine anatomiche”, ovvero due scheletri veri, di un uomo e di una donna, sul quale è riprodotto tutto il sistema arterioso e venoso di un corpo umano. La leggenda vuole che si tratti di due veri cadaveri, dei quali il principe riuscì a solidificare tutto il sangue con un misterioso procedimento alchemico. In effetti, benché gli scheletri siano veri, il sistema circolatorio fu costruito dal principe con una precisione che ha del prodigioso, soprattutto per le conoscenze anatomiche del tempo. Queste due “statue”, macabro spettacolo che ancora oggi colpisce chi visita la Cappella, sono gli elementi che più alimentano l’aura di mistero che avvolge questo personaggio, in bilico tra scienza e magia, il cui spirito ribelle e anarchico lo portò ad esplorare i più insoliti campi della conoscenza e della tecnologia del tempo.



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