Il M5S fa indigestione di voti, boom Lega. Gli scenari e gli eletti nel Sannio

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Il PD e Forza Italia nel Sannio perdono migliaia di voti, exploit della Lega che supera il 6%. I grillini invece raggiungono un risultato storico. 

Il day after è ormai alle spalle, i conti sono stati fatti ed i giochi sono chiusi. Se Movimento 5 Stelle e Lega posso festeggiare, non possono fare lo stesso Forza Italia e Partito Democratico che perdono milioni di voti e tanti, troppi punti percentuali. Prima però di analizzare il dato del Sannio e parlare dei candidati eletti, è necessario fare una panoramica.

Il dato fornito dall’election day è inequivocabile: al Sud (che già aveva bocciato Matteo Renzi al Referendum) i grillini fanno incetta di collegi, al Nord a farla da padrone sono stati i leghisti. Insomma, il paese è spaccato in due, da un lato chi ha voluto dar fiducia a Lugi Di Maio sperando nel ‘cambiamento’, dall’altro chi ha creduto fino in fondo alla logica del “prima gli italiani”. L’unica cosa certa è la mancanza di numeri per la costituzione di un governo ma l’attesa, tra trattative e possibili coalizioni, non sembra spaventare i mercati. Quello che però nessuno si aspettava è la debacle clamorosa del centrosinistra  - anche a livello puramente tattico il PD potrebbe ritagliarsi uno spazio di manovra - che ruba il ruolo di protagonista a Gary Oldman nel film “L’ora più buia”. Ovviamente, la scelta di Churchill fu diversa, resa o resistenza alla Germania nazista, da quella di Renzi che ha chiuso la porta in faccia a qualunque possibile alleanza. Un passo indietro, sui risultati, per il PD che non si registrava da tempo, ovvero da quando a rappresentare la ‘sinistra’ c’era il PDS di Occhetto. Roba da Prima Repubblica. L’analisi della sconfitta, non ha lasciato indenne Liberi e Uguali dell’ex Presidente del Senato Pietro Grasso, partito nato dalla rottura dei rapporti tra ‘Renzi’ e la ‘vecchia guardia’ e che ha accolto dentro di se Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista (di Speranza, Scotto, Rossi, Bersani, D’Alema), Sinistra Italiana (Fratoianni) e Possibile (Civati).

Il “noi non ci alleiamo con nessuno” – sintomo di rottura – del Movimento 5 Stelle, vista anche la necessità, è stato trasformato dallo stesso Di Maio – in festa nella sua Pomigliano – in “siamo pronti al dialogo ma devono venire a parlare con noi” – sintomo di apertura – precisando però che i pentastellati non sono “né di destra né di sinistra”(ma con idee completamente diverse dal solito populismo). Ciò può sembrare un ossimoro ma è di fatto la trasformazione ‘necessaria’ che i figli di Casaleggio hanno dovuto affrontare prima della scalata. E Silvio Berlusconi? Anche l’uomo di Arcore, deve bere dal calice amaro della sconfitta e fare i conti con il sorpasso, ‘tutto a destra’, effettuato da Matteo Salvini. Berlusconi però ha anche un dubbio, atroce, consegnare la leadership alla Lega o lasciare a Forza Italia il ruolo di ‘stampella’.

Gli scenari

Il voto ci ha consegnato, aldilà delle analisi partitiche e degli autogol del PD, due dati incontrovertibili: la fine dell’ancien regime e la fine della Seconda Repubblica. Quello che resta da decifrare è il futuro: chi governerà? Al centrodestra per governare mancano 25 senatori e 50 deputati ed è difficile pensare che possa ottenere la maggioranza assoluta. Altro scenario, è quello che vede il centrodestra ed il centrosinistra stringersi la mano, ma la chiusura di Renzi è netta. Forse, lo scenario più plausibile è quello che vede Lega e M5S intraprendere un percorso di auto – mutuo aiuto: insieme, Di Maio e Salvini, avrebbero i numeri per governare. La domanda è: chi dei due rinuncerebbe alla leadership? Anche questa ipotesi, dunque, sembra poco percorribile anche perché sancirebbe la rottura del patto tra Lega e Forza Italia che in un modo o nell’altro deve comunque cominciare a pensare al dopo Berlusconi. Improbabile invece la terza via, quella che vede la possibile coalizione tra M5S, PD e LeU. Insomma, al momento, l’unica strada percorribile sembra essere quella di un ‘governo del Presidente’ che abbia come unico scopo quello di lavorare ad una nuova legge elettorale, prima di far ritorno alle urne.

Gli eletti nel Sannio

Passiamo al Sannio. Anche qui, sia il Partito Democratico(15.15%) che Forza Italia( hanno subito il ‘voto di protesta’ che ha premiato il Movimento 5 Stelle che all’uninominale ha raggiunto con Angela Ianaro (eletta) il 44.3% superando Fernando Errico (FI) fermatosi al 30.1% e Carmine Valentino(PD) che ha chiuso al 19%. Nel plurinominale al Senato, il Movimento 5 Stelle conquista ancora un seggio che è occupato dalla sannita Sabrina Ricciardi. Ha del clamoroso il dato della Lega che nel beneventano ha raggiunto il 6%. Sempre al Senato (uninominale) Danila De Lucia del Movimento 5 Stelle (44.5%) è sicura di un seggio a Palazzo Madama, così come Alessandrina Lonardo di Forza Italia (33.2%), resta fuori invece Giulia Abbate del PD che ha raccolto il 16.3%. Dentro anche Umberto Del Basso De Caro, capolista nel proporzionale Avellino-Benevento, Caro che torna alla Camera. A Montecitorio non ci saranno però due big l’ex ministro Nunzia De Girolamo ed il candidato al Sentato Claudio Lotito. 

Michele Palmieri



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