Il Sannio e l'ambiente devastato. Troppi danni, poche risposte

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Mentre a San Lorenzello nella notte tra il 28 e il 29 novembre bruciava senza sosta il Capannone della ditta Lavorgna srl adibito alla selezione dei rifiuti CDR, ad Avellino, e più precisamente a Morra De Sanctis in centinaia protestavano contro le trivellazioni nel Sannio e l’Irpinia durante la visita del premier Renzi. Infine, a Casal di Principe, in tanti hanno attraversato il luoghi simbolo della criminalità organizzata per gridare ancora una volta stop biocidio. I rifiuti ancora una volta al centro di polemiche e preoccupazioni insomma.


I materiali CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) sono un combustibile ricavabile dal trattamento dei rifiuti anche quelli urbani. Per intenderci: plastiche, cartoni per latte, vino, succhi di frutta, gomme sintetiche, resine e fibre artificiali per poi arrivare ai pneumatici fuori uso. È evidente, guardando le foto, che le balle andate a fuoco fossero composte proprio da questi elementi. Qual è il collegamento con l’impianto di Casalduni?
Nello STIR (Stabilimenti di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti) di Casalduni, si effettua esattamente lo stesso processo di lavorazione in maniera sicuramente più elevata visto che si parla di circa 320 tonnellate di rifiuti trattati ogni giorno. Su Casalduni c’è una polemica in atto, non solo per il nuovo parco eolico da 15mw autorizzato dalla Commissione Via-Vas-Vi a poca distanza dall’impianto, o per l’arrivo nel sito dei rifiuti calabresi, o perché lo scorso 4 novembre, proprio nello Stir si è sviluppato un vasto incendio di balle di rifiuti indifferenziati, ma anche per i problemi alla fossa di biostabilizzazione dalla quale fuoriuscivano i liquami, e per il funzionamento di una sola pista. Ma leggendo l’art. 35 dello Sblocca Italia, che danneggia ed annulla letteralmente il diritto alla salute, è facile intuire come i ‘fumi’ sia dei nuovi che dei vecchi inceneritori - che continuerebbero dunque a bruciare CDR – siano all’ordine del giorno.
Insomma un territorio quello del Sannio destinato, secondo le ultime notizie, alla desertificazione ambientale ed abitativa con buona pace poi per le ricerche sui flussi migratori e lo svuotamento dei piccoli centri rurali. Il versante sud orientale del Matese sarà oggetto infatti di ..."modifiche ambientali". Su una fetta di territorio si conteranno oltre alle trivellazioni volute dal Governo Renzi, all’interno dello sblocca Italia( art.36-38 DL133/2014 che anticipa di fatto la modifica del Titolo V della Costituzione), anche ben tre centrali- senza le quali i parchi eolici sono inutili, visto che non saprebbero dove convogliare l’energia prodotta, poi elettrodotti, depositi e lavorazioni di rifiuti – buona parte delle ecoballe di Toppa Infuocata dopo gli attacchi incendiari dello scorso anno sono ancora quasi tutti nello stesso punto da circa ormai un decennio – cantieri per l’alta velocità Napoli – Bari (Corridoio 5 Helsinki – La Valletta) 'minacciano' i prodotti d’eccellenza come la viticultura, l’olivicoltura e i piani di sviluppo rurale messo in piedi da comuni ed enti: proprio su questo argomento si tratta con il sottosegretario Umberto del Basso De Caro per trovare una soluzione.
I ritrovamenti di Sant’Agata De’Goti, Morcone, Tocco Caudio, Castelpagano hanno aperto un vaso di Pandora già menzionato nella Relazione - secondo semestre 2013 -del Ministero dell’Interno sull’attività svolta dalla DIA (Dipartimento Investigativo Antimafia) che definisce la Provincia di Benevento: “ al pari delle altre provincie campane, non esente dal fenomeno dell’illecito smaltimento dei rifiuti”. Un biocidio continuo anche quello che si vive nel Sannio. Il 26 novembre infatti presso la XII Commissione permanente Igiene e Sanità ha ascoltato la dottoressa Annarita Citarella responsabile Registro tumori ASL di Benevento, che ad oggi: “ha completato solo l'acquisizione dei necessari flussi informativi (schede di dimissione ospedaliera relative ai residenti nella provincia dal 2001 al 2009; anagrafi comunali dal 2009 al 2013; anagrafe assistiti dal 2009 al 2013; esenzioni ticket per patologia tumorale dal 2009 al 2013; Registro nominativo delle cause di morte dal 2009 al 2013). È stata inoltre ottenuta la nomina di un tutor ai fini dell'accreditamento del Registro ed è stato installato il software gestionale che consentirà l'avvio delle attività di registrazione”.
Secondo l’Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori) in Campania sono attivi solo 3 registri: Napoli 3 sud, Salerno, Caserta, mentre si legge: “Altri 4 registri, afferenti ognuno a una ASL (ASL Napoli 2 Nord, ASL Napoli 1 Centro, ASL Benevento, ASL Avellino), sono in fase di start up, corrispondente al periodo di avvio della rilevazione dei dati di incidenza (relativi al periodo 2010-2012/13). Solo al termine di questa fase potranno chiedere l’accreditamento ad AIRTUM”. Se in provincia di Benevento si muore meno o di più per questioni legate allo sfruttamento e la distruzione ambientale questo non è dato saperlo con certezza, ancora per un po’. Da non prendere sottogamba anche le parole non nuove del PM anticorruzione Cantone riguardo le grandi opere sulle quali piove: “un grande rischio corruttibilità e la possibile infiltrazione criminale” e ciò lo si potrebbe riferire anche al nuovo affare delle bonifiche. Stessa criminalità che potrebbe addirittura entrare nuovamente in quelle azioni definite speculative dai comitati in difesa del territorio avvezze non poco a tali business, non per ultimo anche l’uscita a breve dei nuovi bandi di raccolta per i rifiuti visti le nuove normative entrate in vigore: ATO(ambito territoriale ottimale e SISTRI).

Ma torniamo all’incendio della Lavorgna srl: è stata appurata quale sia composizione dei rifiuti bruciati? L’Arpac è intervenuto a controllare i valori di diossina emessi nell’ambiente dall’incendio? Confermato l’incidente visto che dalle immagini si evince in maniera equivocabile che l’incendio è partito da un corto circuito sono stati effettuati controlli sull’intero impianto elettrico? Pur non essendoci state ‘intossicazioni’, i cittadini sulla base di quali dati debbono star sicuri? Domande lecite a cui si deve una risposta.

Sul forte impatto ambientale che il Sannio si ritrova ad affrontare, politica locale, regionale e piani nazionali hanno tre direzioni diverse perché nessuno si chiede d’interrogare sul serio le territorialità? Bella domanda, peccato che di fatto i comuni siano stati del tutto esautorati dalle decisioni – per coloro i quali invece le trivelle dovrebbero trovare l’oro nero la nuova contrattazione sulle ‘royalties’ li vedrà percepire appena l’8% - visibilissimo negli articoli 17 e 24. Altro che bonifiche, le ecoballe resteranno abbandonate, in attesa di essere bruciate, i territori ad uso civico venduti con fini escamotage pur di avere mostri di ferro anche all’interno di aree protette, le montagne bucate per pochi spicci e le grandi opere una lunga lingua di cemento sburocratizzata. Da chiedersi però ora è se l’azione giudiziaria o le denunce dei comitati bastino a garantirsi la sopravvivenza.


Michele Palmieri



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