Ius Soli, Campagnuolo replica al dem Leonardo Ciarmoli

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Evangelista CampagnuoloEvangelista Campagnuolo

"Questa legge risulta essere decontestualizzata rispetto al periodo storico che stiamo attraversando".

“Apprezzo la volontà di fare oggettiva chiarezza, come egli sostiene, da parte dell’esponente dei Giovani Democratici. La discussione sull’approvazione dello Ius Soli però, è bene ribadirlo, è ormai al centro dell’agenda politica da qualche mese. Mi sembra evidente che non vi siano i numeri per procedere all’approvazione. Sarà forse per questo motivo che, in ambito nazionale ma anche a Benevento città, si è proceduto con questa azione mediatica dello sciopero della fame a staffetta. Senza demagogia, e senza voler sviare il discorso, ma ci sarà un motivo che ha portato la maggioranza degli italiani a non essere d’accordo con l’approvazione dello Ius Soli? O forse sarebbe il caso di riflettere sul fatto che, la stragrande maggioranza degli italiani ha altre priorità? Problemi sociali, disoccupazione giovanile oltre il limite, cinque milioni di italiani sotto soglia di povertà, problemi di sicurezza”.

Questo è quanto afferma Evangelista Campagnuolo coordinatore provinciale di Forza Italia Giovani nonché componete del coordinamento provinciale di Forza Italia; dopo aver letto la risposta di un Giovane dei Giovani Democratici a mezzo stampa su una personale dichiarazione a riguardo lo Ius Soli(leggi qui)

“Il tema di fondo è che, questa legge risulta essere decontestualizzata rispetto al periodo storico che stiamo attraversando. Allo stato attuale non esistono i presupposti basilari e di condivisione parlamentare per procedere all’approvazione dello Ius Soli. Sara necessario, eventualmente, riparlarne dopo le elezioni della primavera prossima. Non comprendo il motivo per il quale, vi sia una impellente necessità di procedere all’approvazione. Non vorrei essere malizioso e pensare, eventualmente, ad un facile consenso elettorale utile, visti i sondaggi, ai proponenti. E per essere ancora più chiari, vorrei riportare una esperienza personale. In Inghilterra, ad esempio, dove ho parenti stretti, vi sono paletti ancora più stretti. Basti pensare che anche i bambini nati nel territorio britannico, aventi genitori residenti in GB da almeno sei anni, con contratto di lavoro regolare, con contribuzione fiscale nella norma, debbano comunque sostenere un esame al raggiungimento del sedicesimo anno di età, al fine di riconfermare la cittadinanza britannica. Solo il 9% riesce in questo, anche perché l’esame non è certo una passerella. L’attuale legge in Italia, ha come principio base quello di credere nella famiglia quale nucleo della società, estremamente importante per l’integrazione. Perché l’integrazione nonché la cittadinanza italiana, sono percorsi personali fondati su diritti e doveri ma soprattutto sulla volontà di integrarsi. E, lo dico con tutta chiarezza: non è necessario un aspetto formale per integrarsi se non vi è una chiara volontà personale”.



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