L'Istat fotografa l'Italia. Nel Sannio il dato occupazionale scende vertiginosamente

15:44:26 3423 stampa questo articolo
Benevento. Corso Garibaldi Benevento. Corso Garibaldi

L'Istat ha presentato ieri il suo studio sullo stato del Paese mentre oggi La Stampa illustra il suo lavoro sullo stato occupazionale nelle province italiane. 

"Noi Italia", lo studio condotto e pubblicato ieri dall’Istat  ci offre la cartina al tornasole dello stato del nostroPaese. Sotto la lente d'ingrandimento popolazione, lavoro, industria, criminalità, situazione economica delle famiglie. Tra i 100 indicatori divisi in sei macro aree e 19 settori statistici, quello con i tassi più alti soprattutto al Sud ed in particolare a Benevento è quello che fa riferimento alla disoccupazione giovanile.

I dati parlano chiaro. Per quanto riguarda la popolazione il “Bel Paese” è quarto per demografia dietro Germania, Francia e Regno Unito mentre le regioni più popolate sono Lombardia, Lazio e Campania. «Il Mezzogiorno – scrive l’Istituto di Statistica – è l'area più popolata del Paese anche se è cresciuta meno nel periodo 2004-2014. Al 1° gennaio 2015 ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani e 55,1 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa, valori in continua ascesa negli ultimi anni. Secondo le prime stime relative al 2015, per la prima volta negli ultimi 10 anni la speranza di vita alla nascita arretra, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7). Nel Mezzogiorno i valori della speranza di vita si confermano al di sotto della media nazionale». 

Cala anche il dato di stranieri presenti in Italia. «All'inizio del 2015 risiedono in Italia oltre 5 milioni di cittadini stranieri (1,9% in più rispetto all'anno precedente) che rappresentano l'8,2% del totale dei residenti. Alla stessa data sono regolarmente presenti 3.929.916 cittadini non comunitari (55mila in più rispetto al 2014). Il flusso in ingresso di cittadini non comunitari verso il nostro Paese risulta in flessione: nel corso del 2014 i nuovi permessi rilasciati sono stati quasi il 3% in meno rispetto all'anno precedente. La riduzione dei nuovi ingressi ha riguardato soprattutto il Nord-est del Paese, mentre nel Mezzogiorno si è registrato un deciso aumento (quasi 8mila in più), a seguito soprattutto degli arrivi per mare di persone in cerca di protezione internazionale».

Cultura e tempo libero. «Nel 2015 si stabilizza la quota di persone che leggono quotidiani (47,1%) e aumenta leggermente quella di chi legge libri, anche se è ancora sotto il 50%» Se al Centro ed al Nord aumenta invece il numero delle persone che decide di visitare un museo o un sito archeologico ma si registra un incremento anche in coloro che decidono di andare al cinema, al Sud rimane bassa. Inferiore alla media, nel Mezzogiorno, anche il dato di chi pratica sport. Per quanto riguarda la criminalità diminuiscono gli «omicidi volontari (0,78 per 100mila abitanti) e le rapine (64,5)». In rialzo invece le denunce riguardanti i furti «(420,9 per 100mila abitanti)». Le donne sempre più vittime «è di sesso femminile il 31,1% delle vittime di omicidio, nel 55% circa dei casi l’assassino è il partner o ex partner (dati 2014)».

Nello scorso anno secondo l’Istat il 47,4% delle famiglie si dice «abbastanza soddisfatto delle delle proprie condizioni economiche con aumenti soprattutto nel Mezzogiorno e nel Centro. Stabile invece «l'incidenza della povertà - relativa e assoluta - quella assoluta il 5,7%». Nel 2013 la spesa pubblica per l’istruzione ha inciso sul Pil «per il 3,6% a livello nazionale, raggiunge il 6,0% nel Mezzogiorno - dove è più numerosa la popolazione in età scolare - e scende al 2,7% al Nord-ovest, unica ripartizione in cui l’incidenza della spesa è leggermente aumentata nell'ultimo anno».

Sforano invece i 2milioni - 2,3 milioni (25,7% del totale) - i giovani tra i 15 ed i 29 anni che nel 2015 non sono inseriti in un percorso scolastico o formativo e non sono impegnati in un'attività lavorativa. Proprio su questo punto si è focalizzato il lavoro pubblicato stamani da “La Stampa” e scritto dal data journalist Davide Mancino. Il Sannio perde posizioni e la crisi è tutt’altro che lontana. Sono tantissime infatti le persone che hanno perso un lavoro, il tasso occupazionale è sceso tantissimo e Benevento è una di quelle province in cui il dato è più accentuato. Nel 2004 le persone occupate tra i 15 ed i 24 anni erano il 21.7% tra gli uomini ed il 13.1 nelle donne (uomini: 12.9% nel 2012 e 15.7 nel 2015. Donne: 15,8% nel 2006, 5.4% nel 2011 e 8.2% nel 2015).

Il tasso occupazionale nelle persone tra i 25 ed i 34 anni era del 73.5% nel 2004, il dato e poi sceso vertiginosamente nel 2014: 44,2% mentre è risalito nel 2015: 52,4%. Nelle donne invece era del 39.7% nel 2004 poi salito al 42,9% nel 2007 prima di precipitare al 21,9% sia nel 2014 che nel 2015.

Il calo più drammatico lo si registra nelle persone tra i 35 ed i 44 anni si va dall’88,1% del 2004 al 59,1% del 2015. Nelle donne il tasso più alto è quello del 2006 quando risultava occupato il 53,2% mentre nel 2015 lo era solo il 37,1%. Risultava occupato nel 2006 invece l’84,1% degli uomini di età compresa tra i 45 ed i 54 anni nel 2015 lo è invece solo il 71,4%. Tra le donne il dato più alto è quello del 2005 con il 59%, quello più basso si è registrato nel 2014: 33,6% mentre nel 2015 il tasso è pari al 42,9%.

Nel 2008 risultava occupato invece il 33,4% delle donne tra 55 ed i 64 anni (dato più basso i 26,8% del 2004) mentre nel 2015 lo era solo il 29%. Situazione diversa per gli uomini: il dato più alto è quello del 2015 con il 61,7% (dato più basso nel 2014: 44,3%) mentre nel 2004 il tasso di occupazione per questa fascia d’età era del 51,3%. Dati che fotografano una situazione imbarazzante e abbastanza preoccupante.

Ma torniamo ai dati Istat. Per quanto riguarda la salute ed il welfare nel 2013, «la spesa sanitaria pubblica italiana si attesta intorno ai 2.400 dollari pro capite a fronte degli oltre 3.000 spesi in Francia e Germania. La quota di spesa sanitaria privata è pari al 22,6% del totale, inferiore di oltre un punto percentuale rispetto a quella tedesca ma superiore a quella francese. I tumori e le malattie del sistema circolatorio sono le patologie per cui è più frequente il ricovero ospedaliero. Nel Mezzogiorno la mortalità per tumori è inferiore alla media nazionale, mentre è più elevata quella per malattie del sistema circolatorio. Il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere di un paese, continua a diminuire; nel 2013 in Italia è di 2,9 per mille nati vivi, tra i valori più bassi in Europa. 5 Gli stili di vita degli italiani continuano al migliorare. Nel 2014 si riducono i consumatori di alcol a rischio (15,5%), i fumatori (19,5%) e le persone obese (10,2%). A livello territoriale la quota più alta di consumatori di alcol si ritrova nel Centro-Nord mentre l’obesità è più diffusa nel Mezzogiorno».

La spesa per la protezione sociale invece, «nel 2013 era di circa il 30% del Pil mentre il suo ammontare per abitante sfiora gli 8mila euro l’anno. All’interno della Ue28, l’Italia presenta valori appena superiori alla media, sia in termini pro capite sia di quota sul Pil. La spesa per prestazioni sociali (19,5% del Pil nel 2013; 5.208 euro pro capite) è solo in parte coperta dai contributi sociali (14,2% del Pil) come emerge dall'indice di copertura previdenziale inferiore a 100 e in progressiva diminuzione dal 2008. Rispetto al 2012 è aumentata, invece, l'incidenza sul Pil della spesa per le pensioni (16,9%)».

Nell’ambito turistico si contavano «nel 2014 in Italia 158.412 esercizi ricettivi con più di 4,8 milioni di posti letto, in crescita rispettivamente dello 0,6% e del 2,6% sul 2013. L’offerta italiana è superiore a quelle di Germania, Spagna e Francia, ma inferiore, tra le altre, all’offerta di Croazia, Austria e Grecia». Cala il numero delle imprese, «nel 2013, in Italia operavano circa 62 imprese ogni mille abitanti, un valore tra i più elevati del continente europeo. La dimensione media delle imprese italiane, pari a 3,8 addetti, è di gran lunga inferiore al dato medio europeo (5,9). Sotto il profilo territoriale, la dimensione media si conferma più bassa nel Mezzogiorno (2,8). Il tasso di imprenditorialità – calcolato come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese – si attesta al 30,2% e risulta secondo solo a quello della Grecia fra i paesi dell’Unione europea; tra le maggiori economie dell’area, Germania e Francia presentano quote decisamente più contenute (8,3 e 9,5%). La struttura produttiva italiana presenta le peculiarità di alcune economie dell'area mediterranea, dove prevalgono le forme più legate alle tipicità del territorio. La micro impresa nel settore dei servizi domina il panorama delle attività del sistema economico italiano. Rispetto alla media nazionale, nel Mezzogiorno prevalgono le micro imprese, sia di servizi sia dell’industria, nel Nord-ovest è più diffusa la grande industria, nel Nord-est le micro e piccole imprese dell’industria e nel Centro le grandi imprese dei servizi. L’Italia è tra i paesi dell’Unione a più bassa intensità autostradale, ben lontana dai valori di Spagna, Francia e Germania. Nel 2014 il trasporto di merci su strada ha sviluppato un traffico di poco inferiore a 118 miliardi di tonnellatekm (Tkm), in calo del 7,4% rispetto al 2013. Il volume di traffico italiano, pari a 19,4 milioni di Tkm per 10mila abitanti, è inferiore a quelli di tutti i principali partner dell’area dell’euro e si pone tra i più bassi nell’Ue28. Nel 2014 l’Italia dispone di una rete ferroviaria pari a 27,4 km ogni 100mila abitanti, con una disponibilità sostanzialmente analoga nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno. In ambito europeo, il nostro è tra i paesi con estensione relativa minore, seguito da Regno Unito, Portogallo, Grecia e Paesi Bassi. Il tasso di motorizzazione è pari a quasi 610 autovetture ogni mille abitanti, in lieve aumento rispetto al 2013. Nel 2014 si è attenuato il trend discendente della mortalità per incidenti e le vittime della strada risultano 55,6 ogni milione di abitanti.

Nel Mezzogiorno c'è una maggiore propensione a spostarsi a piedi, mentre nel Nord-est è più frequente l'uso dei mezzi di trasporto, sia per gli occupati sia per gli studenti. Nel 2013 la spesa per ricerca e sviluppo aumenta in Italia sia in termini assoluti sia in rapporto al Pil (1,31%). Tale valore è inferiore a quello medio europeo (2,03%), ancora distante dall’obiettivo nazionale della Strategia Europa 2020 (1,53%) e dal target europeo del 3%. Il 93,5% delle imprese italiane con almeno 10 addetti si connette a Internet tramite la banda larga (anno 2014), un valore superiore alla media Ue28 ma ancora distante da quelli dei paesi europei di testa come Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Slovenia (98%)».

Nel 2014 continua il calo nella produzione di rifiuti urbani «487,8 Kg per abitante, circa 3 kg in meno rispetto all’anno precedente. A livello territoriale, le maggiori quantità di rifiuti urbani si raccolgono nelle regioni del Centro Italia. Nel 2014 diminuiscono sia i consumi elettrici (-3% circa rispetto al 2013) che la produzione lorda di energia elettrica (-4,3% rispetto al 2013). I consumi sono stati pari a 4.710,3 kWh per abitante, il valore più basso degli ultimi 12 anni; la produzione lorda di energia elettrica si è invece attestata a 46 GWh per 10 mila abitanti, in flessione per il terzo anno consecutivo».



Articolo di Lavoro / Commenti