La cantina Manimurci per la presentazione del Taurasi Poema 2004
18:58:46 4617
Il Taurasi “Poema 2004” della Cantina Manimurci di Paternopoli, zona Docg del Taurasi, ha fatto la sua entrata ufficiale in scena, dopo la breve apparizione ad Anteprima Taurasi. Sede dell’evento, il nuovo locale “Al Palazzo”, di Carife, un presidio del gusto, in pietra, disegnato dall’architetto Gaetano Iannuzzi.
In quest’atmosfera Carmine Aliasi, l'anima organizzativa dell’azienda, ha dato appuntamento ai soci del club “Enohobby” di Napoli, presieduto da Lia Ferretti, e a un gruppo di giornalisti specializzati, ai fini di coniugare il Taurasi “Poema 2004” ad alcuni piatti tipici irpini, preparati dalla chef Milena Di Donato.
La degustazione è iniziata con un aperitivo di affettati locali in abbinamento alla Coda di Volpe e al Greco di Tufo della cantina Manimurci. Due bianchi di grande impatto e dai profumi decisi, ben equilibrati. Si è passati a tavola. La parola al giornalista gastronomico Luciano Pignataro che dopo gli auguri per il venticinquesimo anniversario del club Enohobby ha evidenziato la particolarità dell’incontro, quale tentativo singolare di fare degustazione in un posto, come Carife, fuori dalle rotte tipiche del vino. La parola è passata al giovane enologo Antonio Pesce che ha così descritto il protagonista della giornata: “Sin dall’inizio, il Taurasi Poema 2004 segna un netto distacco con la precedente edizione. La 2003, infatti, è più fruttata anche se ugualmente fresca. La raccolta della sua uva è avvenuta agli inizi di novembre. I tannini sono imponenti, la trama fra naso e bocca è giocata sostanzialmente sull'irrequietezza del vitigno, sulle caratteristiche forti di un'annata destinata a durare nel tempo, sulla forza del terrori di Paternopoli. E’ un vino elegante, risultato ottenuto dalla maggiore escursione termica. Fermenta sulle bucce per oltre diciotto giorni, per ulteriori diciotto mesi in grandi barrique, per poi terminare la fermentazione con un anno passato in bottiglia. E’ un vino di struttura, di quattordici gradi. Esce in cantina ad un prezzo di diciotto euro, il rincaro non è controllabile”.
Uno sguardo ad alcuni delle quindici tipologie degli altri prodotti della cantina: “Rossocupo”, un Aglianico Campi Taurasini di buona fattura che ha sempre raccolto grande consenso di critica e di mercato. “Quattro Contrade”, un Aglianico doc che affina con microssigenazione in bottiglia almeno 4 mesi.
Carmine Aliasi, ha poi presentato al Quaderno la sua azienda: “E’ nata
nel 2002, con tale nome che sta per Fonte di Venere e che è stato dato dai Romani conquistatori al territorio di Paternopoli. Sei soci hanno dato vita al sodalizio agricolo, con gestione diretta dei vitigni. Nello scorso anno si è avuto un rinnovo della compagine sociale, con un cambio imprenditoriale e generazionale, capace di dar vita a nuovi stimoli e iniziative.
Ventimila le bottiglie vendute nel 2007, tutte prodotte in purezza. La nostra miglior forma di pubblicità è il passaparola sia in Italia che all’estero.
Esportate?Si, per il 20-25%. In Germania, Belgio, Olanda, Bulgaria, Svizzera, Stati Uniti e Canada. Siamo anche fornitori della Costa Crociere.
Quanti dipendenti ha l’azienda?
Cinque.
Quanti gli ettari di terra?
Diciotto in totale. 5 ettari di questi vigneti risalgono al 1908 e li gestiamo a mano con un processo lento e costoso solo perché crediamo che rappresenti la nostra memoria storica, una ricchezza di qualità e stabilità degli impianti che fa vendere di meno ma identifica l’azienda.
Fatturato?
750mila euro l’anno.
Il premio che vi ha dato maggiore soddisfazione?
La Gran Menzione al Vinitaly 2003.
Progetti?
Creare un’azienda vinicola visitabile per l’enoturista. La creazione di un’area per camperisti e camere di pernottamento per gli ospiti.
Rimpianti?
Tanti. Avevamo sottovalutato l’enorme mole di investimenti continui. La liquidità è fondamentale e le banche non sempre supportano queste iniziative.
Ha poi avuto inizio il pranzo: Sformato di radicchio con ricotta, Zuppa di cicerchie con tartufo nero, Ravioli al ragù di cinghiale, Filetto di manzo all’Aglianico. Un pasto tradizionale ma rivisitato pur mantenendo la sua semplicità. Uno scorcio alle Cantine Ferraro, lì presenti, che hanno mostrato l’ultima loro creazione: la bottiglia in lava. Una bottiglia in vetro, al cui esterno è stato spruzzata la pietra lavica polverizzata e infornata a 600 gradi. Un contenitore particolare per i vini dell’area vesuviana con tappo in gomma lacca e una controetichetta identificativa su cui è apportato l’anno dell’eruzione del Vesuvio: il 79 d.C.
Federica De Vizia