Cerreto Sannita accoglie il suo nuovo vescovo mons. Battaglia, il prete che lotta contro le ingiustizie - LE FOTO

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Mons. Battaglia. dietro il vescovo emerito mons. De RosaMons. Battaglia. dietro il vescovo emerito mons. De Rosa

A Cerreto Sannita l'ingresso del nuovo vescovo diocesano mons. Domenico Battaglia. Migliaia i fedeli presenti che hanno accolto con calore il nuovo presule.

“Mi so scordato di dirvi una cosa: chiamatemi don Mimmo e datemi del tu”. Si è concluso così l’intenso pomeriggio “di festa” per la diocesi di Cerreto Sannita – Telese e Sant’Agata de’Goti che ha accolto, dopo la rinuncia per sopravvenuti limiti di età di mons. Michele De Rosa, il suo nuovo pastore mons. Domenico Battaglia. Una frase che lascia trasparire tutta l’umiltà, la voglia di venire incontro alle persone, l’azione pastorale di “don Mimmo” ordinato nella Cattedrale di Catanzaro il 3 settembre scorso e definito il prete "che lotta contro le ingiustizie e sta vicino agli emarginati". 

Un unico grande abbraccio, delle mani sempre tese: ecco quali potrebbero essere le immagini per sintetizzare i gesti, visti, e le parole, ascoltate, questo pomeriggio. Coraggio, il sostantivo più usato dal nuovo vescovo – ne ha fatto anche il suo motto: Coraggio, alzati, ti chiama – un appello forte, lanciato alle coscienze, al mondo della politica . “Il rapporto con le Istituzioni sarà centrale nella mia azione pastorale – ha pronunciato dal palco posto in piazza Luigi Sodo – pur mantenendo le dovute autonomie. Rapporto che in Calabria è stato non facile, anzi, ho vissuto anche delle disillusioni, per il modo di intendere il mio essere prete tra gli ultimi”.

Un rapporto dunque, quello che il nuovo presule sannita vuole instaurare con sindaci, mondo delle associazioni sia cattoliche che laiche che di volontariato, teso a difendere il ‘bene comune’. “Il Sannio è un po’ come la Calabria – ha proseguito – manca il lavoro, i diritti civili essenziali alle volte diventano merce di scambio per il potere. Dobbiamo lavorare per il riscatto di questa terra e mettere al centro, sempre, le esigenze dei poveri e degli indifesi”.

È un fiume in piena don Mimmo, ripete più e più volte, provando a guardare tutti negli occhi: “coraggio, rialziamoci”. Dona speranza, predica cambiamento, abbraccia uno ad uno i malati i bambini, dispensa sorrisi, carezze e le tante tantissime persone presenti sembrano già pronte a battagliare con lui, purché dice, “siano battaglie autentiche”. “Sarò con voi – continua – contro le infiltrazioni e gli affaristi perché la Chiesa non deve aver paura di sporcarsi le mani se lotta e lavora per favorire la dignità di ogni uomo e ogni donna. Diremo no ai privilegi e si ad una chiesa che si apre, che si fa strada. Denunceremo le omissioni in difesa del bene comune”.

Poi si rivolge ai tanti politici locali presenti. “La politica è la promozione del bene comune, non serve a prendere poltrone”. Poi torna a parlare a quella che già chiama “la mia gente”: “servono sogni, uomini e donne che vogliono rischiare e lavorare per un mondo più unito e giusto”.

Già, “giustizia” è un’altra di quelle di parole che mons. Battaglia pronuncia spesso e con determinazione. “La giustizia – spiega – si costruisce sul rispetto dell’altro, non è una formalità e questo è anche il senso della parola legalità”. Poi con tono dolce, ma allo stesso tempo fermo dice, “Mai dare per carità quello alla gente spetta per giustizia”. Parla inoltre di sicurezza sociale, solidarietà, cita don Milani e il suo famoso motto ‘I Care’, “mi interessa – aggiunge – tutto quello che si muove sul territorio”.

Prima di lui a dargli il benvenuto era stato Giovanni Parente, primo cittadino di Cerreto Sannita. Un discorso anche quello pronunciato dalla fascia tricolore che sembra contiguo: “combattere le diseguaglianze sociali attraverso la sinergia tra le Istituzioni. La globalizzazione ha unito ma non ci ha reso fratelli”. Rivolgendosi al nuovo vescovo dice, “Eccellenza, noi non la conosciamo ma siamo sicuri che saprà raccogliere il testimone lasciatole da mons. De Rosa. La città di Cerreto fino ad oggi ha accolto 66 vescovi e siamo onorati di accogliere anche Lei. Vorremmo insieme disegnare il futuro dei nostri giovani e del territorio e la ringraziamo in anticipo per quello che farà”.

La giornata di mons. Battaglia però, è cominciata presto. Stamani infatti la prima tappa è stata quella effettuata all’Istituto Penale Minorile di Airola, così come promesso, che nelle scorse settimane ha vissuto attimi di tensione culminati in una rivolta e poi proseguito con la visite al Monastero delle Clarisse. "Non è un luogo dove depositiamo le cose che non vorremmo vedere - ha detto - le mafie non vanno rispettate". Poi predica un "cambiamento della cultura della pena, servono investimenti in cultura ed educazione. La Chiesa sarà presente li dove si materializza il disagio e dovremo avere il coraggio di trasformarlo in opportunità". Nel pomeriggio il momento di preghiera nel Santuario della Madonna delle Grazie. In auto ha poi proseguito verso il suo percorso fino alla Chiesa di Sant’Antonio da li a piedi, invece, ha raggiunto la piazza e la Cattedrale. L’inizio della celebrazione, la lettura della nomina papale, la presa di possesso della cattedra episcopale la consegna del pastorale (di legno, proveniente da un albero del Centro Calabrese di Solidarietà che ha diretto per anni. Anche la croce pettorale è in legno proveniente da un albero del suo paese natio: Satriano) il monito alla politica e l’omelia. “Quanti Bartimeo, quante persone scomode, quante persone sono morte infondo al mare, quanti quartieri invisibili, quanti diversi abbiamo incontrato, quanti giovani Bartimeo. Finanche Gesù si fermò ad ascoltare, lo fece per capire e comprendere il dolore, perché in quel dolore riconobbe il suo. In quel dolore vide l’umanità”.

Parole piene, che raggrovigliano lo stomaco, quelle pronunciate da mons. Battaglia che poi continua, “Abbi pietà non è una resa, non è un’umiliazione è bensì il grido della fragilità, quella fragilità che ha il bisogno di essere riconosciuta”. Ancora una volta allora, pronuncia la parola “coraggio” e poi alla Chiesa dice, “Fermati, ascolta questo grido: sii speranza, mano tesa, ospedale da campo, esci dall’isolamento”. Ai presenti lascia un compito, “fare la propria parte, tutti. Rompere gli schemi, impegnarsi in maniera plurale”. Ed ancora, “Chiesa getta via il mantello dei compromessi, delle false promesse. Abbandona la religiosità fatta da precetti e tradizione, i legami di complicità con il potere, prendi le distanze da Pilato. Lasciati alle spalle la prostrazione e vestiti di dignità, la stessa di Cristo”.

Un messaggio forte, di novità, che ha entusiasmato e che spetta ora a don Mimmo trasformare in azione pastorale concreta. Parole pronunciate dinanzi ai tanti vescovi presenti: mons. Valentino Di Cerbo, il nunzio apostolico emerito mons. Antonio Franco, mons. Francesco Piazza originari della diocesi telesina, mons. Felice Accrocca arcivescovo di Benevento, mons. Arturo Aiello, mons. Orazio Soricelli, mons. Francesco Marino, mons. Gennaro Pascarella, mons. Luigi Moretti, mons. Antonio De Luca, mons. Ciro Miniero, mons. Vincenzo Bertolone arcivescovo metropolita della arcidiocesi di Catanzaro – Squillace (dalla quale proviene mons. Battaglia) ed il cardinale di Napoli e presidente della Conferenza Episcopale Campana, sua eminenza Crescenzio Sepe

Michele Palmieri



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