'La finestra verde', presentato il secondo romanzo di Generoso Biase

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Storia di storie, viaggio alla ricerca dell’assoluto e della propria interiorità, nostalgia e sentimento, destino ed emozione, realtà e sogno, tutti elementi del racconto “La finestra verde” , secondo romanzo di Generoso di Biase che l’autore ha presentato presso la libreria Luidig.
Una finestra verde al piano terra che si affaccia su un lembo di spiaggia, due giovani che hanno scelto quel luogo per stare insieme e guardare il mare, un uomo avanti con gli anni che li osserva dietro la finestra semichiusa e poi il loro incontro, le affinità intellettive fra la ragazza e Edoardo, l’uomo proprietario della casa della finestra, così si apre la storia che ben presto coinvolge i personaggi ed i lettori nel percorso difficile di un uomo che , attraverso il racconto di se stesso e di un enigmatico amico fraterno e delle sue dolorose vicende familiari, vuole trovare la strada verso quell’assoluto cui ha sempre anelato e che rappresenta l’agognato sogno della sua intera vita. Misteriosamente e sorprendentemente il sogno dell’uomo trova nella mente e nell’anima di Marta, la ragazza della spiaggia, inaspettati spazi di affinità e coinvolgimento in un percorso che non diventa mai rapporto sentimentale, ma assume i caratteri di un’attrazione intesa come condivisione dell’intimo. Il rapporto della ragazza con l’uomo finisce con l’infastidire Gabriele, il ragazzo di Marta, fino alla crisi del rapporto fra i due giovani cui Edoardo assiste impotente, ma a cui non sa porre rimedio, vittima di un egoismo tutto umano che non gli consente di allontanare la giovane. Le emozioni prendono dunque il sopravvento, le parole ed i consapevoli e condivisi silenzi dei due nei loro incontri davanti ad un mare ora brillante, ora argenteo, ora rosso per il tramonto del sole, finiscono con la lenta scoperta “di condividere qualcosa”, di avere bisogno entrambi di scavare dentro di sé alla ricerca di risposte che nessuno dei due ha mai saputo trovare, di dare spazio a quel rinnovamento che cambierà il loro destino. Niente sarà dunque come prima, non solo per loro, ma anche per tutti quelli che stanno loro accanto; cambia il rapporto di Marta con la madre, opaca figura di donna che, anche quando le parla, sembra vivere altrove, cambia anche quello della ragazza con il padre, da sempre distante , ma ora quasi estraneo, si modifica il rapporto di Edoardo con se stesso che, già vittima di insonnia, si ritrova a prendere sonno più facilmente, quasi che il parlare con la giovane gli avesse infuso una nuova forza che si contrapponeva alla rassegnazione di una vita sbagliata. Severo il giudizio dell’uomo con se stesso, determinata la scelta della ragazza di non mettere fine a quel rapporto, inevitabile il ripetersi dello sciabordio del mare come sottofondo alle emozioni. Un rito che però si spezza con l’arrivo della tempesta, burrasca del cielo e del cuore, momento di separazione tra i due per un imprevisto trasferimento del padre di Marta, ma anche attimo di consapevolezza della giovane che, in uno scritto all’uomo, confessa di aver catturato il suo assoluto nell’amicizia che li ha legati, che la sua ansia dell’esistenza si è trasformata in ansia di raccontare se stessi e quella parte nascosta del suo io che spesso ignoriamo , o vogliamo ignorare. Lo sguardo e la concentrazione dell’uomo si sposta allora dal sogno alla realtà, quasi parafrasi della separazione tra cielo e terra che la finestra impersona, torna in primo piano il mare e “quel piccolo suo mondo, il loro mondo”, i gozzi dei pescatori mossi dalle onde, “ gli schiocchi causati dal tendersi delle corde che li legavano all’attracco”, l’inevitabile scorrere del tempo verso il suo epilogo, l’andare della vita simile alla corsa di un corridore verso una meta mai raggiunta, riducendo il proprio andare ad un semplice correre, quasi ‘corridore della vita’. Ma può un sogno morire e svanire nel nulla? I sogni possono produrre tangibili e concreti effetti o sono destinati a rimanere nuvole passeggere o soffi di brezza marina? Il sogno di Edoardo è destinato, nell’andamento del racconto, a diventare foriero di ulteriori cambiamenti della realtà, quasi lo svelarsi del senso profondo dell’angoscia di una vita che, attraverso i sentimenti, produce nuovi sipari esistenziali, per la giovane Marta e per tutto quel mondo che, in silenzio, le è stato intorno, quasi il raggiungimento di quell’assoluto tanto anelato dall’uomo, un assoluto fatto di malinconia, destino, bellezza e infinito.
Eusapia Tarricone



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