La leggenda del numero 7. Imbriani, 40 anni il 10 febbraio: "Auguri capitano"

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Carmelo ImbrianiCarmelo Imbriani

Il 10 febbraio del 1976 nasceva a Benevento Carmelo Imbriani, indimenticato capitano giallorosso. Carmelo scomparirà a causa della malattia di Hodgking il 15 febbraio del 2013 a soli 37 anni. Proprio in occasione del terzo anniversario della sua morte al Vigorito giunge il Melfi e non sarà una partita qualsiasi. 

La storia narra che Vujadin Boskov vulcanico allenatore del Napoli di metà anni 90 rifiutò l’ingaggio di uno degli attaccanti più forti del panorama italiano e disse all’allora presidente del club partenopeo, Corrado Ferlaino: “Inzaghi? Ho Imbriani”. Cominciò così la favola di Carmelo con la maglia azzurra. Poi il goal più assist al debutto contro il Brescia, la rete all’Inter in un San Paolo gremito e via magicamente, così come tutto era iniziato ,finisce ed incomincia il peregrinare su e giù per l’Italia.

Pistoiese, Casarano, Genoa, Cosenza, Salernitana, Foggia, Catanzaro. Il giallorosso lo aveva abbracciato la prima volta nel 2002-2003 in cui arriva anche sconfitta nella semifinale play off contro il Crotone. Un conto aperto. I colori della sua città Carmelo torna ad indossarli poi solo per una stagione quella del 2004-2005, l’anno del fallimento e poi il ritorno in C2 nel 2006. Per tre anni è lui il “7”, il capitano. Un patto che si potrebbe definire di sangue, rinnovato con quel goal ad Avellino, in un derby infuocato seguito da una corsa sfrenata verso il settore ospiti. 



Carmelo, il capitano, oggi avrebbe compiuto 40anni e lunedì 15 febbraio invece ne ricorrono 3 dalla sua scomparsa. Un male incurabile contro il quale ha lottato con la stessa tenacia di sempre, con lo spirito indomito di chi sa di appartenere ad un popolo di gladiatori. Lui che come tutti ha sofferto e pianto per amore nelle sconfitte pesantissime contro Crotone e Potenza, prima poi del ritorno nella terza serie, l’allora C1 con Simonelli in panchina. Smette Carmelo, appende le scarpe al chiodo ma non lascia il calcio, lo insegna ed allora via in quella nuova avventura che insieme con Jorge Martinez lo porta dopo la conquista del titolo con gli Allievi Nazionali e poi alla guida della prima squadra.



I giallorossi sono allo sbando ma Carmelo e Jorge con dedizione scalano la classifica e solo per un caso, non raggiunge i play off. Allora si riparte ma durante il ritiro ecco che prima la febbre, poi una polmonite, lasciano presagire che qualcosa non va. È l’anticamera della malattia, è l’inizio di una interminabile girandola di emozioni per Carmelo che riceve da tutto il mondo coraggio per affrontare questo momento. Nasce addirittura una fondazione “Imbriani non Mollare”, centinaia di atleti in tutto il panorama calcistico scendono in campo con una maglia che lo sprona, i tifosi non lo dimenticano e poi, c’è il destino. È finita.



Quel giorno di tre anni fa Benevento lo riabbraccia nel suo stadio e gli dedica l'antistadio. Ad accoglierlo oltre 5000 tifosi, sciarpe tese, lacrime ma testa alta e sguardo fiero. Un silenzio assordante e poi l’urlo “Carmelo, Carmelo, vive con noi”. Eppure la magia del numero 7 che oggi sventola in curva sud, porterà per sempre il suo nome, così come quando ancora il 7 di Imbriani colpì al Partenio, ad indossarlo era Ettore Marchi ma la corsa e la festa sotto il settore, era tutta per lui, per il capitano.

Lunedì giungerà nel giorno del ricordo per la ventiduesima giornata del campionato di LegaPro GironeC, il Melfi, ed i tifosi si mobilitano chidedendo a tutti di affluire in massa. "Un motivo in più per farlo - scrivono - sarà sicuramente il partecipare al ricordo del nostro amato Capitano Carmelo, a 3 anni dalla sua scomparsa". E quella del Ciro Vigorito, siamo certi non sarà solo una semplice partita. 

Michele Palmieri



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