Lavoratori exConsorzi, Mancini scrive a Mortaruolo: "Ci ascolti"

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Pierino Mancini. Foto di Luigi Mastromarino. Tutti i diritti riservati.Pierino Mancini. Foto di Luigi Mastromarino. Tutti i diritti riservati.

In una lettera aperta, Piero Mancini, ex dipendente del Consorzio Bn3, parla dell’annosa questione che riguarda i 121 lavoratori dei Consorzi, e chiede un incontro al neo Consigliere regionale Erasmo Mortaruolo.

“Egregio consigliere, evidenti incongruenze della legge elettorale regionale le hanno assegnato un compito alquanto gravoso e delicato, essendo l'unico rappresentante del nostro territorio in seno al consiglio regionale. Sulla sua persona peseranno le tante istanze di un territorio ormai ai margini da tutto. E' una grande povertà, e la conseguente massiccia emigrazione, a caratterizzare tutti i nostri comuni”.

Inizia in questo modo, la lettera che Piero Mancini ha indirizzato al Consigliere regionale sannita, Erasmo Mortaruolo.

“La nostra provincia – continua Mancini –  risulta sempre agli ultimi posti di qualsivoglia statistica. Questa oggettiva e disperante situazione non è un castigo divino. E' il frutto di un modo scellerato di amministrare un territorio che poteva dare esiti migliori. Una classe dirigente, specialmente quella rappresentata dai sindaci, (veri e propri dominus medioevali), dal portato familistico sono più intenti a gonfiare la scarsella che amministrare saggiamente e con lungimiranza, il bene comune. La sua voce solitaria, pur essendo inserito nella maggioranza, oggettivamente non può fare il miracolo di invertire una rotta che porterà, nei prossimi anni, ad un situazione sociale catastrofica. Ciò riconosciuto, non potrà esimersi dal porre in seno al consiglio, e all'attenzione degli assessori competenti, i gravosi problemi che affliggono il nostro territorio. Uno dei più gravi e annosi, (cinque anni, il prossimo 27 c.m.), è quello rappresentato dai 121 dipendenti dei tre Consorzi di bacino che per dieci anni hanno effettuato la raccolta differenziata nella nostra provincia”.

“Lei conosce bene – precisa - questa anomala e scandalosa vertenza. La conosce direttamente in quanto alcuni lavoratori occuparono per qualche giorno la sede provinciale del suo partito. Devo riconoscerle che, in quanto segretario provinciale, si comportò nella circostanza con grande comprensione e signorilità. Tanto che gli occupanti furono trattati benissimo, da ospiti. Ciò le deve essere riconosciuto e ascritto a suo merito. Dopo cinque anni è assolutamente necessario che questa tragica vertenza venga risolta. Qualora ciò avvenisse, acquisterebbe molto credito presso tante famiglie ridotte sul lastrico. Al punto in cui siamo non è facile raddrizzare questo gommone a cui sono aggrappati i 121 lavoratori.”

"Interessi politici ed economici - si legge nella missiva - hanno relegato i lavoratori in questa disperata situazione. Interessi forti, vitali e sempre vivi. Interessi portati alla luce anche dal consigliere comunale Giovanni Zarro e pure dall'amministratore delegato della Samte, Nicolino Cardone. Infatti i costi, annuali, sono raddoppiati: dai venti milioni, preventivati dalla Samte, si è passati a ben quarantadue milioni!”

“Del resto – attacca Mancini - i sindaci, con la complicità dei sindacati, anche nel 2010 imposero il non passaggio dei lavoratori alle dipendenze della Samte, in modo da sabotare questa società e impedirne la gestione del ciclo integrato dei rifiuti, con annessa raccolta differenziata. In tal modo i sindaci hanno avuto mani libere sulle gare d'appalto e sulla gestione della clientela . Ciò, giova ricordarlo ancora una volta, è accaduto solo nella nostra provincia: quando si parla del rispetto delle leggi!”

“Anche la vicenda della mancata costituzione dell'ATO – precisa - naturalmente, segue lo stesso copione e si concretizza nella salvaguardia degli stessi particolari interessi. Evidenziato, brevemente, qualche punto cardine della nostra scandalosa vicenda che evidenzia e dimostra contro quali forze brute da cinque anni ci battiamo, purtuttavia bisogna, ancora una volta, esperire un ulteriore tentativo di venirne a capo. In qualche modo”.

“Per cercare una strada percorribile – conclude Mancini - le chiedo di acconsentire ad incontrarla. I suoi impegni sono sicuramente aumentati, sono certo, però, che troverà un po' di tempo per ascoltarmi. Le assicuro che non sarebbe tempo perso e, in tal modo, si possono anche evitare situazioni di aspro conflitto e sterile contrapposizione”. 



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