Le dimissioni di Roberto Prozzo rappresentarono la vera cesura

10:52:41 1394 stampa questo articolo

”Tanto tuonò che piovve”, s’intitolava l’articolo di Lorenzo Preziosa a pagina 2 del “Quaderno” del 9 ottobre 1997. Il riferimento era alle dimissioni di Roberto Prozzo, indipendente di destra, da vice del sindaco Pasquale Viespoli. “Insofferente del contesto politico” (parole sue) e stanco delle critiche dei partiti di maggioranza (Forza Italia e Ccd in particolare), l’avvocato lasciò. Il suo gesto avrebbe costituito, ancor più delle elezioni del 1996 che confermarono il mandato all’ex Msi, una sorta di cesura tra i due sindacati di Viespoli. Il primo, iniziato nel 1993, ritenuto più movimentista e partecipativo, il secondo, considerato più attinente a quelle logiche della Prima Repubblica dall’attuale senatore strenuamente e meritoriamente combattute fin dagli anni ’80.

Prozzo rappresentava proprio l’anima “dura e pura” della destra sannita: senza tessera, anche l’inconfondibile barba da ayatollah concorreva a rafforzarne l’immagine d’intransigente sorvegliante delle regole e della legalità. Troppi i motivi d’attrito con gli alleati: ricordiamo la polemica (vedi lo “Squadernando” del 470) contro gli impiegati fannulloni, alla quale s’aggiunse la sua opposizione al progetto dell’ipermercato in via Valfortore (in questi ultimi anni, ironia della sorte, Prozzo, tornato a fare solo l’avvocato, è diventato difensore dei titolari di quella struttura commerciale) partorito proprio in quell’anno e sostenuto fortemente da Forza Italia. La struttura, come sappiamo, sarebbe stata una delle peggiori grane della Giunta di Sandro D’Alessandro, eletto nel 2001, prima d’essere inaugurata un anno fa dal sindaco in carica Fausto Pepe.

Le dimissioni causarono reazioni contrastanti anche nelle opposizioni. Il popolare Walter Corona (poi diventato forzista) si scagliò contro il segretario cittadino del Pds Tonino Pedicini che lesse nella vicenda il sorgere di “un partito degli affaristi capace di rinserrare le fila al primo vero ostacolo”. Corona parlò di “scandalosa beatificazione di Prozzo attraverso un’operazione moralistica e di rilancio del leguleismo”. A rileggere, vien da scrivere, non ci si stupisce degli esiti forzisti dell’ex Dc…
E Viespoli? Parve cadere dalle nuvole.
Rivelatasi inutile la mediazione del parlamentare alleatino Alberto Simeone, il primo cittadino definì “inaccettabili” le dimissioni, fino a sostenere l’assenza di incomprensioni tra la maggioranza e il numero due. Che però non tornò indietro su suoi passi.
Vincenzo Del Core



Articolo di / Commenti