Lettera al Giornale. Disagi per le analisi del sangue all'Ospedale Rummo

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Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera di un lettore che lamenta i disagi per i pazienti affetti da gravi patologie per la consegna dei campioni ematici.

"Dal primo giugno una spiacevole novità all’Ospedale Rummo: la consegna dei campioni ematici per il controllo della coagulazione del sangue, prelevati ai pazienti impossibilitati a recarsi presso la struttura ospedaliera, può essere fatta solo dopo le 9.30.
Questa disposizione organizzativa penalizza fortemente una delle fasce più deboli: gli utenti che hanno grossi problemi per le loro condizioni di salute e non possono uscire di casa.

Sono moltissimi i casi di pazienti che devono eseguire periodicamente, anche più volte nella settimana, questo tipo di analisi del sangue.
Si tratta dell’esame INR che misura il tempo di coagulazione del sangue: un esame fondamentale per chi assume anticoagulanti o è affetto da patologie cardiocircolatorie e polmonari. Il controllo periodico è vitale per evitare gravi emorragie in caso coagulazione veloce del sangue o il prodursi di trombi se il sangue è troppo coagulato. Gli anticoagulanti sono farmaci vitali e la loro posologia è determinata da un piano terapeutico che é determinato dai valori di INR ed è soggetto a continuo monitoraggio. Non esiste un intervallo periodico definito, ma esso è variabile in base ai vari fattori di rischio. Il controllo dell’INR potrebbe anche essere eseguito in intervallo di tempo molto ristretto. E’ importante ricordare che è in gioco la vita di persone umane.

Per poter sottoporre il prelievo venoso allo screening, i pazienti si rivolgono a parenti o vicini di casa che prima di recarsi al lavoro, in ufficio, in negozio, in officina si recano nella struttura ospedaliera a consegnare i campioni ematici.
Con l’introduzione del nuovo orario ciò provoca notevoli disagi perché fino al 31 maggio le provette potevano esser consegnate già verso le otto: ciò consentiva al parente di poter recarsi tranquillamente al lavoro.

La consegna, dopo le 9.30, comporta la necessità di assentarsi dal lavoro per un lasso di tempo, anche di un’ora: per i più fortunati usufruendo di un permesso ma per la gran parte l’impossibilità di potersi assentare dall’attività lavorativa. E’ sufficiente pensare a titolari o dipendenti di attività commerciale o artigianale.

Non ci vuole molta immaginazione per comprendere quale disagio stia provocando questa scelta organizzativa.
Mi chiedo se davvero le strutture sanitarie svolgano un servizio pubblico di cura ed assistenza ai malati; mi chiedo altresì se davvero le risorse umane, finanziarie, strumentali dell’azienda ospedaliera Rummo siano organizzate per questo scopo.
Un’ azienda ospedaliera è un’organizzazione di servizio pubblico molto importante, fondamentale per il rispetto di un valore costituzionalmente garantito come il diritto alla salute e per questo motivo dovrebbe essere molto attenta alle domande di chi è titolare di questo diritto e si trova in uno stato di bisogno.

Al cittadino risulta incomprensibile un provvedimento di questo tipo che sarà frutto di scelte organizzative interne, le quali non hanno tenuto in debito conto il forte disagio che sta generando. Certo non può essere sicuramente una scelta molto efficace in quanto, invece di accogliere le legittime aspettative dei cittadini più deboli, le aggrava.

Mi domando: ma è mai possibile che, in un’azienda ospedaliera composta da oltre 1500 dipendenti, non si possano generare economie di scala, tali da adibire una risorsa umana ad un servizio di poco più di un’ora per il ritiro dei i campioni ematici.
Non posso pensare che nell’azienda ospedaliera così grande non vi siano dipendenti sottoutilizzati: è notorio che in tutte le organizzazioni esistono delle sacche di inefficienza che sono fisiologiche se non superano il 5% delle risorse, ma che oltre quella soglia cominciano ad essere patologiche.

Io credo che il middle management possa intervenire in maniera molto rapida per risolvere questo problema; se così non fosse sarebbe la palese dimostrazione di una notevole incapacità o peggio di una cattiva volontà. Allora a quel punto la responsabilità ricadrebbe sui i livelli più elevati dell’Azienda che hanno conferito poteri di direzione a chi non ha competenze organizzative e denota una scarsa attenzione alla mission aziendale.

Chiedo, in nome di chi soprattutto non ha voce perché indifeso,debole, invalido,anziano ed ammalato, che si intervenga al più presto invitando chiunque abbia una posizione di responsabilità, a qualsiasi livello, ad assumere le necessarie decisioni"

Adolfo Rampone



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