Lettera al Quaderno. Una palestra senza barriere per includere giovani disabili

12:8:18 4763 stampa questo articolo
Francesco Tomasiello con i suoi amici della palestraFrancesco Tomasiello con i suoi amici della palestra

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Francesco Tomasiello. Impegnato su più fronti, dall'Università al teatro, anche grazie alla mamma Mariella De Libero con cui collabora per Artelesia Festival, espone alcune sue riflessioni sull'esigenza di partecipazione ed inclusione alla vita sociale della città, sotto i suoi vari aspetti.

Spesso scrivo ai giornali per rivendicare i miei diritti ed esporre i miei bisogni in una città che, dal punto di vista non solo strutturale ma soprattutto culturale, non è pronta ad includere un giovane disabile. Le Associazioni di volontariato operano secondo criteri che non vanno oltre l’atteggiamento pietistico senza porsi minimamente il problema di rispondere alle effettive esigenze di giovani che, come me, nonostante la loro disabilità, desiderano vivere appieno i loro anni.

Io sono uno di quelli che preferisce un convegno politico piuttosto che Lourdes, un amico che mi porta in un pub o in discoteca, piuttosto che ai giardini pubblici. Negli anni, anzi, ho capito che a Lourdes e ai giardini pubblici, sono andato per fare contente le persone che mi accompagnavano: facevano bene a loro queste cose, si sentivano più serene, con la coscienza a posto. Beh, quando si può fare un favore! Purtroppo molti sono convinti che il disabile debba pregare, sperare e non possa frequentare determinati luoghi e fare determinate cose.

Insomma una vita di espiazione, per così dire, la beffa oltre al danno. E quando si trovano di fronte me che “così su due ruote” frequento l’Università, vado in Erasmus, mi occupo di teatro, cinema, in quanto ideatore del Social Film Festival ArTelesia, faccio spesso la comparsa in “Un posto al sole” o in altre fiction e nei film, collaboro nella realizzazione di progetti sociali, vorrei avere qualche esperienza sentimentale, molte persone con o senza titolo per assistere un disabile, restano basite o addirittura turbate e spesso abbandonano il campo dicendo di non potersi accollare troppe responsabilità .

Per fortuna ogni regola ha la sua eccezione. Da qualche tempo, grazie ad mio caro amico, Alessandro Romano, frequento la palestra EVO Fitness di San Giorgio del Sannio, dove ho trovato un ambiente davvero gradevole: i giovani che ci lavorano mi accolgono con naturalezza e mi fanno sentire a mio agio. Non sto parlando di una palestra senza barriere strutturali ma senza barriere mentali, e , se per abbattere le prime, basta trovare dei finanziamenti, le seconde sono molto difficili da scardinare. Ecco perché voglio esprimere la mia stima e il mio affetto nei confronti dei titolari di una palestra senza barriere nel senso più vero ed efficace del termine

Francesco Tomasiello



Articolo di Attualità / Commenti