Mastella revoca l'assessore Ingaldi: "Costante divergenza di vedute". Le reazioni

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Amina Ingaldi revocata dalla carica di assessore. E' la decisione assunta dal primo cittadino. Immediata la reazione mentre i grillini chiedono che le deleghe vengano ripartire in modo da tagliare i costi. 

Amina Ingaldi non è più un’assessore della Giunta Mastella. L’incarico è stato revocato nel pomeriggio, l’ufficialità in un atto firmato dal sindaco Clemente Mastella e consegnatole da un messo comunale. Ad assumere le deleghe alle politiche per la famiglia e per l’infanzia, alle scuole, agli asili nido, alla mobilità, ai trasporti ed ai parcheggi sarà lo stesso primo cittadino.

Punto di non ritorno sarebbe stata, almeno stando a quando si legge nel dispositivo, la lettera che la Ingaldi ha indirizzato a sindaco e segretario generale, lettera nella quale: “ha espresso – si legge nel dispositivo – ingiustificate riserve e censure sul contenuto delle deleghe ad essa affidate, segnatamente con riguardo alla loro coerenza ed organicità, comunicando nel contempo di abdicare ad un delicato e complesso ambito della delega qual è quello relativo alla ‘mensa scolastica’ e declinando espressamente ogni responsabilità in ordine alla parte della delega afferente alle politiche della famiglia, dell’infanzia e dei minori”.

Nel dispositivo di revoca inoltre, il primo cittadino fa anche riferimento ad una “costante divergenza di vedute” e che “gli scompensi dell’attività amministrativa che ad essa fa capo, si ripercuotono inevitabilmente sulla permanenza del rapporto fiduciario oltreché sull’organicità della Giunta Comunale”. A ciò Mastella aggiunge anche “l’assenza di sintonia tra l’assessore, i dirigenti e funzionari” che “non interagiscono con l’assessore”. Una situazione dunque che comporta “uno stallo dell’azione amministrativa”.

La Ingaldi ha risposto con un post sui social. “Cittadini – scrive – con tutta me stessa mi sono impegnata mettendo al servizio del confronto le vostre problematiche e la possibilità di intervenire. Ma la libertà di azione è minima poiché per la legge, il sindaco è libero di revocare in Giunta chiunque. Ma quando si procede ad eliminare la persona che più rappresenta il cittadino ed evidenzia fortemente la necessità di confronto per poter meglio lavorare, purtroppo non è possibile fare la vera politica al servizio del bene comune”.

Sulla vicenda non sono mancate le reazioni con il Movimento 5 Stelle che è intervenuto con i portavoce in Consiglio, Marianna Farese e Nicola Sguera. “L’Amina vagante – scrivono i grillini – apparsa in questi mesi un’«animula vagulablandula», sarà d’imperio ‘dimissionata’ dal padre-padrone di una tormentata Giunta. Epilogo inevitabile di una gestione inesperta e superficiale di uno dei settori più delicati dell’Amministrazione cittadina”.

Secondo i consiglieri pentastellati, “Mastella sconta la scelta, tutt’altro che obbligata, di affidare gli assessorati in base ad un mero calcolo numerico, relativo al numero dei voti presi. Che la mensa, su cui l’Ingaldi cade dopo essere stata responsabile o corresponsabile di scelte assurde, fosse uno dei grandi temi della consiliatura era noto. Su di essa, a livello pratico e a livello simbolico, si giocava la discontinuità con l’era Pepe. Si è peggiorato ciò che appariva già pessimo. Un poco invidiabile record che ha molti artefici: il sindaco, che affida la delega ad un assessore inesperto e a un dirigente altrettanto inesperto, l’assessore, che sdegnosamente rifiuta ogni supporto interno (rompendo subito con la Pedà) ed esterno, favoleggiando, anche in Consiglio, di «complotti» per far fallire il servizio orditi chi sa da chi. Lavarsene le mani appare un gesto incomprensibile oltre che poco coraggioso. Riteniamo che il martellamento del Movimento 5 Stelle, sin da settembre 2016, compiutosi con l’assemblea pubblica di marzo «La mensa è finita», in cui le pesantissime dichiarazioni delle Pedà hanno fatto emergere tutte le contraddizioni di una gestione confusa e dilettantistica, sia stato un elemento, se non l’elemento decisivo per questo epilogo. Il nostro lavoro, però, non è stato di mera critica, bensì di proposta. Il fine non è mettere in crisi un potere che appare già logoro a meno di un anno dal suo trionfo, ma trovare soluzioni per il bene dei cittadini”.

Dunque gli attivisti ora si chiedono: “E ora? La politique politicienne prospetta le solite soluzioni: «avanti il prossimo», e «che Dio ce la mandi buona», o «proviamo un ‘tecnico’». Il M5S sfida Mastella, come già fatto nelle settimane scorse, ad una ‘mossa del cavallo’. Il sindaco invitò a contenere i costi delle Commissioni consiliari, tenendo conto dell’avvenuto dissesto. Ebbene, diciamo al sindaco: perché non distribuire le deleghe tra gli assessorati esistenti, con un risparmio sostanzioso? In tal modo sarebbe possibile, contestualmente, rivedere anche l’assetto delle Commissioni, eliminando quella legata all’Assessorato alla Mobilità (stante la vigenza del comma 1 dell’art. 34 del 'Regolamento' che vuole che le Commissioni permanenti siano «in numero non inferiore a quello degli Assessorati»). Stiamo parlando di un risparmio stimabile fra i 60 e i 70.000 euro per l’Amministrazione, che moltiplicato per 4 (gli anni della residua consiliatura se resisterà alle sue spinte centrifughe e ai microsismi che la fanno sussultare con preoccupante frequenza) equivarrebbe ad un tesoretto con il quale riattare il Centro comunale di cottura. La città sarebbe grata ad un sindaco che riduce i costi della politica e destina i soldi risparmiati ad un bene duraturo e necessario per la comunità”.



Articolo di Comune di Benevento / Commenti