Era uno dei marchi italiani dell'elettronica di consumo, quello che ha resistito più a lungo ai colossi orientali. Seleco ebbe un accanimento terapeutico con l'intervento statale ma non riuscì mai a riprendersi. Mivar, invece, ha sempre navigato sulle sue gambe, ma non è riuscita a conservare le fette di mercato conquistate faticosamente nel tempo.
"Nel periodo d'oro ho avuto anche 900 dipendenti e fabbricavo cinquemila tv al giorno. Oggi siamo rimasti in venti nella vecchia sede storica e ci occupiamo dell'assistenza tecnica". Carlo Vichi ha 94 anni ed è il patron della Mivar, storico marchio italiano negli apparecchi televisivi con base ad Abbiategrasso, a due passi da Milano. Nel 2014, dopo 60 anni di lavoro, è stato costretto a chiudere l'azienda, con uno stabilimento da 120 mila metri quadri terminato nel 2000 e pronto all'uso che non è mai stato messo in funzione. Oggi Vichi si rivolge con un annuncio sul suo sito a quegli stessi sudcoreani che hanno decretato la fine della Mivar: "Offro la mia nuova fabbrica gratis alla Samsung se viene a produrre qui, in questo modo posso offrire una speranza ai miei operai"Video di Antonio Nasso