Monumenti e degrado. L'Archeoclub scrive al ministro Franceschini

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Anfiteatro romanoAnfiteatro romano

Il presidente dell'Archeoclub di Benevento prendendo spunto dallo stato di abbandono e di incuria in cui versa l'Anfiteatro romano ha scritto al ministro Dario Franceschini.

L’Archeoclub di Benevento presieduto da Michele Benvenuto ha inviato quest’oggi a Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, una lettera nella quale si denuncia lo stato di abbandono delle emergenze storico monumentali di Benevento.

L'azione di denuncia dunque è stata rivolta non solo alla cittadinanza ma anche alle alte sfere del governo e lo spunto è dato dallo "stato d’incuria in cui versa l’Anfiteatro romano lasciato abbandonato a se stesso, ricoperto di erbacce ed abitato da animali".

“Caro Ministro – scrive Benevenuto nella lettera inviata a Franceschini – Le riconosco il merito di aver posto sul tappeto della politica e dell’ amministrazione pubblica il tema della conservazione, tutela e valorizzazione dei beni culturali ed ambientali. So che dopo anni di proterva inerzia in questo settore sfociata nella fatidica e fatale frase ‘Con la Cultura non si mangia….’, Lei ha avuto il coraggio di iniziare una nuova stagione al suo Ministero e presso Musei e Sovrintendenze per licenziare vecchie abitudini di malcostume amministrativi, di connivenze corruttive che definire criminali è eufemistico”.

Dopo questa premessa Benvenuto espone le problematiche di Benevento e spiega il perché di questa lettera. “A Benevento – si legge – i beni culturali sono stati lasciati in abbandono, quando addirittura non si sono gabellate per pratiche di alto valore culturale opere, generalmente incompiute, che gridano vendetta al cospetto di Dio e degli uomini, per l’insipienza, delle azioni condotte. Mi riferisco all’anfiteatro di epoca romana portato parzialmente alla luce, in stato di abbandono e di incuria, con una protezione provvisoria. Agli inizi del I° secolo d.C. si attribuisce la realizzazione, in opus reticulatum dell’Anfiteatro, chesi trova poco oltre il Ponte Leproso, quindi, in prossimità della Via Appia. Molto probabilmente, come qualcuno scrive, esso nacque come scuola di gladiatori. giacché i Sanniti da sempre praticavano questa attività iniziando ad essa i giovani fin dalla tenera età. Per questo venivano addestrati campioni selezionati nella forza, nella abilità, nella bellezza tanto da essere amati ed idolatrati dalle donne; dopo la costruzione dell’Anfiteatro vi si addestravano giovani provenienti da ogni parte dell’impero per apprendere le tecniche e le capacità gladiatorie dei Sanniti, uniche nel loro genere in tutto il mondo romano. Attualmente gli scavi che hanno portato alla luce le strutture fondazionali le cui proporzioni lasciano supporre che l’opera avesse dimensioni tali da eguagliare quelle dell’Anfiteatro di Pozzuoli. Le attività gladiatorie che vi si svolgevano, e che all’inizio non erano cruente, sono documentate da alcuni bassorilievi coevi con le stesse e che si trovano incastonati sul lato sud-occidentale della Rocca dei Rettori, sulla facciata del Campanile di S. Sofia, e sul Campanile del Duomo mentre altri sono conservati nel Museo del Sannio”.

Benvenuto conclude la sua lettera citando Tacito. “Negli Annales di Tacito si descrive la visita in Beneventum nel 64 d.C. dell’Imperatore Nerone il quale avrebbe assistito ai “ludi gladiatori” compiacendosene. Voglia sig. Ministro, utilizzare i Suoi Uffici affinchè la città di Benevento non abbia di questi sconci e possa degnamente vantarsi di quell’S.P.Q.B. assegnatale dai Romani e di quel titolo di Capitale della Longobardia Meridionale successivamente acquisito”.



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