Napoli. Sequestrati beni e conti per 200 milioni di euro a noti imprenditori dello smaltimento rifiuti

Nella giornata di ieri, 14 febbraio, ii Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un ingente sequestro patrimoniale nei confronti dei frateili Giovanni, Salvatore e Cuono Pellini, noti imprenditori di Acerra operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti.

Sequestrati 250 fabbricati, 68 terreni, 50 autoveicoii e automezzi industriali, 3 aeromobili, 49 rapporti bancari - dislocati anche nelle province di Roma, Bolzano, Salerno, Latina e Cosenza - il cui valore èstato stimato in circa 200 milioni di euro. Il provvedimento di sequestro, emesso - su proposta della Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli, prende le mosse dagli esiti processuali dell'operazione denominata "Carosello-Ultimo Atto" (eseguita nel mese di gennaio 2006 dall'Arma dei Carabinieri), nel cui ambito gli imprenditori acerrani erano stati condannati in primo grado dal Tribunale di Napoli per aver posto in essere, tra il 1997 e il 2005, delitti connessi all'illecito smaltimento di rifiuti, anche pericolosi.

Successivamente, la IV Sezione della Corte d'Appello di Napoli, con sentenza del gennaio 2015, accogiiendo l'appello del Pubblico Ministero, aveva ritenuto configurato ii delitto di disastro ambiental consumato. Secondo tali sentenze iI gruppo imprenditoriale dei fratelli Pellini si è sviluppato proprio attraverso la gestione illecita dei rifiuti: in pochi mesi, presso i loro impianti, erano stati gestiti illecitamente circa un milione di tonnellate di rifiuti speciali, con un giro d'affari di svariati milioni di euro.

I Pellini, infatti, ricevevano i rifiuti dopo averne effettuato la cartolare declassificazione e smaltivano illecitamente i rifluti liquidi sversandoli direttamente nel bacino dei "Regi Lagni" ed i rifiuti speciali solidi, anche pericolosi, cedendoli come compost o smaltendoli direttamente su terreni a destinazione agricola, mediante tombamento, oppure in cave adibite illegalmente a Vere e proprie discariche. Questa la condotta illecita che ha causato il disastro ambientale.

II processo penale conclusosi con la condanna dei fratelli Pellini, ha messo in luce un sistema criminale che, per anni, aveva movimentato e smaltito illegalmente tonne|late di rifiuti pericolosi e non pericoiosi, spesso provenienti dalle industrie del Nord Italia, direttamente nelle campagne e nei lagni dell'agro casertano e napoletano, contribuendo ad alimentare l'economia dei clan camorristici operant! in quelle aree.

In questo contesto, al fine di individuare e colpire i proventi conseguiti direttamente o indirettamente grazie alle descritte attivita illecite, il Gruppo di Investigazione Sulla Criminalià Organizzata di Napoli ha eseguito complessi accertamenti economico-patrimoniali da cui è stato possibile accertare che l'origine del patrimonio degli inquisiti era da qualiflcarsi come illegale poichè la gestione abusiva dei rifiuti risultava realizzata, fin dall'origine, con modalità illecite. Inoltre gli inquirenti hanno accertato l'evidente "sproporzione" fra il patrimonio complessivamente riconducibile ai fratelli Pellini (costituito, principalmente, da numerosi beni immobili e società operanti tuttora nel campo degli appalti pubblici) e le disponibilita ufficiali risultanti dai redditi dichiarati ai fini delle imposte dirette e dalle attivita economiche.

L'analisi di tutti i documenti acquisiti ai fini dell'applicazione della misura di prevenzione, tra cui anche l'emissione e l'utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti per circa 6 milioni di euro e delle connesse dinamiche finanziarie, ha consentito di dimostrare che gran parte dei beni facenti parte di questa notevole massa patrimoniale rappresentano il frutto e il reimpiego delle attività illecite realizzate nel corso degli anni dalle societa del gruppo.

Con i nuovi approfondimenti gli inquirenti hanno dimostrato che la gestione illecita dei rifiuti svolta negli anni dai Pellini ha fatto da motore per ulteriore operazioni economiche ed ha determinato la creazione e la successiva immissione di ingenti capitali nei circuiti economico-finanziari delle imprese coinvolte; il successivo reimpiego di tali provviste ha consentito di accrescere le potenzialità economiche delle societa interessate e di realizzare un progressivo "effetto moltiplicatore", che ha riguardato tutti i successivi investimenti che da tali risorse hanno avuto origine.

E stato dimostrato anche che i Pellini hanno percepito, in quota parte, i redditi illeciti maturati dalle aziende coinvolte ed hanno finanziato, per un verso, la costituzione e la gestione delle altre società del gruppo e, per altro verso, l'acquisizione di beni rientranti nel loro patrimonio personale. Fra i beni societari sottoposti a sequestro spiccano l'intero compendio aziendale della Pellini Srl e della A.T.R. Srl, entrambe operanti nel
recupero per il riciclaggio dei rifiuti urbani e industriali; la 3 P Real Estate Srl, la Ma.Vi Srl e la Noleggio Costruzioni, operanti nel settore immobiliare; la Eli Service Srl, esercente l'attivita di noleggio mezzi di trasporto aereo, proprietaria, tra l'altro, di tre elicotteri ed infine diverse quote di partecipazione e ditte individuali operanti nel settore della ristorazione e distribuzione di carburanti.


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