Napoli. Sequestrati dalla DIA beni per 20 milioni di euro alla "Famiglia Potenza"

Nel corso di questa mattina, personale del Centro Operativo della D.I.A. di Napoli, ha dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie emessa dal Tribunale di Napoli - Sezione Misure di Prevenzione.

Il sequestro di beni è stato eseguito nei confronti dei fratelli Bruno, Salvatore e Assunta Potenza, famiglia di imprenditori della zona di Santa Lucia storicamente dedita al contrabbando di sigarette fino agli anni ’90, poi stabilmente dedita all’usura, investendo i proventi così accumulati negli anni in rinomati esercizi pubblici. I provvedimenti adottati costituiscono l'esito di complesse indagini condotte dalla D.I.A. a partire da giugno 2011, che vide l’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare nei confronti, tra gli altri, dei fratelli Potenza e del capostipite Mario.

Maro Potenza fu destinatario di un provvedimento ablatorio emesso dal Tribunale di Napoli, sempre nel giugno 2011, che vide il sequestro di beni per un valore di 10 milioni di euro, di cui ben otto milioni in banconote ritrovate nel corso di una perquisizione nella sua abitazione, nascoste fra le intercapedini delle mura domestiche. Tale somma di denaro, di valore molto rilevante, non aveva trovato  alcuna giustificazione nei redditi lecitamente percepiti dall’interessato e consistenti in una pensione sociale INPS ed in un’altra da invalidità civile.

Con le nuove indagini patrimoniali, è stato accertato che una parte consistente delle principali attività di ristorazione del lungomare di via Caracciolo e del quartiere di Chiaia costituivano il frutto del reimpiego di capitali illeciti, in parte anche riferibili a Salvatore Lo Russo, al vertice dell’omonimo sodalizio camorristico di Miano ed oggi collaboratore di giustizia, nonché della stessa famiglia Potenza, in particolare a Mario (detto o’ chiacchierone) e Bruno, esponenti storici fino a tutti gli anni ’90 del contrabbando di sigarette, che si sono poi dedicati stabilmente all’usura nel cui ambito reinvestivano gli stessi proventi così accumulati nel corso degli anni.

La ricostruzione offerta da vari collaboratori di giustizia ha trovato pieno riscontro nelle attività tecniche di intercettazione, nonché dalle investigazioni all’epoca effettuate. Con l’accoglimento delle Proposte di sequestro presentate dal Direttore della DIA si chiude il cerchio investigativo nei confronti della famiglia Potenza, accertando l’esistenza di una diffusa economia criminale mascherata, le cui finalità erano volte al riciclaggio del denaro, proveniente dalle attività illecite e dal flusso dello stesso da “pulire”.

In questa attività di riciclaggio, un ruolo cardine era svolto dalla famiglia, i cui componenti risultano, attualmente, intestatari sia di quote societarie relative ad attività in campo immobiliare che in quello della ristorazione nella città di Napoli ma anche in quella di Milano. Le attività investigative, confortate anche dalle sentenze di condanna penale definitive, hanno fatto emerge che i Potenza hanno impiegato in attività economiche ed immobiliari il denaro proveniente dalle loro attività illecite, attività proseguita anche dopo il decesso del capostipite Mario. Le indagini societarie e finanziarie hanno infatti fatto emergere un ingente patrimonio accumulato nel corso degli anni che è stato reinvestito in numerosi immobili e locali commerciali ma, anche, in parte “collocato” su rapporti finanziari riconducibili agli stessi ed accesi presso istituti bancari elvetici.

Tali ultime operazioni finanziarie con la Svizzera sono state oggetto di penetranti investigazioni nonché di una rogatoria internazionale che ha consentito il sequestro delle ingenti somme di denaro “messe al sicuro” in territorio elvetico; per questo motivo le operazioni sono state estese presso l’istituto di credito BSI Bank di Lugano. Capitali in parte fatti rientrare in Italia con l’adesione alla procedura di “voluntary disclosure”. Gli investigatori sono quindi riusciti a ricostruire il flusso finanziario con cui è stata acquistata un un’attività di ristorazione sita nel pieno centro di Milano, non distante dal Duomo meneghino e l’esistenza di un ulteriore ingente patrimonio immobiliare.

Infatti, con i decreti di sequestro emessi dal Tribunale di Napoli - Sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione, che ha colpito i Potenza, sono stati sottoposti a sequestro interi patrimoni aziendali di società sia napoletane che milanesi, nonché numerosi immobili di pregio, rapporti finanziari, appezzamenti di terreno e diversi autoveicoli.

In particolare, oggi a Napoli, Volla e Milano, gli investigatori della DIA hanno sottoposto a sequestro il noto ristorante “Donna Sophia dal 1931” nel centro a Milano e la sala ricevimenti già nota come “Villa delle Ninfe” a Pozzuoli, 24 immobili, tra terreni e appartamenti, 6 società tra Napoli e Milano, ben 65 rapporti finanziari e 4 autovetture. Il valore approssimativo dei beni raggiunti dal provvedimento di sequesto ammonta ad oltre € 20.000.000.


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