Nel pomeriggio l'addio a Luigi. Mons. Battaglia: "Abbandonate il rancore che sporca le lacrime"

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Funerale LuigiFunerale Luigi

Si sono svolti nel pomeriggio a San Salvatore Telesino i funerali del 15enne morto sabato sera dopo essere stato travolto da un treno.

Palloncini bianchi a forma di cuore, con affissa la foto di Luigi, si sono librati nell’aria all’uscita del feretro dalla Chiesa di Santa Maria Assunta. La chiesa non è riuscita a contenere la grande folla accorsa a salutare per l’ultima volta Luigi.

Ai palloncini è seguito un lancio di confetti e poi un applauso, lungo e commovente che ha rotto il silenzio rispettoso in cui il centro telesino si era racchiuso. Dietro la bara bianca, portata a spalla, tanti striscioni sorretti dagli amici ed i compagni di classe. Il più eloquente: “Luigi, come gli aeroplani, vola nel cielo e trova la tua felicità”. Negli occhi dei presenti le lacrime, la commozione di aver per perso un pezzo di se. Commossi genitori, adulti, anziani mentre si susseguivano di continuo strette di mano, pacche sulle spalle e abbracci, come un rituale, quello della condivisione del dolore, del sostenersi in maniera vicendevole.

Commosso anche don Mimmo Battaglia vescovo della diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’Goti, accorso a San Salvatore già la mattina successiva alla tragedia, che ha voluto essere presente e celebrare le esequie del 15enne. Con lui anche tanti giovani sacerdoti ed il parroco, don Franco Pezone. Nell’omelia il presule ha provato a dare parole al dolore, luce in una notte che definisce “troppo buia, dove non ci sono più stelle capaci di fare luce”.

Monsignor Battaglia poi prova a vestire i panni dei tanti ragazzi presenti, “Ci avete lasciati soli, è questo l’urlo dei giovani" – dice – "sogni, progetti, fragilità si sono trovati a fare i conti con la realtà, spezzandosi. Oggi siamo tutti spezzati dentro. Pensavamo di fare altro a 16 ann giocare a calcio, innamorarci, ed invece siamo qui smarriti”.

Poi parlando al cuore degli adolescenti, continua: “siete presenti, anche se non avreste voluto esserci. Siete qui, a cercare luce. So che avreste qualcosa da dire, so che siete qui è perché credete in qualcosa, ma non lo dite. Qualcosa che vi abbiamo insegnato e che noi adulti non abbiamo più letto. So che dentro di voi c’è una domanda costante che è come un grido di dolore: perché? Non è finito tutto, anche se questo è un momento triste. Siamo qui ad adorare il mistero del silenzio di Dio, spezzato dal grido della storia, della vita di Luigi. So bene anche che davanti a certe tragedie le parole non bastano, ed è più importante il silenzio”.

Non tace però don Mimmo, lo fa con la speranza di toccare la coscienza ferita dei giovani, di dargli forza. “A che serve trasformare il dolore in rabbia?” - domanda - “significa negarsi”, risponde. E aggiunge, “vivere il dolore offrirlo come ultimo atto d’amore e riuscirci, terrà vivo Luigi. Sappiate che è possibile raggiungere l’alba seguendo il sentiero della notte”.

Si rivolge poi ai genitori e ai familiari, prova a sorreggerli in questo momento di prova estrema. “Posso solo accostarmi a te – dice rivolto alla mamma del giovane – condividere con te questo dolore perché conosco il dolore di un’altra madre, che soffrì sotto la croce”. Salutando Luigi con lo sguardo fisso però negli occhi dei ragazzi, dice: “Il dolore e la fatica sono stati il suo altare scomodo, fatto di silenzi”.

Ed ancora un monito lanciato ai giovani. “Ragazzi comprendo la vostra incredulità, avete appreso che alcuni atti sono irreversibili, vi auguro che questo dolore possa guidarvi alla ricerca di nuovi significati. Tocca a voi fare in modo che la morte di Luigi non sia stata vana. Di fronte avete due strade: seminare speranza o abbandonarvi al rancore. Se proverete vendetta, annullerete voi stessi, scegliete la vita. Non date mai a nessuno in appalto la vostra coscienza, non ve lo chiedo io: ma la vostra dignità”.

Poi ecco la grande lezione di umiltà. “Ragazzi vi chiedo perdono a nome di tutti gli adulti da cui vi sentite giudicati. Voi non siete un problema aiutateci però a capirvi, insegnateci a starvi accanto. Abbiamo bisogno l’uno degli altri. Abitate questo tempo da protagonisti perché siete il presente non solo il futuro. Accogliete questa mamma e sostenetela. Abbandonate il rancore che sporca le lacrime”. 



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