Nicola Sguera sulla serata con la poesia di Costa: il miracolo dell’incontro col tu

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La poesia salva il mondo… Questa è la frase che chiude il suggestivo montaggio di video e fotografie che accompagna la lettura dei testi di Beppe Costa. E, dunque, anche a Benevento è tornato a risuonare, stasera 8 aprile, il canto d’un poeta, di un poeta vero, che ha sacrificato l’intera sua esistenza a questa Musa esigente e avara, eppure tanto necessaria nel tempo della povertà e della desolazione.

Pensavo, ascoltando l’autore stesso e l’ottimo Peppe Fonzo, che ha ben capito la dimensione dolente ma anche innamorata di quelle parole, che davvero la poesia è un segreto katechon contro la barbarie, che transita in questi versi, mai però rassegnati ad essa, sempre pronti a ribadire le forze segrete che ci salvano e che tutte racchiude la poesia: la bellezza, l’amore.

La scrittura di Costa è tra le rare che riescono, utilizzando un lessico quotidiano, a toccare corde profonde… Una poesia non «egoista», anzi, fortemente comunicativa, relazionale, come il suo autore, che cerca questo rapporto incarnato con il pubblico, facendo risuonare in aule scolastiche, librerie, piazze i suoi versi, cercando una dimora per la poesia, che, invece, coma ha ricordato Luigi Furno introducendo l’incontro, è sempre più trascurata, messa da parte dall’industria culturale…

Eppure la poesia, evento, accadimento e non racconto, consente quel miracolo tutto umano che è l’incontro con il tu… Molte delle poesie di Anche ora la luna (Multimedia Edizioni) anelano a questo “altro”.

È stato bello questo “accadere” nella saletta raccolta del L@P: cullati dalle musiche di Angelo Badalamenti e Scott Joplin, tra gli altri, è “accaduto” un incontro tra la poesia e noi, tra la mia solitudine e te, tra un trovatore e una corte dispersa… E, in una sacralità tutta immanente e teneramente umana, non poteva non essere il corpo, il corpo della donna, il corpo innamorato il soggetto prediletto. Perché Costa, come ha scritto Lia Levi, è «poeta della vita». Poeta tutto terreno…

Ma se la terra è diventata desolata e desolante, forse sarebbe più corretto definirlo poeta “lunare”. D’altronde la grande poesia italiana da Leopardi al Fellini ultimo trova nella luna un correlativo oggettivo prezioso per dire il bisogno di purezza ma anche il destino caduco dei mortali. Noi siamo destinati ad attraversare l’ombra, a congedarci dal mondo, ma solo per scoprire che «la luce siamo noi».

La poesia salva il mondo. Grazie a Beppe Costa e agli amici del L@P che ce lo hanno ricordato, quando non solo la speranza scompare ma la disperazione sembra orizzonte naturale delle nostre esistenze.
Nicola Sguera

Breve nota biografica
Il siciliano Beppe Costa (pseudonimo di Concetto Costa) sin da giovanissimo ha lavorato nelle zone di confine tra poesia, musica e teatro. Le sue prime raccolte di versi risalgono ai primi anni Settanta.
Fondamentale il suo sodalizio con quello che è considerato uno dei maggiori poeti del secondo Novecento, Dario Bellezza.

Romanzo Siciliano lo impone al grande pubblico, anche oltre confine. Nel 1985 lascia la Sicilia. Si dedica con inesausta vena sperimentale alla videopoesia.
Tra le sue più recenti raccolte per i tipi di Multimedia Edizioni Anche ora che la luna.
Nel 1976 ha fondato fonda la casa editrice Pellicanolibri.

Una poesia
Cammino fra polveri e macerie
guardo colori e braci
affascinato e stordito
cerco di capire cosa accada
cosa mai sia accaduto
sempre
nei giorni e nei millenni
Se ascolto mi sforzo tento di sentire
mi fermo fra esplosioni e rumori
guardo mi ostino ad ascoltare
nette le voci si alzano
raccontano spiegano si spezzano
masse e solitudini
amori e guerre.

Le sento adesso
chiare
sono le voci dei poeti.




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