Pannarano. La bellezza della vita annulla le differenze, benvenuto Emmanuel

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Festa a Pannarano dove una coppia di richiedenti asilo ha messo alla luce una nuova giovane vita. Emmanuel è nato la scorsa notte a Benevento. 

Ci sono storie e storie. Tutte però hanno il diritto di essere raccontate, compresa quella di Emmanuel. Pannarano provincia di Benevento è un comune di 2mila anime ai piedi del Partenio. Nessuno mai, avrebbe però pensato che un giorno – nonostante la globalizzazione abbia modificato anche la geografia, e ulteriormente accentuato i processi di spostamento delle popolazioni ed il fenomeno della migrazione – in questo piccolo centro nell’entroterra campano potesse nascere un simbolo.

Esatto, Emmanuel è simbolo di quella integrazione tanto decantata e voluta ma mai messa in pratica. Emmanuel è simbolo di una vita che rinasce nonostante le differenze culturali. Eppure siamo tutti migranti, da sempre. E le migrazioni fanno anche parte della storia dell’umanità, tutta. Inevitabilmente oggi questo fenomeno è amplificato dai media e alimentato non solo dalle continue crisi umanitarie, dalla ricerca di condizioni di vita migliori – anche se poi sono molti, milioni, coloro che finiscono per essere forza lavoro nella rete degli sfruttati – dai cambiamenti climatici e dalle guerre.

La storia di Emmanuel è simile, non uguale – sarebbe come massificare brutalmente il destino di milioni di persone – a quella di tanti nostri antenati, anche se con le dovute differenze, che alla fine dell’ottocento e agli albori del secolo scorso affollavano in bastimenti in partenza per il nuovo continente. Emmanuel non è nato in mare, ma lo ha attraversato. Lo ha fatto forse nel modo più sicuro: nel grembo della madre - il viaggio invece probabilmente non lo è stato – che nonostante la sua giovane età (25 anni) si è messa in cammino nella speranza di dare un futuro a ciò che da li a poco avrebbe partorito. Emmanuel è nato l’alta notte – ore 1.40 – a Benevento all’Ospedale Fatebenefratelli, sta bene, pesa 3kg e 300grammi ed il suo nome evoca l’arrivo di una “bella notizia”.

Pauline insieme a suo marito Daniel è fuggita dalla Nigeria – un paese dilaniato dalle guerre intestine ed ostaggio di Boko Haram l’organizzazione terroristica di stampo islamico che semina il terrore tra la popolazione - solo alcuni mesi fa. Oggi, sono ospitati tutti a Pannarano nel Centro di Accoglienza che l’associazione “Noi per Voi” gestisce in partenariato con il Comune. Nel centro ci sono diversi altri nuclei familiari che di fatto hanno rimpinguato, in barba alla desertificazione dei territori interni che testimoniano come i Cicli continui di immigrazione tocchino anche noi, e animato la vita quotidiana del piccolo comune sannita.

La famiglia di Emmanuel è arrivata a Reggio Calabria solo il 14 settembre scorso e Pauline era già al settimo mese di gravidanza. A Pannarano la nascita del Cas – che ospita 29 persone a breve si trasformerà in uno Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati ) ovvero in un “centro di seconda accoglienza” – è stato accolto bene dalla popolazione che si è lanciata in una gara di solidarietà. Nel centro sono già attivi percorsi di integrazione che funziona solo se basata sulla condivisione di regole e valori e sia l’italiano che la conoscenza della nostra cultura viene insegnato regolarmente. Anche altri piccoli ospiti frequentano le scuole del piccolo comune facendo così innalzare il numero degli alunni in istituti che spesso sono costretti alla chiusura.

A mobilitarsi è anche l’Amministrazione. “Nei prossimi giorni – assicura il vicesindaco Antonio Iavarone – metteremo in cantiere delle iniziative per Emmanuel, d’altronde è un pannaranese doc”.

Già, lo dicevamo. Emmanuel è un simbolo. Emblema di una integrazione possibile se ben svolta, di continuità nei processi di sviluppo, di emarginazione di quella cultura politica che semina paura e odio, di ricchezza perché contribuisce a combattere la denatalità in territori che se abbandonati rischiano di perdere i presidi sanitari, le scuole, i trasporti. Sono un simbolo anche i suoi genitori, possono contribuire alla rinascita di questo lembo d’Italia perché lavorando forniranno reddito e magari contribuiranno alla conservazione di economie che rischiano l’estinzione, potranno abitare quei centri storici sempre più vuoti, rimettere in sesto anche il patrimonio abitativo, portatori e sperimentatori di relazioni.

Qualcuno diceva che è fondamentale “insegnare la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione e la paura”. La storia di Emmanuel trasuda di bellezza e la speranza è quella che rompa il velo opaco della rassegnazione. 

Michele Palmieri



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