Petrucciani (Cidec): ‘Nel 2015 creare il Consorzio di Qualità del Tabacco’

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La CIDEC ritorna a parlare della tabacchicoltura sannita ed italiana manifestando contentezza e stupore sul cambiamento di atteggiamento da parte di importanti sigle agricole che concordano sulle sue convinzioni in materia. “E’ da tempo (parliamo dell’anno 2010) – ha riferito il presidente di CIDEC Milena Petrucciani e già Presidente di una nota società di commercializzazione di tabacchi con più sedi nel mondo - che accusiamo sia le organizzazioni di categoria che quelle dei produttori colpevoli di ostacolare una politica industriale e commerciale tesa al sostentamento del settore. Sino a pochi mesi fa tutti ci andavano contro propagandando la riconversione delle colture di tabacco in contraddizione con quanto sostenuto dalla CIDEC convinta che la tabacchicoltura non sarebbe mai morta in Italia e stupita della mancata consapevolezza del nostro status sannita da protagonista, non solo nazionale ma internazionale. Oggi quelle stesse associazioni stanno chiedendo aiuti economici a Regioni ed Unione Europea rivolte al miglioramento delle produzioni nella riacquisita consapevolezza dell’importanza del settore. Il tabacco è un tesoro in mano alle Big Six, sei gruppi che hanno il potere di influenzare le scelte economiche e politiche in diversi Paesi del mondo. Sono la Cina National Tobacco Corporation, un monopolio di Stato (ha il 43% del mercato globale di sigarette); la Philip Morris, con il 16,4% del mercato, segue ad un solo punto percentuale la BAT, British American Tobacco, un altro big che ha sedi in tutto il mondo, la Japan Tobacco International, l’Imperial Tobacco e Altadis”.
Il vertice di CIDEC Petrucciani è critica sull’anacronismo di accordi di vendita a Km 0 con chi è capace di sovvertire ogni economia, ogni identità popolare ed ogni peculiarità territoriale: le multinazionali attraverso lo sfruttamento della manodopera azzerano buona parte dei parametri sociali che caratterizzano il mondo del lavoro: dalla corresponsione salariale alla tutela ambientale, da quella pensionistica a quella sanitaria. Sono oligopoli mondiali che per adempiere ai propri compiti dettati dal processo capitalistico della produzione e del profitto, tendono a trasformare gli equilibri che caratterizzano la vita delle popolazioni: dalle abitudini alimentari a quelle delle coltivazioni. “Questo rappresenta un pericolo ed una responsabilità: nel momento in cui dovessero esserci flessioni al ribasso, l'economia del settore entrerebbe in crisi in assenza di alternative: ed è su questo che fanno leva le Big Six. Urgente, quindi, una diversa pianificazione di azioni degli agricoltori piuttosto che delle loro associazioni di categoria attraverso l’istituzione del consorzio per l’esportazione del tabacco che faccia recuperare attraverso la ripartizione di costi fissi il gap esistente nei confronti delle produzioni extraeuropee che beneficiano di costi di produzione più bassi. Occorre riappropriarsi del settore operando nell’interesse del comparto, attraverso la promozione di una nuova forza capace di ridare competitività al tabacco italiano e sannita. Un consorzio che facendo riferimento ai regolamenti comunitari valorizzi il prodotto la cui coltivazione e semilavorazione deve essere migliorata. Dovrà essere il consorzio a rappresentare i produttori nelle varie sedi istituzionali e di categoria ed a formulare proposte operative e regolamentari per definire una appropriata politica di salvaguardia della filiera, di promozione e difesa del prodotto e del profitto grazie al miglioramento della qualità ed susseguente incremento del prezzo pagato dalle Big Six. E’ una battaglia che si può fare e che può essere vinta se fatta nei tempi e nei modi giusti senza assistenzialismi” – ha continuato Milena Petrucciani. “Chiara la posizione della Cidec – ha affermato Milena Petrucciani - : crediamo nel mantenimento della produzione di tabacco anche quando tutti parlavano solo di riconversione e crediamo che ciò possa realizzarsi in presenza delle necessarie condizioni economiche: prezzi adeguati per le produzioni, qualità delle medesime e confronto diretto delle imprese con il mercato in cui saranno gli stessi imprenditori a stabilire la politica commerciale sul tabacco”. Spazio dunque al Consorzio di Qualità del Tabacco Italiano, in quanto oggi per vincere bisogna pensare in grande e la globalizzazione ha indotto nuovi modi di pensare che imprimono la completa reingegnerizzazione anche delle nostre azioni.



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