Pillola abortiva Ru 486: la Campania di Caldoro si allinea al Piemonte di Cota
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Dal primo aprile la pillola abortiva Ru486 può essere distribuita in Italia e richiesta dalle farmacie ospedaliere. A renderlo noto, l'azienda produttrice francese Exelgyn che ha delegato la Nordic Pharma Srl alla distribuzione del medicinale ospedaliero. E’ immediatamente insorta la polemica, complice la recente tornata elettorale che ha cambiato il vertice politico di molte Regioni. “ La pillola abortiva Ru 486 non circolerà facilmente - hanno fatto sapere alcuni esponenti del centrodestra -.”
Primo fra tutti, il nuovo presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, che ha dichiarato: “Le scatole di pillole abortive potranno marcire nei magazzini”.
In Campania, non c'è una normativa regionale di riferimento. Il neo presidente Stefano Caldoro, però, dicendosi della stessa idea di Cota ha prospettato: “La Ru486 deve essere, al massimo, prevista in regime di ricovero ospedaliero”.
In effetti, in Italia, la pillola abortiva è stata autorizzata dall'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) a esclusivo uso ospedaliero. Qualche settimana fa il Consiglio Superiore di Sanità ha deliberato che “come unica modalità di erogazione” ci sia “il ricovero ordinario” per garantire “la tutela psicofisica della donna e il rispetto della legge 194”.
Ogni Regione, poi, deve scegliere tra due opzioni: ricovero ordinario di minimo tre giorni o day hospital. L'unico vincolo è rappresentato dalla legge 194 sull'aborto, entro la quale devono muoversi. Lombardia, Toscana e Veneto hanno deciso per il ricovero ordinario per tutta la durata dell'interruzione di gravidanza (normalmente tre giorni). Emilia Romagna, Piemonte e Provincia autonoma di Trento hanno optato al Day Hospital: in questo caso, scatta però un apposito protocollo per monitorare la donna, anche al di fuori dell'ospedale, per l'arco di tempo necessario.
A parte queste sei Regioni, le altre devono ancora predisporre una propria normativa che indichi quale via di somministrazione adottare. Tra queste, la Campania.
Dal canto suo il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha fatto sapere che sarà istituito “dopo Pasqua il tavolo per le linee guida e il monitoraggio della Ru486” in Italia.
La Chiesa ha plaudito alla presa di posizione del governatore Leghista, per la difesa della vita comunque e tout court. “Diciamo no alla pillola del giorno dopo, alla RU486 e all’aborto chirurgico - ha ricordato l’arcivescovo di Torino, Severino Poletto, presentando alla stampa la lettera aperta della Conferenza episcopale piemontese agli eletti del nuovo Consiglio regionale del Piemonte -”. “Per noi la difesa della vita umana significherebbe assenza di aborti di ogni genere - ha concluso”.
Per Giorgio Vittori, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) "la Ru486 è solo uno strumento per l'interruzione di gravidanza. Se assunta nel rispetto del protocollo della legge 194 non favorisce il ricorso e non aumenta i casi di aborto, sopratttutto quello clandestino".
Per Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), "sarebbe necessario, da parte di tutti, abbassare i toni e combattere l'unico vero rischio: la clandestinità delle procedure. Ecco perché è necessario tutelare la maternità responsabile e combattere la clandestina, ad esempio l'acquisto via internet della pillola".
Per Carlo Flamigni, ginecologo e componente del Comitato nazionale di bioetica, la "violenza sul tema dell'aborto, anche da parte della Chiesa", rischia di rivelarsi un boomerang per la salute della donna, "aumentando la diffusione del 'fai da te' e degli abortifici clandestini".
La possibilità dell’aborto è legge statale, inutile o forse utile ricordarlo. Che si vada a impedire a una vita di dispiegarsi è altrettanto vero e reale. Interessi, diritti, individuali e no, sono esigenze da contemperare. Alla scienza e al diritto, la logica da applicare alla fattispecie astratta, uguale per tutti.
Alla fede e alla coscienza, il caso concreto.