Presentato dalla Caritas il Dossier sull'esclusione sociale: 469 nuovi censiti, alcuni assistiti dal 2012

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Presentazione Dossier esclusione sociale (don Nicola de Blasio, Mons. Felice Accrocca e Maria Pia Marcaldo)Presentazione Dossier esclusione sociale (don Nicola de Blasio, Mons. Felice Accrocca e Maria Pia Marcaldo)

“La solidarietà che cura. Percorsi di inclusione nelle periferie dell’esistenza” è il titolo del Dossier 2016/17 sull’esclusione sociale della Caritas di Benevento, presentato presso la sala conferenze della Cittadella della carità “Evangelii Gaudium”, in via S. Pasquale.

“I popoli della fame interpellano i popoli dell’opulenza”: nel sottolineare come, ancora oggi, la questione morale sia strettamente connessa alla questione sociale S.E. Mons. Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, cita la “Populorum Progressio” di Papa Paolo VI. “Dobbiamo tutti assumere uno sguardo che cura.”. L’invito è a sforzarci di guardare l’altro con occhio accogliente, benevolo e pronto al perdono. “Mi capita invece, nelle visite pomeridiane alle famiglie" - continua Mons. Accrocca -  "di incontrare persone che piangono per le vicende occorse al protagonista di una soap opera e che deviano se per strada incontrano chi è in evidente stato di bisogno”.

Sono parole che plaudono all’impegno della Caritas Diocesana di Benevento e che confortano Don Nicola De Blasio nella via, da tempo imboccata da staff e volontari, che ha virato dal welfare al welcome. Non un gioco di parole, ma un cambio sostanziale, secondo il direttore. La persona sempre più al centro delle azioni di intervento, per evitare che i problemi sociali, e l’immigrazione in primis, si trasformino in business per pochi furbi. La parola passa a Maria Pia Mercaldo, responsabile dell’Osservatorio diocesano, che illustra il dossier nel dettaglio.

Tre sono le sezioni, dedicate rispettivamente ai dati raccolti sulla povertà, al fenomeno dell’immigrazione e al modello di accoglienza promosso dalla Caritas diocesana e, la terza, alla sintesi dei progetti, delle campagne e dei nuovi obiettivi del “welcome2016". La situazione rilevata non è delle più rosee: 469 nuovi censiti nel registro di quanti, italiani (63,3%) e stranieri (35,8%), si rivolgono alla Caritas per richieste di intervento che si sostanziano in fornitura di beni e servizi materiali per il 66,5% e pagamento di utenze per il 20,1%. Di fatto, sono i disoccupati, che più di altre categorie, si sono rivolti alla Caritas. Su un totale di 67,3% assistiti sono disoccupati i 2/3 di essi.

Per molti si tratta di assistenza richiesta già dal 2012 e che, ad oggi, non sono ancora in grado di migliorare le proprie condizioni economiche e di vita, complice anche il difficile reinserimento nel sistema lavorativo per la fascia di età compresa tra i 45 e i 54 anni. La novità, stridente, riguarda l’ingresso di una fascia compresa tra i 24 e i 35 anni.

Alle problematiche esistenti vanno aggiungendosi quelle legate alla mancanza di un’abitazione, che ora riguarda anche gli stranieri. Rispetto a questi la Caritas ha posto in essere progetti Sia, PTRI e Sprar capaci, non solo di essere vincenti sul territorio locale, ma anche di diventare modello di azione per territori che vogliano intraprendere gli stessi percorsi di accoglienza. Realtà quali Petruro Irpino, Rocca Bascerana, S. Giorgio La Molara, S. Marco dei Cavoti e, in ultimo, Pietrelcina, riaprono case e vicoli desertificati, rivivono atmosfere legate al riappropriarsi di antiche culture, attivano percorsi enogastronomici e coniugano le proprie tradizioni con quelle di giovani famiglie di migranti che non aspettano altro che di sentirsi accolti per accogliere.

Perché tutto ciò sia fattibile occorre che il cambiamento sia sostanziale, che la responsabilità sia condivisa tra i vari attori del cambiamento, in linea con le competenze umane e professionali che si è disposti a compartire. Occorre ascolto empatico e accoglienza intelligente perché, per dirla con Mons. Accrocca, “Prima del retto agire viene il retto sentire”.

Sonia Caputo



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