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Scuola Diagnostica, Cimitile è chiaro: 'Partiremo anche coi fondi regionali in forse, lasciando i sogni eccessivi'



Nostro servizio - La presentazione dello Studio di Fattibilità della Scuola Internazionale di Diagnostica Ambientale, Telerilevamento e Alta Formazione di Educazione Ambientale (Sdat) ha potuto godere della contemporanea firma del protocollo d’intesa con la prestigiosa Cranfield University. Raffaella Villa, direttrice di tale specifico Corso dell’Ateneo britannico, è giunta ieri a Benevento proprio per ratificare l’importante collaborazione. Il patto siglato ha reso così oggettivamente avanzato il percorso che la Provincia di Benevento, insieme a Sannio Europa Scpa, l’Agenzia per lo sviluppo locale sostenibile, sta battendo nel dotare questo territorio della prima scuola nazionale con tale indirizzo. Essa è rivolta, nelle intenzioni, a aspiranti specialisti post laurea, ai formatori dei centri di educazione ambientale e ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni.

Sono stati il primo inquilino della Rocca, Aniello Cimitile, in concordia con il presidente di Sannio Europa, Luigi Abbate, e con il direttore dell’Agenzia, Luigi Diego Perifano a esporre le linee guida adottate. Atte a permettere l’uscita locale dal guado di una crisi che non ha fatto sconti, cambiando irreversibilmente gli scenari di indirizzo, progetto. A tal riguardo, è stato quello di Cimitile l’intervento più forte, capace di creare uno spartiacque tra ciò che eravamo abituati ad ascoltare, rispetto alle strategie provinciali, e ciò che abbiamo invece appreso sarà il nostro futuro.

“Approfitterò dell’assenza dell’assessore all’Ambiente, Gianluca Aceto, per rubare il tempo a sua disposizione e sommarlo al mio – ha esordito Aniello Cimitile, così anticipando la pregnanza del discorso -. Corriamo il rischio di non prendere atto che, negli ultimi due anni, sono accadute cose straordinarie, la crisi ha cambiato, deviato il corso delle cose. Non stiamo più a parlare dell’attrattività di un territorio, del locale e del globale. Noi oggi ci troviamo oltre. La crisi internazionale ha cancellato i vecchi scenari, aprendo necessariamente a nuovi. Siamo stati costretti a cancellare vecchi progetti, altri, invece, abbiamo deciso di portarli avanti.

La scuola internazionale di Diagnostica Ambientale è tra questi. Perché rientra nella nuova visione delle cose, a differenza di altri progetti provinciali che non sono stati capaci di aprirsi al nuovo mondo: quello della green economy. Un concetto nuovo che supera quelli di biosostenibilità, biodiversità. Oggi, le risorse naturali devono diventare il motore dell’economia non oggetti da proteggere semplicemente o preservare. La Provincia di Benevento che presiedo crede fortemente nella green economy. Siamo un piccolo centro, certo, ma è anche vero che nel nostro Piano di Sviluppo abbiamo già inserito l’attenzione estrema alle energie rinnovabili come l’eolica e la fotovoltaica. Pensate alle fatiche della Provincia per la diga di Campolattaro o per il Parco delle acque, per il risanamento dei nostri fiumi, per l’accompagnamento verso un’agricoltura che sia fatta di cicli corti, brevi. Noi, dunque, puntiamo sulla green economy e la Scuola di Diagnostica si inserisce in questo progetto globale.

Non dovrà essere, però, una scuola tradizionale, di mera formazione. Dobbiamo creare sì conoscenza ma che sia utilizzabile, direttamente fruibile. Altro dato importante sarà la capacità di interagire con tutte le strutture che gravitano intorno per realizzare conoscenza utile al nostro territorio. Dovrà essere scuola nel senso di “fare scuola”, il suo punto di vista sull’ambiente dovrà essere capace di far gravitare intorno a sé il dibattito, dovrà essere la base della conoscenza e pure il portale di accesso alla conoscenza. L’impegno della Scuola lo assumiamo, quindi, magari rinunciando a qualche altro sogno rivelatosi, alla luce della realtà odierna, eccessivo, aggiuntivo. Il progetto integrativo di finanziamento presentato alla Regione Campania è purtroppo a grosso rischio, ma noi non ci rinunciamo, convogliando risorse collocate in precedenza altrove. Partiremo. Partiremo”.

Anche il presidente di Sannio Europa, Luigi Abbate, ha sottolineato la nuova visione necessariamente da adottare: “La buona gestione di un territorio passa per la diagnosi del suo stato di salute e delle previsioni affidabili sul suo avvenire. Penso, tuttavia, che fasciarsi il capo con previsioni negative e fosche sia inutile, sterile. Il 2010 è importantissimo, invece, per l’Italia e il Mezzogiorno, per la definizione di strategie, nazionali e locali, che sappiano unire le esigenze della biodiversità con politiche settoriali. Abbiamo bisogno di una forte collaborazione tra indirizzi politici, amministrazioni, agenzie, mondo accademico e scientifico. Dobbiamo pensare alla conservazione ambientale ma allo stesso tempo giocare la carta dello sviluppo. Solo così potremo migliorare la qualità della vita dei cittadini, la nostra.

La Provincia di Benevento è stata lungimirante, dotandosi di una Agenzia di sviluppo locale sostenibile, la Sannio Europa. Anche quest'ultima è stata lungimirante, pensando da tempo a come individuare una corretta gestione dell’ambiente e sfruttarne le risorse in modo oculato ma proficuo. Ha così avuto l’audacia o forse l’intuizione, si vedrà, di pensare a una scuola internazionale di Diagnostica Ambientale per analizzare, controllare e gestire realtà ambientali complesse, formando esperti che conoscano le più avanzate tecnologie di indagine del territorio, che affrontino le problematiche legate al controllo e alla gestione umana dell’ambiente. L’esperto sarà in grado di scegliere che risorse e impianti utilizzare, formulare modelli e analizzare i rischi per migliorare il ciclo di qualità e di sicurezza, ovvero risparmiare sui costi di produzione, ridurre i costi di gestione.

La consulenza ambientale è oggi imprescindibile. Per tale ragione, si assiste all’attuale moltiplicazione di studi di consulenza privati, a cui enti e aziende s’affidano. Una scuola di diagnostica ambientale, unica in Italia, gioverebbe alla formazione di esperti e supplirebbe alla mancanza di assistenza oggettiva, affidabile. Perché rivolgersi altrove? Perché non diventare noi punto di offerta e non più di domanda?”.

Il direttore di Sannio Europa Luigi Diego Perifano ha rimarcato la convinzione alla base dell’istituzione: “Io e il presidente Abbate ne abbiamo parlato a lungo: la comune convinzione è che la Scuola possa segnare un primo passo a uno scenario inedito per lo sviluppo. La domanda di beni e servizi ecosostenibili è diventata fattore decisivo di crescita economica. Gli Stati Uniti di Obama hanno investito 100 miliardi di dollari in iniziative di sostenibilità ambientale delle aziende, quasi il 13 % di misure varate per fronteggiare la grande crisi. Il business verde genera lavoro, le figure più richieste sono quelle di consulenti ambientali, energy manager, ingegneri ambientali.

L’ambiente è dunque la nuova frontiera del lavoro. La vera sfida è quella di guadagnare la cosiddetta ‘consapevolezza ambientale’ fino a un modello che premia i processi di produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi a impatto zero. La Scuola deve nascere con l’ambizione di tenere assieme innovazione, ricerca e ambiente, giocando un ruolo chiave come primo ente formativo a carattere stabile e con precisa missione su scala nazionale. Noi crediamo che la strada giusta sia questa”.

E’ stato l’architetto Giuseppe Iadarola, per Sannio Europa, a illustrare gli aspetti tecnici, più propriamente operativi, come la presenza di docenti altamente specializzati nei settori dell’ambiente quali: Atmosfera (aria e clima), Biosfera (flora, vegetazione e fauna), Ambiente fisico (rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti), Idrosfera (acque superficiali e sotterranee), geosfera (geologia, geografia, pedologia), Telerilevamento; come il continuo aggiornamento dei dati (derivanti da analisi), delle esperienze nazionali e internazionali e delle problematiche ambientali e le possibili opportunità occupazionali per i discenti.

La Scuola sarà affiancata da un Comitato scientifico multidisciplinare, con compiti strategici, che detterà gli indirizzi in riferimento ai quali sarà impostato il complesso degli insegnamenti. Tale Comitato sarà in stretta collaborazione con la struttura amministrativa e con il Consiglio d’Amministrazione della Scuola. Non si prevedono attività di ricerca, anche se il cuore della Scuola sarà rappresentato dai laboratori di archiviazione dei dati, costituito dal S.I.T. (Sistema Informativo Territoriale), collegato al Comitato scientifico e al corpo docenti. La Scuola provvederà, inoltre, a fornire:
- consulenze ad amministrazioni pubbliche e private nel campo della pianificazione territoriale, delle valutazioni ambientali (VAS, VIA, VI...) e della legislazione ambientale;
- rapporti periodici per la valutazione dei rischi ambientali;
- progetti di promozione e diffusione della cultura ambientale, attraverso la “Rete INFEA” e i C.E.A. (Centri di Educazione Ambientale).

Iadarola, inoltre, ha illustrato la localizzazione della Sdat, nell’area di 22.500 metri quadri della Provincia, in Contrada Piano Cappelle, presso l’istituto Agrario Mario Vetrone. Le vecchie stalle sono state già ristrutturate permettendo la realizzazione di complesso architettonicamente all’avanguardia che ospiterà l’intero Centro di Ricerca della Provincia di Benevento tutto dedicato alla green economy. La scuola costerà 6,8 milioni di euro. 3,5 sono stati già spesi per le operazioni di ristrutturazione e restauro. “Il finanziamento che resta da affrontare è minimo - ha concluso Iadarola -. Il bacino di utenza è ampio, non solo provinciale e regionale ma pure nazionale”.

E’ infine toccato a Raffaella Villa, direttrice del Corso di Diagnostica Ambientale nell’Università britannica, illustrare la didattica dell’Ateneo con cui si è stilata l’intesa. 2500 gli studenti di Cranfield, divisi in 4 scuole. Il punto di forza è la stretta collaborazione col mondo dell’industria, vinta in competizione con altre realtà. “Per questo – ha affermato orgogliosa la Villa - il 90% dei nostri studenti, dopo aver frequentato un nostro corso, trova lavoro.

Il metodo di insegnamento è sì teorico ma soprattutto pratico. L’apprendimento, infatti, viene stimolato, dopo l’impartizione iniziale teorica, soprattutto attraverso il gruppo di ricerca e la tesi finale, in genere direttamente commissionata e quindi finanziata da un’azienda. La crisi, certo, si è fatta sentire anche da noi. Quest’anno, ad esempio, solo un terzo delle tesi è stato frutto di progetti finanziati, abbiamo sopperito spostando l’attenzione sui nostri interessi di ricerca. La collaborazione è certamente realizzabile. Auspicabile anche per noi, con la vostra specializzazione nel telerilevamento ci permettereste di conquistare nuovi spazi. Noi in cambio vi indirizzeremmo verso innovativi piani didattici”.
Tiziana Nardone

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