Provincia, i vendoliani sanniti puntano su Aceto: 'Del centrodestra temo il qualunquismo'

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Gianluca Aceto, Consigliere Provinciale Gianluca Aceto, Consigliere Provinciale

Si avvicina il tempo delle elezioni e vanno tracciandosi sempre più i vari scenari politici che il 12 ottobre si contenderanno non a suon di voti ma di preferenze lo scranno più alto della Rocca dei Rettori. È di ieri sera la notizia della candidatura per Sinistra Ecologia e Libertà di Gianluca Aceto, già assessore provinciale della giunta Cimitile. "Il Quaderno.it" ha raggiunto Aceto e posto alcune domande fondamentali sul prosieguo del cammino elettorale e su di un futuro prossimo che lo vede in coalizione insieme al Partito Democratico.

Ad Aceto chiediamo subito delucidazioni sulla situazione ed esordisce:
“ Innanzitutto la lista di cui faccio parte è istituzionale e non simpatizzante e appoggia il candidato PD Ricci. Questa è una precisazione di sostanza più che terminologica. Parto anche da un dato di fatto e ovvero: il meccanismo di voto è del tutto ‘balordo’, non è cambiato nulla credetemi si è solo espropriato il diritto di voto. Per quanto riguarda Sel, appoggiare il PD non è stata una scelta semplice, il dibattito interno c’è stato e sono uscite anche posizioni diverse dalla linea maggioritaria del partito e negarlo sarebbe inutile. D’altronde noi non avremmo potuto comunque presentare nessun candidato presidente visto che non abbiamo in provincia un sindaco in forza a Sel”.
Cosa nell’interlocuzione con Ricci vi ha spinto comunque a far parte del suo progetto?
“ Sarò molto franco: se la proposta politica di Ricci non fosse stata di centrosinistra, oggi di sicuro non saremmo qui a parlare di questo è ciò credo sia già un buon punto di partenza. Quello che proveremo a portare come Sel all’interno del dibattito politico saranno quei punti fondamentali che da sempre ci stanno a cuore e ci contraddistinguono come l’agricoltura, l’ambiente, il lavoro guardando ovviamente sia alle direttive UE che a quello che sarà davvero l’appuntamento clou: ‘le prossime regionali’. Noi proveremo a porre una una domanda molto semplice: serve di più finanziare a pioggia le aree Pip oppure fare in modo che i servizi come sanità, mobilità, edilizia scolastica, welfare siano garantiti? Ecco proveremo a dare risposte a dettare le priorità reali e ciò credo sarà possibile – conclude Aceto – anche grazie all’interessante operazione di ‘equilibrio territoriale’ che Ricci vuole mettere in atto e per far si che sia la base stessa a rendersi partecipe delle decisioni. Questo atteggiamento è di sicuro anche un segnale a coloro i quali chiedevano più partecipazione e più potere decisionale ( fa riferimento ai sindaci del Fortore e del Tammaro ndr).
Tornando al progetto unitario del centrodestra cosa pensa della candidatura di Nista?
“A parte il metodo antidemocratico, ritengo che avere dei punti in comune ed un quadro politico ben delineato sia anche il punto zero dal quale partire per riuscire ad essere coerenti nelle scelte e senza cadere in contraddizione. Giorgio lo rispetto ma rilevo nel centrodestra un coacervo di idee e di temi abbastanza netto, che potrebbe portare all’empasse l’intero ente provinciale. Eolico selvaggio, trivellazioni, alta capacità, raddoppio della Telesina, la Fortorina: basta questo per capire che ci sono contraddizioni rivelanti anche tra Sel e PD non crede? “ Più che contraddizione quella di Sel è una vera e propria sfida”.
Cioè?
“Il Sannio sappiamo che deve puntare alla qualità degli investimenti e alla fattibilità reale degli interventi e questa è la sfida che Sel pone all’interno dello stesso Partito Democratico. Porteremo nel dibattito quella coscienza capace di far esplodere e non implodere il coraggio per fare scelte coraggiose. Decisioni che a volte dovrebbero andare anche contro alla schizofrenia renziana per quanto riguarda le aree interne. Se parliamo di eolico, dovremmo anche sapere che il Decreto Legislativo del 29 dicembre 2003, n. 387 approvato per fare in modo che si attuasse la direttiva 2001/77/CE ha di fatto dato il via libera ad ogni possibile sfruttamento territoriale nel nome delle fonti energetiche rinnovabili. Oppure se parliamo di combustibili fossili e dunque di trivelle dovremmo chiederci perché ora quando tutta l’Europa lavora su innovazione e green. Dovremmo valutare prima di tutto e poi stabilire l’utilità dell’infrastruttura. L’alta capacità Na-Ba è sicuramente utile, ma dico a De Caro che l’incontro con i sindaci andava fatto due anni fa e ai sindaci che si deve arrivare prima sulle cose. Ma la cosa che più mi preoccupa è il fatto che non ci siano interlocutori. La Benevento – Caianello? Sappiamo che oggi è una strada non sicura, che va migliorata e che finalmente vedrà l’avvio dei lavori nel 2015. Tale scelta magari non è condivisa da tutti ma non si arriva alla mobilità sostenibile pigiando un semplice click. Questo non vuol dire depredare i territori.
Torniamo alla politica, come cambierà la provincia e com’è cambiata da quando lei era assessore?
“Sicuramente nulla o quasi, perché tranne il taglio alle risorse e il cambio della metodologia di voto l’Ente rimane non solo importante ma un organo decisionale. Edilizia, viabilità, trasporti, ambiente e quello che le regioni delegheranno ancora, rimarrà tutto in mano alla provincia. A dirla tutta questa è la dimostrazione di un paese non razionale. Mi spiego: un sistema si cambia analizzando ogni singolo aspetto. Per le aree interne come la nostra, le province sono l’unico approccio che la politica ha e non dimentichiamoci che sono le aree interne la spina dorsale del sistema paese. Io avrei agito abolendo il Senato e ridimensionando le regioni.
Cosa teme del centrodestra?
“Di sicuro il forte odore di qualunquismo che il quadro normativo nazionale da anni alimenta togliendo potere decisionale alla politica, ai cittadini. Nel centrodestra c’è proprio chi perora questa causa. Ma ripeto avere orizzonti comuni è più importante di qualsiasi accordo perché vuol dire che c’è parità d’intenti e ciò noi lo abbiamo. Come abbiamo dalla nostra una storia chiara che parla a tutti di come il lavoro svolto anche da me in prima persona sia andato sempre a favore del territorio e a difesa di logiche altre da quelle dello sviluppo a tutti i costi. Questa è la scommessa che ho fatto io con la mia candidatura e di conseguenza tutta la lista”.
Il Sannio oggi rispetto a qualche anno fa, si ritrova con problemi differenti ma altrettanto enormi e gravi soprattutto sul piano lavorativo. Ad esempio i lavoratori ex consorzi, forestali, Maugeri, il settore tessile.
“il Sannio attraversa un periodo di crisi durissimo. Purtroppo a subire di più sono sempre le aree interne, se poi aggiungiamo ciò al contesto campano e racchiudiamo il tutto nel calderone del Mezzogiorno, scopriamo di essere davvero deboli. Il Paese sembra essersi dimenticato di un dato importante: la questione meridionale esiste è viva e va studiata e risolta. Quello che salva il Sannio dal baratro è il sistema di rete sociale, una sorta di mano comune che permette di sopravvivere, ma fino a quando? La politica deve impegnarsi per fare in modo che tutte le questioni non siano trattate come mere emergenze e poi abbandonate ma tutelate seguite, studiate e risolte. La sfida che imporrà Sel va anche e soprattutto in questa direzione.

Repower e centrale idroelettrica di Campolattaro le ricordano qualcosa? A quanto pare la società svizzera non sembra più avere i fondi necessari alla realizzazione dell’impianto che a spanne consumerebbe più quanto dovrebbe produrre. Centrale che De Caro vuole a tutti i costi e per la quale ha già previsto un piano che comprende fondi statali, aumento del costo delle concessioni dell’acqua pubblica al privato, imporre alla Terna l’acquisto dell’energia prodotta.
“Suona strano anche a me tutto ciò, io purtroppo non ho letto il piano energetico finanziario. Mi ha sorpreso soprattutto sapere della mancanza di fondi, ma tutto va ancora verificato anche la pericolosità della faglia sismica. Quello di Campolattaro è un progetto nato nel '79 con una triplice destinazione: 1) energetico, 2)idrico-potabile, 3)irriguo. Dovremmo pur chiederci cosa vogliamo farci no? Credo inoltre che avere una riserva idrica di queste dimensioni ridisegni anche gli assetti del Mezzogiorno. Metterlo in produzione è quasi un obbligo.

Michele Palmieri



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