Questione mensa, M5S: "Obbligatorieta' e' un'aberrazione"

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Sguera e Farese. Foto tratta da FacebookSguera e Farese. Foto tratta da Facebook

"Noi del M5S siamo da sempre a favore di una mensa biologica che introduca prodotti locali e di stagione e che punti al benessere dei bambini".

Il caso mensa scolastica continua ad alimentare il dibattito pubblico. Solo ieri, a Palazzo Mosti, il via libera del Consiglio comunale all’approvazione del nuovo regolamento con 19 voti favorevoli, 10 contrari e 1 astenuto. Regolamento che prevede l'obbligatorietà del servizio mensa che è di fatto, il pomo della discordia.

Duro il commento del Movimento 5 Stelle affidato a Marianna Farese e Nicola Sguera esponenti pentastellati in Consiglio che parlano di “aberrazione”. «Settembre 2016. Mastella: “Gli studenti, qualunque sia il pasto scelto, consumeranno il pranzo insieme in un unico ambiente. Sarà come un ristorante dove non tutti mangiano le stesse pietanze. Convinto del valore sociale ed educativo di una condivisione assoluta degli spazi e delle esperienze, affiderò ai dirigenti scolastici l’indirizzo di non dividere le scolaresche”. Il 10 luglio 2017 la Giunta comunale approva il Regolamento per il servizio di ristorazione scolastica, e lo fa introducendo il concetto illegittimo e irricevibile di obbligatorietà. La mensa scolastica coniuga uguaglianza e pari dignità all’interno della scuola se mantiene vive le premesse necessarie per formulare e progettare un momento educativo da difendere tutti insieme, attraverso il dialogo, senza escludere l’intervento dei giudici. Il rapporto annuale di “Cittadinanzattiva” mostra un quadro non proprio esaltante in base agli esiti dell’osservazione su qualità, sicurezza, igiene, trasparenza, costi, sprechi, rifiuti, partecipazione legati al servizio di ristorazione scolastica».

I grillini poi continuano: «A chi si chiede da dove venga questa psicosi sociale e questa reticenza da parte dei genitori nei confronti del servizio mensa organizzato dalla vecchia amministrazione così come dalla nuova (basta chiedere un parere ai rappresentanti della commissione mensa inascoltati e poco coinvolti), riportiamo un dato: dairisultati dei controlli da parte dei Nas dello scorso giugno su 2.678 mense scolastiche, in una su quattro sono state riscontrate gravi irregolarità e per 37 di queste (1,4%) è stata disposta la chiusura. Sono state comminate a livello nazionale 164 sanzioni penali e 764 amministrative: tra le prime le più numerose (58) riguardano la frode in pubbliche forniture e il commercio di alimenti nocivi (23); tra le seconde ben 695 riguardano carenze igienico strutturali e/o mancata attuazione del piano di autocontrollo. E così rispondiamo anche a chi ha parlato del pericolo di contaminazione tra pasti da casa (o pasti forniti da un ristoratore esterno, grazie ad accordi autonomi tra i dirigenti scolastici e le famiglie interessate) e pasti forniti dalla ditta aggiudicatrice del bando comunale, interrotto prima del tempo per i motivi ormai noti a tutti».

Tema obbligatorietà

Sono molte, le critiche piovute sulla maggioranza e non solo da parte del Movimento 5 Stelle ma anche dell’opposizione “democratica” e non da ultimo la presa di posizione di Marcellino Aversano. L’accusa è quella della mancata discontinuità con il passato e di conseguenza la mancata promessa mantenuta da Mastella rispetto alla campagna elettorale.

«Di obbligatorietà – aggiungono dal Movimento 5 Stelle – potremo parlare solo se a livello nazionale il governo farà rientrare un servizio a domanda individuale, facoltativo ed extrascolastico, nei livelli essenziali delle prestazioni, ai sensi dell’art.117 della Costituzione, un po’ come avviene in Finlandia, unico paese al mondo, insieme alla Svezia, a offrire ogni giorno a tutti gli alunni un pasto gratuito durante tutto il percorso della scuola dell’obbligo. Questa amministrazione ha avuto un anno di tempo per prendere atto di una mancata promessa elettorale legata al centro di cottura comunale, e per comprendere quanto fosse necessario e improrogabile la partecipazione dei genitori, della Commissione mensa e dei Dirigenti scolastici, per trovare soluzioni organizzative adeguate e rispondenti alle esigenze specifiche. È bene ricordare che la refezione scolastica (come previsto dal D.M. 31 dicembre 1983“Individuazione delle categorie di servizi pubblici locali a domanda individuale” punto n. 10, emanato ai sensi dell'art. 6 del D.L. 28 febbraio 1983, n. 55, convertito in L. 26 aprile 1983, n. 131) è un servizio pubblico locale «a domanda individuale». Pertanto, l’ente locale non ha l’obbligo di istituirlo ed organizzarlo, ma se lo fa è obbligato a stabilire la quota di copertura tariffaria a carico dell'utenza. La Corte d’Appello di Torino, ribadendo quanto appena scritto, ha stabilito che nel momento in cui le famiglie, all’atto dell’iscrizione optino per una modalità oraria (tempo pieno) che prevede la mensa, possano scegliere liberamente se servirsi della refezione (a pagamento) oppure se fornire direttamente il pasto al proprio figlio. Alla base di questa Sentenza c’è un ineccepibile ragionamento giuridico che trova conforto nell’art. 34 della Costituzione, e nella normativa scolastica vigente (Dlgs 59/04, C.M. n. 29 del 5 marzo 2004). Il diritto all'istruzione primaria corrisponde ormai «in modo più ampio al diritto di partecipare al complessivo progetto educativo e formativo che il servizio scolastico deve fornire nell'ambito del “tempo scuola” in tutte le sue componenti e non soltanto a quelle di tipo strettamente didattico», e dunque la permanenza nella scuola durante mensa costituisce un diritto soggettivo perfetto, che in alcun modo compromette il diritto di chi invece decide di optare per il servizio di refezione organizzato dal Comune».

Insomma, per i grillini: «di fronte a tutte queste carenze organizzative e politiche, palesate dalla Giunta Mastella, non resta che ricorrere all’Autorità Giudiziaria per vedere riconosciuto il diritto di scelta tra la refezione scolastica ed il pasto domestico e, in tal caso, di consumarlo all'interno dei locali della scuola. Resta cruciale l’aspetto legato alla qualità dei pasti che i bambini mangiano a scuola: un cibo migliore ed una food policy condivisa, avrebbero evitato la fuga dalla mensa. Noi del M5S siamo da sempre a favore di una mensa biologica che introduca prodotti locali e di stagione e che punti al benessere dei bambini, ma per raggiungere questo risultato c’è bisogno di alcuni ingredienti fondamentali: identificazione di un modello virtuoso di mensa; coinvolgimento di tutti gli attori che ruotano intorno alla mensa, facendo formazione e creando competenze; definizione di un capitolato di qualità anche con il contributo della commissione mensa; monitoraggio dei risultati e la possibilità di apportare migliorie in corso d’opera. Non comprendiamo perché questa maggioranza che ha chiesto, ad esempio, di congelare la discussione sul Regolamento relativo al gioco d’azzardo patologico in attesa che si consolidasse un orientamento giurisprudenziale, non ha atteso analogamente tale orientamento sulla questione mensa, fondando la propria scelta su un’ordinanza della X sezione civile del Tribunale di Napoli, e mostrando di ignorare completamente le indicazioni date nel marzo 2017 del MIUR. Ci è parso un incomprensibile azzardo. Poiché questa Amministrazione, al di là delle chiacchiere sulla leale collaborazione, ha mostrato un piglio decisionista (nutrito di autoreferenzialità), non ci resta che sostenere la battaglia, che peggiorerà, se possibile, la situazione, dei genitori contrari a tale decisione aberrante». 



Articolo di Comune di Benevento / Commenti