Racket dei vitigni, nuova misura cautelare per 5 persone

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Operazione San Filippo. Taglieggiati viticoltori della valle Telesina (Benevento)Operazione San Filippo. Taglieggiati viticoltori della valle Telesina (Benevento)

Tornano in carcere 5 persone già coinvolte lo scorso marzo nell'operazzione San Filippo riguardante il racket dei vitigni.

Stamani in diverse località della Valle Telesina, i Carabinieri della Compagnia di Cerreto Sannita, coadiuvati da personale del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Benevento e da personale delle Compagnie Carabinieri di Benevento e Montesarchio, hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere, emesso dal GIP Romano, presso il Tribunale di Benevento, su richiesta dei magistrati della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 5 soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, di concorso nei delitti di estorsione, ricettazione e detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo.

Si tratta di Annibale Zotti 66 anni, Antonio Zotti 40 anni e Raffaele Cavaiuolo 57 anni di Solopaca, Guglielmo Labagnara 69enne di Guardia Sanframondi e Giovanni Coletta 57enne di Castelvenere. Tutti erano già stati arrestati lo scorso marzo, nell’ambito dell’operazione “San Filippo” quando i Carabinieri stroncarono un giro di taglieggiamenti nei confronti di diversi produttori vitivinicoli della Valle Telesina. Agricoltori costretti a "pagare" il pizzo per non incappare nel taglio delle viti.

“Va sottolineato che l’ordinanza appena eseguita – ha spiegato il procuratore Aldo Policastro – è stata emessa in seguito ad un annullamento per motivi formali da parte del Tribunale del Riesame, di una precedente ordinanza che si basava su una richiesta del PM originata dalle medesime indagini, oggi arricchite anche da ulteriore attività tecnica”.

Il provvedimento, infatti, recepisce gli esiti di una articolata indagine, condotta tra i mesi di agosto 2014 ed aprile 2016, finalizzata a far luce sulle attività criminose poste in essere da un gruppo stabile di persone, alcune delle quali già legate al disciolto gruppo criminale dei cosiddetti“solopachesi”, operante nei territori della Valle Telesina sino alla metà degli anni 2000.
L’attività info-investigativa, sotto l’alta direzione dei sostituti procuratori della locale Procura della Repubblica, trae origine da numerose denunce di danneggiamento sporte da imprenditori e proprietari agricoli della zona, mediante le quali sono stati raccolti elementi idonei a dimostrare la presenza di un’attività estorsiva radicata da tempo sul territorio ed incentrata sulla principale realtà economico sociale dell’area zona: la coltivazione delle viti.

Al riguardo, è emerso che gli imprenditori agricoli, operanti nei territori dei Comuni di Guardia Sanframondi, Castelvenere, Solopaca e Cerreto Sannita, rifiutando il pagamento di natura estorsiva per il servizio della cd. “guardiania”, subivano ingenti danni economici consistenti principalmente nel taglio o furto delle viti e dell’attrezzatura da lavoro ed in subordine da incendi dolosi.

Nel corso dell’indagine, denominata “San Filippo” poiché tale ricorrenza fissava il termine ultimo del pagamento della tangente, è stato inoltre sequestrato un fucile da caccia oggetto di furto a Solopaca ed utilizzato dal sodalizio criminoso, 600 grammi di marijuana, nonché arrestate 3 persone in flagranza del delitto di furto.

“L’attività investigativa – scritto Policastro – ha consentito di far emergere gravi condotte consistenti nell’assoggettamento del racket nel settore vitivinicolo esistente in questo territorio da circa 40 anni, da parte di molti agricoltori della zona, che al fine di evitare danneggiamenti o furti nei propri vigneti con conseguenti perdite del raccolto per circa tre anni, a seguito di intimidazioni indirette da parte degli indagati, accettavano di effettuare il pagamento di circa 400 € ad ettaro annui, accentando quindi una sorta di ‘guardiania’. Tenuto conto che nel teatro in cui si sono svolti i fatti, il settore agricolo costituisce il propulsore dell’economia, vi sono state perdite per un ammontare di circa duecentomila euro. L’attiva de quo, infine, ha permesso di porre freno alle predette attività illecite ed individuare i soggetti autori dei reati ascritti”.

In aggiornamento

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