Rapporto Agromafie. Nel 2014 affari per 15,4miliardi

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Il terzo rapporto “Agromafie” sui crimini agroalimentari in Italia sviluppato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare è stato presentato ieri, a Roma da Roberto Moncalvo, Presidente Coldiretti, Gian Carlo Caselli, Presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio, Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes. Un volume d’affari, quello delle agromafie che solo nel 2014 ha raggiunto i 15,4miliardi di euro con un aumento del 10% solo negli ultimi 12 mesi. L’agroalimentare è diventato dunque un settore d’investimento importante per le organizzazioni criminali, un business attivo che cresce a dismisura nonostante il periodo di estrema crisi. Il rapporto presentato ieri, tiene conto di tutta la filiera agroalimentare dai terreni, alla manodopera – con il crescente fenomeno del caporalato – fino alla produzione ed alla vendita. Un business che s’intreccia in maniera imprescindibile anche con la ristorazione: ben 5mila i ristoranti e locali nelle mani della criminalità organizzata, si va dai franchising ai locali elitari, dai bar alle trattorie, fino ai ristoranti di lusso ed agli aperibar alla moda. Un settore che cresce grazie non solo all’intreccio tra economia pulita ed economia sporca, o ad aiutati composti da fattori ‘naturali’ come quelli climatici ed economici, ma anche grazie a coloro che decidono volontariamente d’investire nel sommerso dell’agroalimentare. Un incidenza che l’Eurispes solo per i primi sei mesi dello scorso anno, ha stimato: “intorno al 32% l’incidenza del sommerso in agricoltura nei primi sei mesi del 2014. Una cifra in aumento rispetto agli ultimi anni: 27,5% nel 2011, 29,5% nel 2012, 31,7% nel 2013”. Un fenomeno il ‘dimoney dirtying’ che è il fenomeno inverso del riciclaggio e rende dunque possibili l’investimento di capitali puliti nell’economia sporca. Un passaggio che ogni mese trasferisce dall’economia sana a quella illegale circa un 1,5 miliardi all’anno, 4 milioni di euro al giorno, 120 milioni di euro al mese. Operazioni che Eurispess e Coldiretti nel rapporto definiscono: “interessanti e vantaggiose”.
Dal rapporto emerge come anche EXPO 2015 potrebbe mettere a repentaglio il settore agroalimentare, perché potrebbe favorire i traffici illegali di alimenti: “una vera e propria invasione di migliaia di tonnellate di prodotti e generi alimentari che, attraverso sofisticati meccanismi di alterazione, sofisticazione e contraffazione, sono commercializzati senza esserlo come prodotti tipici italiani o come eccellenze italiane per un valore che potrebbe superare i 60 miliardi”. Problema quello della contraffazione che già esiste, solo nel 2014 sono state rinvenute 70 varietà di prodotti contraffatti. “Si va dai limoni sudamericani che sono commercializzati come limoni della penisola sorrentina, agli agrumi nordafricani che si trasformano in agrumi siciliani e calabresi. Con cagliate del Nord Europa si produce la mozzarella italiana spacciata per originale mozzarella di bufala, con il grano proveniente dal Canada che entra attraverso i porti pugliesi facendolo diventare puro grano della Murgia, si produce il pane di Altamura. Per non parlare poi di quello che succede con l’olio e con il pomodoro. Tonnellate e tonnellate di olio provenienti da Tunisia, Marocco, Grecia e Spagna entrano nel nostro Paese per produrre un olio comunitario che viene miscelato con lo straordinario olio extravergine d’oliva italiano al fine di poter raddoppiare illegalmente i profitti e collocare sul mercato milioni di bottiglie di apparente olio italiano (perché così riportato fraudolentemente sulle etichette) con illeciti profitti a vantaggio di speculatori e contraffattori”.
Gli alimenti che più frequentemente compaiono contraffatti sono i prodotti tipici della tradizione locale e regionale (32%), i prodotti Dop e Igp (16%) ed i semilavorati (insaccati, sughi, conserve, ecc.,12%). Un caso a parte sono i kit che vengono venduti per preparare Parmigiano, Chianti o Barolo. Una ‘vocazione colonizzatrice’ quelle delle mafie che ha addirittura prodotto accordi di collaborazione (joint venture) tra le cosche, dove ognuna di esse è specificata su di un ramo della produzione. Operazioni, manovre e speculazioni sono effettuate anche nelle energie rinnovabili legate all'agricoltura, quali i sistemi fotovoltaico, eolico e delle biomasse, grazie ai rilevanti incentivi economici previsti.

Michele Palmieri



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