S.Agata, bidoni corrosi spuntano dal terreno: 'Non c'è niente di peggio di quello che sta emergendo'

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“Non c’è niente di peggio di quello che sta emergendo”. Questo il commento a caldo degli uomini del Corpo Forestale dello Stato sia provinciale che della stazione di S. Agata che per il quarto giorno stanno lavorando in località Capellini. Questa mattina si è continuato a scavare dove si era lasciato ieri. La trivella e due escavatori si sono messi a lavoro già dalle 10, per il rischio di precipitazioni che poi non ci sono state. Le scoperte di questa giornata sono state ancora più allarmanti e preoccupanti per quanto è emerso dal terreno. Già dal primo colpo di ruspa, la terra che veniva spostata era nera, non certo di un colore naturale. A soli tre metri di profondità sono emersi i primi fusti. Neri, corrosi, come quelli che siamo abituati a vedere nei film. Rimane preoccupante che i fusti (almeno 5 o 6) siano rotti: si dovrebbe capire se sono stati interrati già rotti o se sono implosi per il calpestio delle ruspe. Resta il fatto che il materiale che contenevano si è disperso nel terreno. Al terzo fusto emerso, gli uomini della Forestale hanno provato a ripulire un lato del bidone, per cercare di leggere il nome di un logo impresso sul fusto, ma senza successo, dal momento che era stato grattato via. Il dato più allarmante della giornata, però, è la probabile presenza di tricloroetano, sostanza molto usata nella seconda metà del ‘900 come solvente industriale. Utilizzato nell'industria metalmeccanica, elettronica e nell'industria delle vernici, degli inchiostri, delle colle e degli adesivi come cosolvente, è stato bandito nel 1996 dal Protocollo di Montreal. Nel Protocollo si stabiliva che il tricloroetano era ritenuto responsabile dell'allargamento del buco dell'ozono, mortale per insetti e specie dell'ambiente acquatico. Per l'uomo si tratta di una sostanza chiaramente tossica. E’ stato considerato sospetto teratogeno in grado di provocare, in alcuni casi, anche anomalie del feto durante la gravidanza. Le operazioni di scavo, per oggi sono terminate, i fusti sono stati coperti con dei teli per evitare eventuali contatti con la pioggia, ma si continuerà a scavare, già probabilmente nella giornata di lunedì. La location resterà ancora il frutteto, ma ci si sposterà dove attualmente sono piantati gli alberi di pesco.
Non sono mancate, nel corso della giornata, le domande soprattutto di chi vive nelle immediate vicinanze del frutteto. Le mamme sono allarmate e preoccupate, timore peraltro condivisibile. “I nostri bambini possono continuare a giocare all’aria aperta? Che rischio di contaminazione esiste a questo punto?”.
A pochi metri dagli scavi, poi, c’è attualmente la sede del liceo classico cittadino.

Nella Melenzio

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